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La donna dei cavalli

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Al sud del mondo in Argentina, nella terra dove domina l’orizzonte e lo spazio arriva fino in fondo, dove riposa lo sguardo e il tempo si dilata e si moltiplica, è nata una bambina.

Radici italiane, nome francese e spirito selvaggio. Vive nel campo e nella città e ogni cosa che guarda è cosa viva. Cresce circondata di animali e giocando insieme a loro impara a conoscerli.

Ha cinque anni e le sue piccole mani disegnano e modellano cavalli al laboratorio di ceramica. Poi, quando arriva l’estate, la famiglia parte per l’Uruguay. Lingua di terra che divide il mare, dove la sera si alza il vento e accarezza i corpi di un popolo mite e sorridente. Lei va al mare e gioca con le onde oceaniche ma presto vuole andare via. Deve andare. Ha scoperto un maneggio e sente l’urgenza di tornare sempre dai cavalli e montare qualche puledro che la porti al passo, al trotto tranquillo lungo il litorale. Al suo rientro raccontandosi a scuola iniziarono a chiamarla la bambina dei cavalli.

Come sarà, viene da chiederle, trovare così presto il proprio destino e riconoscerlo?

Cresce e affina il gesto. S’impegna, sull’argilla e sulla sella. Il suo orizzonte è sempre un richiamo, una meta. I genitori sostengono la sua passione, premiano il suo impegno e arriva Paisano, suo primo cavalo, e a quindici anni il conduttore di un concorso dice per la prima volta suo nome al microfono.

E Vivianne salta, Vivianne vola.

Impara da quante cadute bisogna rialzarsi prima della potente leggerezza di un volo. E sviluppa il tatto, come diceva l’addestratore poeta, il tatto della mano, il tatto della gambe, il tatto del assetto ed il tatto della testa.

Vivianne matura. E’ una cavallerizza coraggiosa e dotata della sensibilità necessaria perché lo stallone più potente, non a caso nominato Number One, risponda calmo alla sua richiesta chiara e sottile. Volano altissimo insieme, spingendo l’orizzonte sempre più in là.

La giovane donna dei cavalli si divide tra gli ostacoli e l’arte, studia storia dell’arte e frequenta l’Accademia gli studi degli artisti per imparare a modellare l’argilla.

Grandissima forza nella sua esile figura le consente di caricare di argilla grandi armature, finissimo tatto e occhio acuto, poi, di dare forma e lavorare i dettagli dove si cela l’espressione, dove la scultura prende calore e vita.

I cavalli oltre alla loro bellezza possente e sbalorditiva eleganza, hanno emozioni e preferenze, sono capaci di rabbuiarsi e di spaventarsi, di essere contenti, di stabilire una connessione molto intima con la persona che entra con loro in sintonia. Una vita insieme a queste creature ha fatto sì che i loro gesti, da quelli più armoniosamente estetici a quelli più strani e irregolari, siano rimasti dentro Vivianne nitidi come fotografie. Lei conosce ogni muscolo, ogni sguardo di questo animale che in quelle terre ha significato tanto. Amico nobile dell’uomo faceva sparire le distanze, attraversava i campi al galoppo per andare a coprire il fieno quando arrivavano le tempeste furiose, caricava in sella i bambini per accompagnarli a scuola. Protagonista di tangos carichi di disperazione e amore. Passano gli anni e una scuderia nata dalle sue mani, dalle sue braccia, inizia a uscire dallo studio, da soli o in mandria, per sostare in maniera surreale in diverse strade, oppure in musei e gallerie della moderna Buenos Aires che non dorme mai.

Ma come in ogni cosa, anche l’arte le propone i suoi ostacoli: un furto nello studio, le preferenze di moda lontane dalle figure, le difficoltà del bronzo del quale nel frattempo si è innamorata, ma non si può chiedere a una cavallerizza di fermarsi né di scartare l’ostacolo. Lei prenderà per ognuno tutte le misure, lo piazzerà in bella vista, e lavorerà di più. Farà schizzi e bozzetti nella notte, disegnando figure sui muri, modellando la ruvidità che dà profondità alle cose, che mette in risalto la luce e le rispettive ombre, e salterà ancora una volta, ancora più in alto.

La donna dei cavalli gira il mondo e arriva a Firenze. Si sente da lontano la musica che la terra ruba dallo zoccolo ferrato. La sua scuderia sta arrivando. Pergola guida la mandria che entra, come se sapesse, nella via che porta il suo nome e riempiono le stanze e altri come Toccante sentono il richiamo del giardino incantato del Perseo.

Era appena iniziato l’autunno quando girò voce velocemente in città sulla mandria selvaggia e dolce che aveva invaso le strade. E per tutto il tempo che loro si fermarono, la gente andò a trovarli, a vedere la magnifica Pergola, Toccante e tutti gli altri, a incontrare Vivianne, la donna dei cavalli.

Mercedes Viola

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Testo pubblicato nel catalogo della mostra

Vivianne Duchini, Pergola

27 ottobre – 17 novembre 2023

ETRA Studio Tommasi

Via della Pergola 57, Firenze

Coordinamento:

Francesca Sacchi Tommasi

A cura di:

Diana Di Nuzzo

Testi:

Vittorio Sgarbi

Diana Di Nuzzo

Mercedes Viola

Ginevra Visconti

Fotografie delle opere:

Nicola Gnesi

Logistica:

Teresa Strianese

Ufficio stampa:

Ester Di Leo

Editore:

Capire Edizioni

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