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Marieke Lucas Rijneveld. La memoria del corpo

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La memoria del corpo” di Marieke Lucas Rijneveld (Ensemble Poesia pp. 256 € 15.00) nella traduzione dal nederlandese di Patrizia Filia, è l’unione di due raccolte poetiche: “Klafsvlies” (Vello di vitello) e “Fantoommerrie” (Fantasma di giumenta). Un libro spiazzante e contrastante, in virtù di una densità creativa poetica in costante fluttuazione verso la vertigine esistenziale.

La poesia di Marieke Lucas Rijneveld si nutre della sostanza emotiva della riflessione, spiega il contenuto dei sentimenti, sottolinea i dettagli di ogni smarrimento, il disegno per la sopravvivenza e la furia equivoca delle espressioni. Racconta la rappresentazione della memoria, associando a essa le sensazioni fisiche e spirituali, stratifica i ricordi nel corpo, la durezza dall’interno, collega la traccia del passato al magnetismo di ogni esperienza, la percezione del vuoto all’inesorabile consapevolezza. “La memoria del corpo” racchiude atmosfere malinconiche di assenze, edifica muri di mancanze, formula immagini e concetti nel loro significato universale, nella loro equivalenza emotiva. Marieke Lucas Rijneveld compone, attraverso una sensibile capacità artistica, la descrizione di una realtà tangibile, concreta. Riempie, intorno agli oggetti delineati, alla situazione raffigurata, alla sequenza delle vicissitudini umane, l’evocazione della suggestione. “Ciò che resta è l’incontro, i ricordi in ordine alfabetico, le lacrime perché il troncare è diverso se ti porti appresso un cuore, la sua voce che permane come si ripete un’estate e poi il fissare adirato le punte delle tue scarpe, fino a quando non si rimettono in moto”.

I rimandi quotidiani alla vita e alle sue abitudini identificano lo stile elegiaco, ritrovano l’ispirazione sfumata tra la narrativa delle parole, disegnano il colore crepuscolare dei volteggi interiori, illustrano il contrasto indefinito e sommesso degli atteggiamenti, scandiscono il tempo della volontà di restare o di fuggire via. La memoria implicita della scrittura contrae la traccia corporea del pensiero pesante, definisce la struttura motoria del desiderio, entra in contatto con l’unità integrata dei sentimenti. Marieke Lucas Rijneveld interpreta la variazione silenziosa delle vive sensazioni, nella persistenza di una commozione antica. Le immagini tra i versi suggeriscono l’empatia e l’attitudine a percepire il disagio e il dolore, ad ampliare il respiro della speranza. I temi ricorrenti, amore, vita, morte, intrecciano la sostanza illimitata dell’anima, disvelano corpi cavi in attesa di essere colmati, conservano la forza di gravità della vicinanza umana, disperdono l’incanto del paesaggio nelle separazioni, dissolvono il battito dell’assenza, congiungono la gentilezza della presenza. “E tu non hai paura che ti rinchiudano, ma che ti liberino e di riuscire a realizzare tutto. Ora non fare rumore, non cricchiare, non tossire, non chiedere una mentina, il paesaggio fa il sordo e noi riposiamo, nostalgia in tutti i nostri modi di stare seduti”.

Rita Bompadre

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