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Anteprima. Fausto Vitaliano. La mezzaluna di sabbia. Le ultime indagini di Gori Misticò

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Fausto Vitaliano è scrittore, sceneggiatore e traduttore. Autore per Walt Disney Italia, lo studio Rainbow e Sergio Bonelli Editore, collabora anche con Feltrinelli e Rizzoli. Ha curato, tra gli altri, i volumi antologici di Beppe Grillo e di Michele Serra. Il suo primo romanzo, Era solo una promessa (2012), è seguito da Lorenzo Segreto (2014), La grammatica della corsa (2019) e dal saggio Sex Pistols. La più sincera delle truffe (2013), tutti editi da Laurana Editore. Per Motta Junior ha pubblicato La Repubblica a piccoli passi e La musica a piccoli passi (2015).

Il suo nuovo romanzo, La mezzaluna di sabbia. Le ultime indagini di Gori Misticò, arriva oggi in libreria edito da Bompiani.

Ritornato a San Telesforo Jonico, dopo anni di servizio nel reparto anticrimine milanese, il maresciallo Gregorio Misticò detto Gori, è ora in aspettativa. Nel suo paesino natale nessuno sa il perché, neanche dei viaggi che, quasi a cadenza mensile, lo portano a Milano. L’unico a conoscere il suo segreto è Nicola Strangio, amico e oncologo che cura il suo cancro alla prostata. Questo è il motivo per cui ha deciso di ritirarsi e isolarsi da tutti, dedicando le sue ultime forze alle storie del Topolino e alle passeggiate nella spiaggia del Pàparo, una mezzaluna di sabbia che conserva una purezza incorrotta e i suoi più cari ricordi d’infanzia.

Ma nel giro di pochi giorni in paese si susseguono un brutale omicidio e una morte “altolocata”. Federico Costantino, il giovane brigadiere che ha sostituito il maresciallo presso la stazione locale dei carabinieri, ritiene che i delitti siano collegati così chiede aiuto al suo mentore, la sua guida, la sua figura paterna. E l’ostinato proposito di Gori Misticò, di non interessarsi più alle vicende umane, comincia a venir meno.

Nonostante la malattia, emerge in lui la voglia di verità e la lealtà verso le persone e i luoghi che gli stanno a cuore. “Proprio perché ne ho ancora per poco, allora intanto che ci sono ancora gli voglio rendere la vita difficile, a ’sti vastàsi. Voglio che quando si ricordano di me pensano a uno che, pure che il cancro se lo stava mangiando, gli ha fatto sputare sangue lo stesso.”

Il romanzo di Fausto Vitaliano è un noir linguisticamente pieno di colori e tonalità, con un protagonista umanamente complesso e solo all’apparenza ruvido, innamorato dello splendore del mare calabrese.

Alice Butera

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Di seguito un estratto in esclusiva del romanzo.

 

San Telesforo Jonico
Via Roma 16
Abitazione di Gori Misticò

Catena Ciullo vedova Mastranzo aveva una figlia ancora schietta di nome Filomena. E il maresciallo in aspettativa Gori Misticò era scapolo e teoricamente ancora in età da ’nzuràrsi. Anzi, più che teoricamente, giacché un sacco di uomini ormai aspetta i quarant’anni e oltre prima di prendere moglie, anche se poi a quarantacinque magari gli viene la crisi di mezza età e si comprano una macchina rossa o, se il reddito non lo consente, si trovano una ventenne con la quale fare un po’ di scenette. Gori Misticò di anni ne aveva quarantotto, ma si sa che oggi come oggi fino ai cinquanta sei considerato ancora giovane. Dunque: figlia nubile e maresciallo scapolo. Aggiungete che Catena si occupava delle pulizie a casa del maresciallo e quindi era solo questione di fare due più due.
“Vi spiace se oggi viene ad aiutare Filomena mia, maresciallo?” gli domandò la donna untuosa come una carta per avvolgere i frìttuli.
“Sì che mi spiace,” rispose Gori Misticò senza manco alzare lo sguardo. Era seduto in pizzo al letto e si stava cacciàndo le scarpe. Per andare alla spiaggia erano meglio i mocassini o magari un paio di sandali. Non sapendo quanto ci sarebbe rimasto, aveva deciso di portarsi pure un libro. Ne aveva appena cominciato uno riguardante Mussolini la cui tesi era che se qualche decina di milioni di ’mbuccamùschi credono alle minchiate di uno scilettato di testa, poi non è che i ’mbuccamùschi si possono lamentare più di un tanto se lo scilettato li manda in rovina e dire che loro non ne sapevano niente. Poi, per una semplice questione di peso, optò per un giornalino preso dalla sua collezione. La prima storia era Topolino e l’enigma del totem. Gori Misticò l’aveva letta almeno quindici volte, eppure ogni volta era una sorpresa scoprire il vero colpevole (che era il ranger del parco, non il capo della tribù, come poteva sembrare a prima vista).
“Mi spiace e pure molto,” aggiunse. “Lo abbiamo già fatto questo discorso, mi pare. Quante volte lo abbiamo fatto? Venti, trenta volte? Catena, se non ce la fai a fare tutte le pulizie, fa’ quello che puoi e quello che non riesci a fare oggi, lo fai un altro giorno. Non è che mi metto a strisciare il dito indice sulla mobilia per controllare se hai passato o non hai passato lo straccio della polvere.”
“Eh, ma la casa è grande e ha bisogno di tanto lavoro,” provò a obiettare la brava donna.
“La casa sono cinquantacinque metri quadri calpestabili,” ribatté Gori infilandosi il primo sandalo ma tenendosi indosso il calzino. “Cucina, bagno, càmmara e la tournée è finita. Non mi pare che c’è bisogno di una squadra.”
In realtà, la struttura dell’abitazione di Gori Misticò, nella quale era cresciuto insieme a sua madre e che aveva lasciato all’età di diciassette anni per iscriversi alla scuola marescialli e brigadieri, era un po’ più complessa, datosìa che era divisa su due piani collegati da una scala esterna. Lui abitava il disotto, mentre il piano disopra comprendeva altre camere che teneva chiuse. E non è che qualcuno fosse mai venuto a chiedergli di prenderle in affitto, giacché a San Telesforo Jonico erano di gran lunga più numerosi i vani a disposizione che gli abitanti.
Catena abbassò la voce, sorrise, cercando un tono complice che la faceva assomigliare a una maîtresse di un bordello degli anni venti. “È che la mia Filomena ha piacere a venirvi a trovare, maresciallo. Tiene stima per voi. Lo sapete.”
“Ringrazia tua figlia della stima e salutamela,” rispose Gori infilandosi gli occhiali da sole in una tasca. “Ti manca ancora tanto?”
“Quanto che faccio il letto e ho finito.”
“Ecco, il letto me lo faccio da me. Facciamo che per oggi puoi andare.”
“Eh, ma…”
“Non ti preoccupare, ché le ore te le pago lo stesso tutte,” disse Gori spingendola fuori dalla stanza.
“Siete sicuro, maresciallo?”
“Di cosa? Che il letto me lo faccio da solo o che ti pago le ore? Tutte e due le cose, Catena. Arrivederci a giovedì.”
“Le chiavi volete che le tengo?” domandò la donna già sulla porta di casa. Faceva penzolare il mazzetto tenendolo dall’anello.
“No, quelle lasciale nel tiretto,” disse Gori Misticò finendo di ripiegare il piccolo telo di spugna. “Questa settimana non devo andare da nessuna parte, quindi ti apro io.”
“Andate al mare, maresciallo?”
“Chiudi la porta quando esci.”
C’era un sole bello tiepido, quasi primaverile. Il bagno a mare era escluso; ma starsene seduto un paio d’ore sulla spiaggetta, quello si poteva fare anche se era ancora inizio marzo.

© 2020 Bompiani

 

17 giugno 2020

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