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Patricia Squires. Il fantasma nello specchio

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Sono cresciuto vicino ad una casa stregata. Era una casa canonica. Il prete, che viveva al piano di sopra, ci disse che ci aveva abitato una donna in quella casa, che era paralitica e che era stata sepolta nel giardino antistante.

C’era una sedia a rotelle, nel garage, che avrebbe dovuto dimostrarlo. Noi eravamo dei ragazzi, eravamo sordi, e continuammo a sfondare la porta della casa con un calcio e ad entrare, nasconderci all’interno, ignorando i rumori sinistri, gli spifferi gelidi che ci colpivano alle spalle con le finestre chiuse e le porte che si chiudevano all’improvviso. Ignorammo tutto questo perché avevamo bisogno di un posto nostro e ci riuscimmo fino a quando le cose, dei bicchieri di vetro per essere precisi, non cominciarono a volare da un lato all’altro della stanza.

Anni dopo, un uomo anziano mi raccontò che quando lui era un ragazzo viveva con un folletto. Si trattava dello spirito di un bambino morto prima di ricevere il battesimo. Era basso e aveva la faccia da vecchio. L’uomo mi raccontò che non aveva paura, che tutti lo vedevano nella sua famiglia e che era una cosa normale. Aveva il suo posto a tavola e usciva con lui e gli altri ragazzi a giocare.

Mi disse che quasi tutte le famiglie ne avevano uno a quel tempo e che portasse fortuna, a patto che lo si accogliesse e lo si trattasse bene.

Gli chiesi perché non se ne vedevano più e l’uomo mi raccontò che il Papa – io credo alludesse a Paolo VI e la sua udienza del novembre del 1972 – se li era portati tutti via.

Storie come queste hanno sempre avuto la forza di rapirmi. Ci credo fermamente, credo a qualunque cosa perché non penso che siamo più intelligenti quando smettiamo di credere, solo più poveri e la moneta con cui paghiamo lo scetticismo è l’incanto, ovvero quella capacità d’immaginare che nella nostra vita possa esserci della magia.

Quando ho cominciato a leggere Il fantasma nello specchio di Patricia Squires, edito da Agenzia Alcatraz e tradotto da Stefania Renzetti, mi sono chiesto chi fosse questa scrittrice di cui non avevo mai sentito parlare. A quanto pare di lei sappiamo solo che il suo vero nome era Sylvia Deegan, che è vissuta nel Sussex. Nel 1955 aveva diciannove anni. Sposò il medium e scrittore dell’occulto Eric Ball. Scrisse questo libro e nessun altro.

Nella prefazione ai suoi racconti, la Squires ci spiega che si tratta di testimonianze. Che siano poi storie vere oppure no, sta al lettore, alla sua voglia di stupirsi e di predisporsi ad un’avventura. Si tratta di storie di fantasmi, alcuni compaiono dentro uno specchio, altri in aperta campagna. Alcuni si rivelano malvagi, mentre altri solo arrabbiati o smarriti. Hanno cose da farsi perdonare e usano i vivi perché portino i loro messaggi. Ben scritti, risultano tutti piuttosto coinvolgenti. Mentre li leggevo, di notte, ho avuto più volte la sensazione di non essere solo. Per alcuni versi, il ripetersi del lieto fine ha tolto qualcosa all’esperienza di lettura. Si tratta però, come detto all’inizio, di racconti frutto di esperienze dirette perciò…

Per tutti gli amanti del genere, questo libro presente nella collana Bizarre è una pubblicazione interessante. L’Agenzia Alcatraz sta recuperando diversi capolavori, tutti estremamente curati. Malpertuis, Lucifero e la bambina di Ethel Mannin e Racconti Macabri di Seignolle sono solo alcuni titoli – ma ce ne sono altri – che rendono questa collana degna di attenzione.

Pierangelo Consoli

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Patricia Squires, Il fantasma nello specchio, Agenzia Alcatraz 2022, Pp. 312, Euro 15.

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