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Silvia Lumaca Inedito. Le ragazze di Lecce

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Mi diceva un ragazzo che conosco e che ha vissuto a Lecce dopo l’università, che a Lecce le ragazze sono particolarmente attraenti.

Ora, non so se scherzasse o se ci avesse fantasmato sopra per divertimento o un motivo suo recondito visto che era un po’ eccentrico… però mi è capitato di andare a Lecce la settimana scorsa e a essere onest@ ci ho fatto caso anch’io che effettivamente le ragazze avevano tutte un certo non so che, veramente, per esempio erano tutte vestite con degli abiti corti, intanto, come cifra stilistica e ho fatto anche caso che parecchie ragazze di Lecce quando camminano si chinano spesso a raccogliere le cose da terra, e lo fanno tutte in modo cinematografico, infatti mi hanno detto che a Lecce gira parecchia gente di spettacolo.

Ma non era questo di cui volevo parlare, volevo parlare di questo mio amico perché quando ci siamo visti la settimana scorsa mi ha raccontato una storia davvero tremenda.

Le cose sono andate più o meno così.

«Ciao Gianni, come butta? Fa un caldo, hai visto…?»

(ero appena arrivat@ a Lecce da una fredda città pantano del Nord, e non mi adattavo al clima afoso, da calcolare almeno 8 gradi di differenza diurni)

«Hey ma mi avevi detto che arrivavi domani… Sto uscendo, vieni con me? Devo passare dal meccanico che ho la macchina rotta, poi ho un paio di giri da fare per dei locali, dai vieni. Lascia le borse.»

Ed è lì che ho fatto caso, quando camminavamo avanti e indietro per parecchi quartieri di Lecce, che aveva ragione quel mio amico quando mi diceva che le ragazze a Lecce avevano un certo non so che ed erano più attraenti. Perché qui forse c’è stato un fraintendimento, perché il ragazzo con cui giravo per Lecce non è quello che mi aveva detto che le ragazze a Lecce sono più attraenti, è stato un default nel discorso a farlo risultare, in ogni caso gli ho chiesto – a quello con cui camminavo per Lecce – subito – sono una linguaggia – se secondo lui a Lecce le ragazze sono davvero più belle come dicono e lui ha risposto «mai come a Brindisi» e in effetti domani parto per Brindisi e dopo vi farò sapere. E poi mi ha raccontato questa storia veramente tremenda, davanti ad almeno quattro gin tonic, tanto che il giorno dopo a stento la ricordavo, pur essendo così triste, ma l’avevo sognata però. Mi sono svegliat@ che quelle parole che mi ha detto mi aleggiavano addosso come se fossero state fatte di cera e mi si stessero incollando alla pelle. E non so se sono riuscit@ ancora a scollarle da allora, anche perché la cera è trasparente quando è calda, e nessuno la vede e a Lecce non fa freddo come al Nord, purtroppo. Al Nord si sarebbe rappresa, e poi indurita, e poi si sarebbe frantumata lentamente in tanti pezzettini mentre camminavo e finalmente mi si sarebbe staccata di dosso. Ma non me la sono staccata di dosso qui forse invece. Neanche il sale del mare ti stacca la cera di dosso se non si è completamente raffreddata. Santo cielo. È che quella storia che mi ha raccontato, in parte non l’avevo mai sentita, in parte mi sembrava di averla sentita già un milione di volte e che parlasse di me e di tutta la mia vita, per questo ero così scombussolat@ dopo, perché finiva male, ed era triste, e anch’io ho sempre temuto che avrei avuto una vita triste e quella storia continuava a farmi pensare che avrei davvero avuto una vita triste, ma non glielo dicevo al mio amico mentre raccontava e, anzi, facevo delle gran domande come se stessi analizzando il resoconto di un fatto di cronaca, ma poi bevendo tutti quei gin tonic qualcosa dev’essermi sfuggito anche con lui, perché i giorni dopo mi ha chiesto più volte «Tutto bene?» quindi credo che forse deve aver notato che la sua storia mi ha colpito, ma è difficile dirsi certe cose dopotutto.

Comunque è una storia di famiglia, niente di che, non è veramente nulla di che, forse mi è rimasta così impressa solo perché ero stanc@ per il viaggio – anche se effettivamente era davvero molto ma molto ma molto triste, per dire – e avevo anche visto tutte quelle belle ragazze.

Adesso però non mi va di raccontarla, il punto comunque è che mi ha colpito, nient’altro.

Poi siamo andati a letto e il giorno dopo mi ha portato al mare in un po’ di paesini del circondario, ma essendo che è ancora primavera non abbiamo proprio fatto il bagno se non per pochi minuti per sport, perché fa caldo ma non c’è ancora quel caldo veramente pazzesco che scoppia in estate e che davvero ti costringe a buttarti in acqua da vestito, lì alla fine potevamo ancora resistere e visto che siamo dopotutto un po’ timidi io e il mio amico non abbiamo fatto questi gran bagni, più che altro abbiamo chiacchierato e abbiamo camminato avanti e indietro sul bagnasciuga e parlavamo soprattutto di attualità e di quella storia che mi aveva raccontato non parlavamo per niente, anche perché eravamo ancora troppo frustrati da tutti quei gin tonic e infatti il mio amico ha cominciato a domandarmi «Tutto bene?» solo dal giorno dopo. Poi abbiamo mangiato una cosa sulla spiaggia la sera ed è stato veramente carino, devo dire, anche perché ho questo grosso difetto, di cui non dovrei parlare, che quando sono al mare faccio uno strappo dal vegetarianesimo per mangiare il pesce. Perché il pesce per me sono ricordi, non è cibo.

E in effetti sono un@ che vive un po’ troppo immers@ nei suoi pensieri, veramente…

Dopo la cena in spiaggia siamo tornati a casa, con una macchina prestata perché la sua era rotta, ma prima siamo tornati a sdraiarci un po’ in spiaggia e lì ho davvero invidiato gente come lui che può godersi dei posti così belli, che ti danno sensazioni così intense, ogni giorno della sua vita. Ma lui ha parlato male di Lecce invece, e comunque c’è sempre il problema dei soldi, come dappertutto, perché senza soldi anche il mare si amareggia, per dire, si ritira indietro aspettando di esser pagato per tornare a bagnarti le dita, ma con cosa voglia esser pagato il mar mediterraneo io non lo so, spero non con il pesce, il pesce dovrebbe già portarlo con sé, ma non si sa mai. Se fosse per me, dovessi trovare una valuta corrente per pagare il mare lo pagherei in stelle, ma anche quelle sono difficili da ottenere, così io e il mare siamo sempre al verde, che discorsi strani.

Ma non abbiamo parlato di quella storia neanche quella sera e poi il mio amico ha cominciato con quella litania di chiedermi «Tutto bene?» che sinceramente mi ha messo anche un po’ a disagio, è meglio quando parla di ragazze. Anche perché a Lecce, cacchio, sono davvero ma davvero carine, e io so anche di preciso le strade più scenografiche, ma dovrei mostrarvele sulla cartina perché ora i nomi non me li ricordo – cioè le strade dove girano più ragazze – ma in generale, comunque, è tutta la città che è particolare, non so perché, hanno davvero tutte un certo un so che e portano degli abitini corti che mi piacciono un sacco. Bè, per dire, insomma, è anche che ho bevuto troppo e faccio discorsi scombinati, parlavamo in ogni caso di Brindisi. Devo andarci solo perché anche lì c’è una persona che voglio andare a trovare, sennò magari non ci andrei, anche se Gianni ha detto quella cosa, ma Gianni scherza sempre a meno che non mi stia occhieggiando storto e chiedendo con la bocca sbilenca «Tutto bene?».

«Che palle Gianni ma sì cazzo!»

Sto da dio cazzo Gianni mollami, per favore. Certo se non mi avessi raccontato quella maledetta storia sul tuo fratello morto sarebbe stato meglio Gianni perché anche a me è morto un fratello, tutto qua, ma poi non era quello che mi ha colpito della tua storia, più che altro magari quando hai parlato di tua mamma, e di tua sorella – forse di tua sorella, che mi piacerebbe conoscere, ma magari non è neanche quello Gianni, non lo so cos’è, è che mi viene da pensarci anche se non vorrei, tutto qui, non mi si stacca dalla pelle, magari mi sono innamorat@ di una storia, cosa ne so? Di te non credo, sarebbe troppo strano… certo se non me l’avessi raccontata. Ma davvero eh, a Brindisi?

«A Brindisi, cosa?»

«Eh, ma hai detto che le ragazze a Brindisi sono ancora più fighe che qua…»

«Bè, un po’ esageravo ma era una cosa che si diceva da piccoli, che in Puglia le più fighe erano tutte a Brindisi, per questo ti dico che non dovresti surriscaldarti tanto con Lecce. Cazzo, c’era questa — che conoscevo al Liceo che si chiamava — veramente una gran ti giuro, una bocca bellissima, poi hai visto che qui le ragazze sono belle —»

«Sì, vabè, Gianni…»

Mi ero mess@ di nuovo a guardare il mare.

Davvero vivere al mare è tutta un’altra cosa, forse non c’è bisogno di altro se vivi al mare, con una ragazza carina. Ma io sono destinat@ a una vita triste, mi sono dett@, e poi mi è toccato salutare il mio amico Gianni e prendere l’autobus per Brindisi, e anche se devo dire che le ragazze erano tutte molto carine… non si muovevano in modo cinematografico come quelle di Lecce.

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