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la Collana “Orso Bruno” di Wojtek Edizioni

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Questa settimana vi racconto la Collana Orso Bruno di Wojtek Edizioni attraverso  le parole di due degli ultimi autori pubblicati. Si tratta di Alex Ezra Fornari con “Qualcosa di Naturale ” e Gabriele Esposito con “Tutto finisce con me “.

Accanto ad una Collana, Orso Nero, che pubblica narrativa straniera, Wojtek ha iniziato le sue pubblicazioni con un nome e una Collana , Orso Bruno, che prende le mosse da quell’orso diventato un soldato ufficialmente arruolato e chiamato appunto Wojtek  (“Guerriero sorridente” o “Colui a cui piace la guerra”). L’ orso fu trovato appena nato nel 1942, in Iran, da una bambina che lo affidò ai soldati dell’esercito polacco che erano di stanza nel paese, diventado, ben presto, la mascotte di tutti i militari. Seguì i militari in Siria, Egitto e Palestina, e per poterlo imbarcare su una nave militare britannica, che doveva trasportare il contingente polacco in Italia, fu necessario arruolarlo ufficialmente come soldato semplice della 22° Compagnia rifornimenti di artiglieria. L’orso bruno siriano viene così adottato dalla XXII Compagnia HS di artiglieria polacca durante la preparazione della battaglia di Monte Cassino, durante la quale, aiutò i soldati trasportando le munizioni, conquistando così l’onore di diventare l’emblema ufficiale della 22° Compagnia. Wojtek divenne un nome simbolo della resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale.

Proprio come quell’orso sorridente resiste
Wojtek Edizioni, la casa editrice indipendente , fondata a Pomigliano d’Arco nel 2018 da Lucio Leone, Ciro Marino e Antonio Corduas. Negli anni 2019 e 2020 hanno aderito al progetto Alfredo Zucchi, Anna Di Gioia ed Eduardo Savarese.

Alla ricerca di nuovi modi per una esplorazione consapevole della narrazione, Wojtek Edizioni riconosce le visioni del presente attraverso un’ampia gamma di linguaggi, nella narrativa letteraria e nella saggistica, rimanendo molto attenta ai nuovi lettori, ai lettori in cerca di tracce di esplorazione consapevole dei modi e dei ritmi della narrazione. Una casa editrice che sperimenta pronta a spingersi persino nei luoghi in cui nessun libro è mai stato, intercettando visioni dal presente e con i linguaggi più diversi. Wojtek, in questi anni, ha saputo guardare  agli ambienti delle avanguardie letterarie, le riviste online, perché è lì che spesso si annida lo sguardo più radicale.
La casa editrice produce tre collane di alta qualità:
Una di Saggistica chiamata Ostranenie; Orso Bruno, dedicata agli scrittori contemporanei italiani: Anna Adornato, Emanuela Cocco, Davide Morganti, Eduardo Savarese, Mirko Floria, Luca Mignola, Alfredo Palomba, Salvatore d’Ascia, Sergio Gilles Lacavalla, Mariana Branca, Ferruccio Mazzanti,  Dario De Marco sono tra gli gli autori finora pubblicati;
Orso Nero, riservata agli autori stranieri, ha pubblicato opere di Miranda Mellis, Stephen Gregory e Gilda Manso.

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Facciamoci raccontare, quindi,  da Alex Ezra Fornari e Gabriele Esposito il loro Orso Bruno…

Alex Ezra Fornari
Qualcosa di naturale è la storia di un uomo. Può esser considerato un Bildungsroman, un romanzo di formazione. Samuele, voce narrante, ripercorre la propria vita alla ricerca di quelle cadute e fratture che l’hanno portato a essere un quarantenne in crisi profonda: la fine del matrimonio e l’insoddisfazione verso il lavoro l’hanno infatti ridotto in frantumi.
Scandagliando il passato, si ritrova bambino tra i banchi della classe differenziale nella quale è stato confinato, e poi adolescente, voce e chitarra degli Haz Mat, nel mare impetuoso della neonata scena punk.  Ciò che però si evidenzierà presto ai suoi occhi non saranno gli errori, ma quelle qualità peculiari che l’hanno reso diverso dagli altri, in qualche modo speciale, e che lui, adulto, ha fatto di tutto per cancellare.
Nato in una famiglia mista e laica, padre ebreo e madre cattolica, Samuele cresce con una visione ampia del mondo, nella quale non esiste confine che non sia oltrepassabile.
Quella libertà e quella naturale propensione allo sconfinamento, miscela propellente per i giovani disadattati che lo seguivano considerandolo un guru, sono gli elementi che il protagonista, fattosi uomo, cercherà di riportare all’interno della propria vita.
Il romanzo è diviso in due parti, infanzia e adolescenza ed età adulta, e una terza, centrale e vuota, non scritta, che combacia con la vita matrimoniale e borghese che Samuele, tradendo tutto e tutti, sceglie di vivere come atto di una rivoluzione dall’interno alla quale nemmeno lui crede. Di quel vuoto durato quindici anni, il protagonista racconta solo parti, e spesso lo fa con un misto di dolore e vergogna.

Gabriele Esposito
“Tutto finisce con me” racconta la storia di un uomo che, un giorno, senza preavviso alcuno, si ritrova a vagare in una città priva di abitanti. Inizialmente in preda al panico, si inebria lungo tutta la giornata della libertà estrema che lo strano fenomeno comporta fino a quando, addormentatosi in un albergo di lusso, si risveglia al mattino in un mondo dove tutto è tornato al suo posto. Persone comprese.

In ufficio l’uomo si occupa di analisi dei dati, fino a quando una mattina in azienda rimane vacante una posizione manageriale che diventa subito ragione di contesa tra lui e il suo più caro amico e collega. L’uomo continua ad alternare momenti normali di lavoro e famiglia a momenti in cui è completamente solo al mondo, iniziando a trovarsi sempre più a suo agio in questa condizione. Allo stesso tempo, i due mondi iniziano piano piano a sovrapporsi: se nel mondo normale l’uomo inizierà a essere sempre più solo (la morte, la separazione), in quello solitario farà alcuni incontri chiave con altre persone più sole di lui, carrierista e maniaco della perfezione e del controllo.

Nel pieno del combattimento per ottenere la promozione agognata, l’uomo dovrà quindi anche scegliere dove collocarsi, se è quindi preferibile un mondo dove si è completamente soli oppure un mondo composto da tante persone essenzialmente sole. 

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La vostra casa editrice, negli intenti, si prefigge di intercettare narrazioni capaci di decodificare, in piena libertà di concezione e realizzazione, quanto sta realmente accadendo a lato, dietro e oltre rappresentazioni rassicuranti. E questa decodificazione avviene attraverso personaggi e protagonisti non usuali e parole non ovvie. Ci raccontate i personaggi che animano i vostri due romanzi.

Alex Ezra Fornari
Personaggio centrale del romanzo è Samuele, attorno a lui ruotano figure di grande importanza come Sara, la sua ragazza, l’amico eroinomane Dario, Aureliano e Marzio, rispettivamente batterista e bassista degli Haz Mat, e Dante, amante del Samuele ragazzo, giovane dalla fisicità ambigua e dalla sessualità complessa. Sono tutti personaggi che incontriamo nella prima parte e che Samuele cercherà, e ritroverà, nella seconda. Il ritrovare se stesso passa anche attraverso loro, la loro accettazione, il loro perdono. Monica, la ragazza ricca che Samuele sposerà, riscattandosi così dalla miseria delle periferie, è un personaggio che abita il vuoto della parte centrale e continua ad aleggiare nella seconda, lei che cammina leggera sulla superficie delle belle cose e che, seppur distante è e rimane la madre di Rebecca e Gloria, le figlie di Samuele.
Samuele che gli amori li somma senza sottrarre, Samuele che lascia aperte tutte le porte, Samuele che ama più persone allo stesso tempo.
La storia è ricca di personaggi secondari. Tra i principali, Apollonia, la prima bambina di cui Samuele s’innamora e che poi incontrerà adulta, il bullo Manolo, Fenny il frocio, Enea, l’acrobata ragazzino del Cirkus Svilar, gli alunni di Dante, giovani che lo seguono come un Messia, così come altri, molti anni prima, avevano fatto con Samuele.

Gabriele Esposito

Il protagonista del romanzo non ha nome, scelta voluta per evidenziare come questa condizione di solitudine estrema – in una realtà iperconnessa come quella degli anni 20 del duemila – sia comune a un gran numero di persone. È un uomo votato alla carriera e al controllo della propria persona, perfezionista del proprio corpo e dell’ottimizzazione scientifica in ogni sua scelta: dal come migliorare l’allenamento e la performance aziendale al come raccontare al meglio una barzelletta.

Della moglie Veronica si sa poco tranne forse che è in una condizione di depressione e tutto quello che fa è raccontato tramite il filtro dell’io narrante (il protagonista). Abbiamo quindi in azione una Veronica reale ma anche una Veronica immaginata, idealizzata o pure calunniata. Supporta il marito ed è una buona complice, fino a quando, per ragioni implicite al comportamento del marito nel romanzo, deciderà di separarsi.

Giovanni – il Giova – è l’amico, collega nonché il doppio del protagonista. Anche lui ha i comportamenti filtrati dalla narrazione dell’io narrante, il lettore può quindi solo presumere che anche lui sia in corsa per il posto da manager, ma non ne può essere certo. Ha una moglie, Grazia, della quale il protagonista sembra essere invaghito in un rapporto ambiguo che coinvolge tutti e quattro i personaggi.

Il mendicante e Sheila sono presenze con le quali il protagonista dovrà fare i conti nel mondo in cui, almeno sulla carta, è completamente solo.

Un cane seguirà il protagonista lungo l’intera narrazione, presenza “totem” comune a entrambi i mondi.

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Avete scelto di abitare dentro  una casa editrice“ non di genere” che si propone una totale apertura verso temi e narrazioni inesplorate, evitando  marcatamente qualunque approccio mainstream. Il tono che aleggia nei vostri due romanzi risente fortemente di questa scelta di campo molto “politica” e definita. Ci spiegate lo spirito dell’opera e la scelta formale??

Alex Ezra Fornari
Samuele oscilla tra il brutale e il poetico. È la sua voce a definire l’anima del romanzo, che è dura e lirica, spesso sessualmente esplicita e subito dopo delicata. Samuele scava, entra nell’ombra più scura, s’immerge e chiede al lettore di fare lo stesso, di trattenere il fiato, di vedere fin dove può arrivare. Qualcosa di naturale attraversa quarant’anni italiani, decenni, epoche, che ne colorano le pagine, gli prestano odori e suoni. Romanzo politico perché profondamente anti-politico. Romanzo spirituale nonostante la sua non ortodossia. Romanzo erotico poiché di sesso nessuno più scrive, e se qualcuno lo fa, lo fa castigato, negando i nomi alle cose, tralasciandone la giocosità, soffocandone la purezza. Amore, tradimento, elogio all’umana imperfezione, ciò che conta e quel che non vale un cazzo; la vita, insomma. La scrittura in prima persona obbliga chi legge a fidarsi del narratore. Narratore che, in questo caso, a un certo punto fa bruciare le lampadine della lettera L nell’insegna del circo SVILAR e svia il lettore, avvertendolo che non tutto è come sembra, che con Samuele si deve prestare doppia attenzione. Il libro contiene un altro libro, quel Libro dei Veri Vivi e dei Morti che libro non è, ma è piuttosto una raccolta di poesie, riflessioni e appunti, un testo che scorre parallelo alla storia. I dialoghi, che non usano trattino o virgolette, avvicinano ancora di più il lettore alla scena. Credo che la mia inclinazione verso il minimalismo provenga dagli anni passati a scrivere racconti e canzoni. Ora che ci penso, anche trent’anni di karate devono avere influenzato la mia scrittura, quella cosa del massimo danno possibile in uno o pochi gesti forse l’ho riportata sul foglio. Il massimo danno possibile, sì, nel bene e nel male, tradotto come efficacia della frase, che se non colpisce ha fallito.

Gabriele Esposito
Il romanzo è una metafora della solitudine contemporanea che affligge il mondo occidentale, iperconnesso e perfetto. Espande le narrazioni anni Ottanta di Bret Easton Ellis sul mondo imprenditoriale integrandone le recenti teorie filosofiche di Mark Fisher sull’edonia depressa (numerose le scene a sfondo sessuale dove la ricerca è esclusivamente mirata al piacere personale, pur continuando a fallire di ottenerlo), l’ansia e la depressione di massa. La solitudine è esplorata in ogni sua sfaccettatura, fino a integrare tutti i dialoghi nel flusso della narrazione, inserendoli non come virgolettati a sé ma come parte del flusso di coscienza del protagonista. L’intera narrazione è quindi “neurealista”: è reale unicamente quello che passa nel cervello dell’io narrante, e non ciò che è reale davvero. Il tono del libro è ironico e politicamente scorretto, sul modello del vignettista francese Jean-Marc Reiser che, tramite vignette tendenti all’eccesso, riusciva a modellare la società

Antonello Saiz

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