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Atti Impuri. Intervista alla Redazione

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Atti Impuri è la prima rivista cartaceo che ho avuto tra le mani, l’ho comprata a una presentazione in via Tadino a Milano in cui c’erano il gruppo SparaJurij e Marco Rossari. Ho comprato il numero e l’ho letto mentre tornavo a casa e pensavo: che figata. Ecco l’intervista:

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Cosa vi ha spinto a creare una rivista letteraria? E quanto tempo fa è successo?

La diffidenza del mercato e dell’industria editoriale nei confronti dell’oggetto rivista. Una diffidenza cresciuta ulteriormente negli ultimi anni.

Atti impuri nasce nel 2010, quando il nostro gruppo, denominato sparajurij, aveva alle spalle più di dieci anni di azioni letterarie di ogni genere e aveva già curato per l’editore NoReply la collana Maledizioni in cui abbiamo pubblicato per lo più testi performativi fino ad allora marginalizzati anche dalla piccola editoria. In quel periodo non esisteva praticamente più nessuna rivista letteraria italiana dedicata esclusivamente ai testi creativi e in particolare alla forma breve. Così abbiamo creato Atti impuri, dove autori importanti italiani e non possono pubblicare prose brevi e versi che rimarrebbero inediti se non raccolti in volume. I primi quattro fascicoli sono stati editi da NoReply, i successivi da Miraggi con una veste grafica e un formato rinnovati.

Prova a definire la vostra rivista in poche parole.

Atti impuri si definisce fin dalla sua nascita, semplicemente, come un “luogo di scritture”, vale a dire uno spazio per le migliori esperienze o sperimentazioni di prosa breve, nazionali e internazionali, dalle soluzioni più lineari a quelle prossime alla poesia.

Quanti numeri sono già stati pubblicati e quando uscirà il prossimo?

Nove. Il successivo è in lavorazione.

Cosa cercate e pubblicate? Racconti, estratti, poesie? Avete un genere o delle regole precise?

Non abbiamo un manifesto programmatico. C’è un gusto contradditorio e rizomatico che si desume dalle scelte o dai numeri pubblicati fino a oggi. Sulla carta, Atti impuri ospita soprattutto racconti di misura inferiore o pari alle 10000 battute, ma, naturalmente, ci sono eccezioni anche questo limite, motivate dalla qualità dei testi.

Cosa deve fare un autore per convincervi a pubblicare un suo lavoro?

Saper leggere. Possibilmente tra le righe.

Comunque, è soltanto la scrittura che può convincerci, non l’autore.

Pubblicate anche in cartaceo? Se sì, dove si può trovare la vostra rivista?

Atti impuri ha un blog (http://www.attimpuri.it/), ma è una rivista esclusivamente cartacea. È ordinabile in qualsiasi libreria e acquistabile anche on line.

Qual è la soddisfazione maggiore o inaspettata che vi ha dato la vostra rivista?

La cosa migliore è stata litigare tra noi, procurarci stress e deluderci reciprocamente.

Cos’è che vi ha fatto davvero cascare le braccia?

Malgrado i dissapori, non passare mai alle vie di fatto. Finora.

Merita una citazione anche la pusillanimità di chi mette ‘mi piace’ ai nostri post nelle reti sociali e poi manda i suoi racconti alla redazione ma non ha mai acquistato, né soprattutto letto, un numero di Atti impuri. Avviso ai lettori tra cui potrebbero nascondersi contributori futuri: questa intervista e le altre raccolte da ti ho ri ti ho rivista! non sostituiscono la conoscenza diretta di una pubblicazione.

Cosa vi spinge ad andare avanti in questa attività così poco (o per nulla) produttiva?

Osare perdere.

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