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Don Winslow. Città in rovine

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Dieci anni prima era fuggito dal Rhode Island su un’auto scassata, con un figlio di diciotto mesi, un padre rimbambito e un paio di borsoni stipati nel bagagliaio, inseguito dalla mafia e dai federali. Oggi Danny Ryan è socio di due hotel sulla Strip di Las Vegas, ha una grossa villa e centinaia di milioni di dollari in banca. Danny non è solo un uomo ricco, è molto di più. Ma tutto ha un prezzo e il passato non si può cancellare, Danny lo sa: non ha dimenticato quando lavorava come uno sguattero sui moli di Providence, pecora nera di una gang irlandese che faceva la guerra ai mangiaspaghetti italiani; il sangue versato, i sacrifici e le rinunce per arrivare dov’è adesso, in cima al mondo. Città in rovine, con HarperCollins e la traduzione di Alfredo Colitto, è il terzo capitolo di una trilogia già tutta scritta prima del 2022 con la quale Don Winslow avrebbe deciso di congedarsi per sempre dai suoi lettori (uso il condizionale perché non credo nel ritiro definitivo di Winslow… “Il clamoroso ritorno del re del crime!” già vedo la fascetta del New York Times sul prossimo libro di seicento e passa pagine, e le file chilometriche per un selfie o una copia autografata), l’ultimo episodio di un solo grande romanzo – le avventure di Danny Ryan – ispirato all’Iliade e all’Eneide. Un progetto ambizioso, epico è il caso di dire, che ha impegnato Winslow per almeno un trentennio, costringendolo a studiare addirittura il latino in un liceo e a frequentare corsi universitari online su Omero e Virgilio. Dicevo della fuga di Danny da Providence al Nevada. A Las Vegas il nostro amico è diventato uno stimato uomo d’affari, un magnate dei casinò. Ora Danny potrebbe tirare i remi in barca e godersela, ma tutto quell’oro non gli basta. Insegue nuovi primati, fare altri investimenti per avere denaro pulito e resettare il marcio della sua vita precedente. Il chiodo fisso si chiama Lavinia, l’hotel più chic di Las Vegas. Danny vuole comprarlo, anzi soffiarlo a qualcun altro, e trasformarlo in un “Sogno”. Una scommessa pericolosa che può costargli il suo impero e farlo ripiombare nel buio. Un’implosione. Tutto crolla dall’interno, non è così, Danny? Il cancro che ha divorato tua moglie, la depressione che ha portato al suicidio la tua star hollywoodiana. L’ultimo tratto della storia di Danny Ryan parte da qui. Tra scalate societarie, tangenti, amori impossibili, offese irreparabili e nuovi sospetti, si ricomincia a sparare. Altro sangue, un altro Inferno: la guerra di Providence non è finita.

“Cinque pagine al giorno a qualunque costo. Indipendentemente da dove mi trovassi. Indipendentemente dall’ora del giorno o della notte. Indipendentemente da quanto fossi o non fossi stato stanco. Cinque pagine. Dopo circa tre anni di quella routine, avevo un libro”. Per tutto questo tempo è stata la sola regola di scrittura osservata da Winslow. Le ultime cinque pagine di Città in rovine sono dedicate ai ringraziamenti per una carriera lunga e irripetibile che lo pone nel ghota del romanzo crime di ogni tempo. Winslow ne ha per tutti, dalla moglie ai colleghi – Stephen King su tutti – dai figli agli editori che hanno creduto e investito nelle sue storie. Per finire, i lettori, milioni nel mondo, follower compresi (me compreso) con i quali lo scrittore newyorchese continua a comunicare sui social. Ma siamo davvero ai titoli di coda? 

Angelo Cennamo

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