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Un tipo di Paolo

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Non era un tipo raccomandabile, tantomeno era un tipo. Aveva perso parte della memoria (e continuava a perderla) a causa di un combattimento illegale che peraltro vinse. Dopo un breve coma di venti giorni, Paolo era tornato nel suo quartiere, ignorante e cattivo come quando ricordava tutto e con la nuova fama di “quello che aveva strappato a morsi e mangiato un alluce al suo avversario”.

Nessuno gli si avvicinava o parlava: le persone cambiavano marciapiede intravvedendo la sua sagoma, il cassiere egiziano del supermercato francese gli faceva credito per poi saldare di tasca propria il conto e anche il parroco si segnava in fretta una croce striminzita ogni volta che lo incrociava per le vie.

Paolo era sporco e brutto, privo di morale e igiene, molto forte… e violento, questo sì, un po’ meno di prima a causa dell’amnesia, ma violento. Era uno che bagnava le riviste in bagno quando pisciava, ruttava ad alta voce in pubblico e si lavava in piazza, nella fontana dei Mostri Marini o quel che sono. Tuttavia, a suo dire, non voleva essere troppo notato e manteneva un profilo basso sapendo che, se avesse ottenuto più di quello che andava cercando, avrebbe sperperato anche il poco che già aveva.

A un colloquio per una pensione di invalidità non riuscì a rispondere correttamente ad alcune domande, lasciando molte perplessità sulla sua buona fede più che sulla sua incapacità di intendere e volere:

Il suo cognome?”

Uno vale l’altro.”

Stato civile?”

Ateo.”

Ha moglie o fidanzata?”

Entrambi.”

Ha figli?”

Forse.”

Ha una residenza abituale o fissa?”

Dei capogiri, nulla di grave.”

Ha mai lavorato?”

Esatto.”

Ha mai svolto attività di volontariato?”

Ho ricevuto la carità.”

Lamenta vuoti di memoria?”

Non ricordo.”

Gli ultimi tre giorni o vent’anni di vita erano per Paolo un nulla galattico: un incubo interminabile che fortunatamente non rammentava.

Assunto come fisionomista da una nota fiera fiorentina di fragranze, venne cacciato a fatica (ci vollero sei agenti di polizia e altri tre fisionomisti) dopo aver colpito con una boccetta di cristallo un tizio giapponese che gli aveva spruzzato un profumo sul polso e lo aveva offeso chiamandolo arigatò.

Sei pericoloso solo perché sei stupido!” commentò a pochi passi da lui un signore elegante che sembrava non temerlo:

Potresti diventare un grande Naso! Il tuo volto da pitbull, quelle grondaie come sopracciglia, le narici dilatate, la tua cazzo di stazza! Ma quanto sei grosso, amico mio?”

Peso centoquaranta chili e sono alto un metro e novantasei.”

Era una domanda retorica. Ma d’altronde l’intuito è una caratteristica femminile, e tu sei totalmente maschile! Sei l’emblema dell’uomo al suo stato più puro!”

In pochi giorni, l’industriale – sovranista, monarchico, colonialista, razzista, antisemita, omofobo e misogino, antipsichiatrico, amico di tutti, inventore di profumi di nicchia – Signor Eccelso Fabene… in meno di una settimana, dicevo, il Signor Eccelso lanciò l’ennesima linea di fragranze d’autore attribuendone la “paternità” a Paolo.

Chiamò la nuova collezione di banalità olfattive semplicemente “Brut”, per addolcirsi il mercato francese e astrarre la fisicità di Paolo: il creatore di profumi, Paolo X (così il Signor Eccelso brevettò il suo cognome).

Paolo iniziò una nuova vita da protagonista, subendo il fascino del lusso, degli eventi a lui dedicati ovvero della fama e del Signor Eccelso Fabene.

Tutto sembrava filare liscio, ma per Paolo quel cambiamento repentino non fu un fiume in piena, piuttosto fu un mare in tempesta: il fiume, infatti, trascina sempre a valle, mentre il mare non sempre concede la riva.

Ferocemente paziente o pacificamente irrequieto, dopo dieci mesi di duro marketing e presentazioni dei vari Brut1, Brut2, Brut3, Brut4, proprio prima del lancio dell’attesismo Brut5, a Paolo tornò la memoria e la voglia di alluci.

Capitò che una mattina, prima di colazione, Paolo bussò alla porta del Signor Eccelso.

I due si trovavano al terzo piano del Vecchio Borgo Fashion & Style Mood Hotel, rispettivamente nella stanza trenta e trentadue.

Ben alzato! Sono le sette e sei già attivo? Cosa posso fare per te Paolo? Facciamo colazione?”

[Ci scusiamo con i lettori per l’interruzione. La restante parte del racconto è stata censurata a causa di contenuti violenti, descrizioni minuziose di torture, episodi di sodomia e cannibalismo.] 

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