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Antonello Saiz racconta “Isla Bonita. Amori, bugie e colpi di tacco” di Nicola Muscas

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«Il brivido di uno stadio con sessantamila spettatori che offrirebbero in sacrificio le loro mogli per un destro ben assestato all’incrocio dei pali. Sono come le stelle del circo di un tempo, gli acrobati senza rete. È l’idea stessa di cadere che li eccita, che dà loro la forza, linfa, motivazione. Quanto più in basso rischiano di finire, tanto più incredibili sono le loro evoluzioni sulla fune.»

Nicola Muscas, Isla Bonita. Amori, bugie e colpi di tacco, 66thand2nd 2021

Lo scorso undici marzo 66thand2nd ha dato alle stampe il romanzo di esordio di Nicola Muscas, Isla Bonita. Amori, bugie e colpi di tacco. Nata nel 2008, la casa editrice romana deve il suo nome impronunciabile a New York. Infatti con Sixtysixthandsecond si omaggia l’incrocio tra la Sessantaseiesima Strada e la Seconda Avenue, a Manhattan, dove gli editori hanno creato il primo nucleo del progetto editoriale.

Classe 1983, il giovane giornalista sardo Musca si occupa di comunicazione e ha scritto su varie testate, occupandosi di calcio per la rivista “Undici”. Si intuisce, fin dalle prime pagine di questo romanzo frizzante e fresco, quanto abbia una precisa conoscenza dello sport più parlato e guardato in Italia, quel mondo del Calcio che fa da sfondo a tutto libro.

Assieme a lui e alla mia socia in libreria, Alice Pisu, abbiamo fatto una diretta streaming di presentazione sulla pagina Facebook della casa editrice, spiegando come Isla Bonita sia un romanzo che racconta cosa c’è dietro e cosa muove quella palla, spesso avvelenata, che carambola tra i piedi dei giocatori.

Partendo dalle pagine del romanzo, dove c’è molto Sudamerica, abbiamo raccontato come proprio tanti scrittori sudamericani, dall’uruguaiano Eduardo Galeano all’argentino Osvaldo Soriano, abbiano usato il gioco del pallone per raccontare disagi e malesseri di una società.

E questo mentre da noi, in Italia, esiste una forma di pregiudizio e ritrosia, soprattutto da parte di certi intellettuali di sinistra, che rifiutano il calcio e il fascino esercitato nei confronti delle masse per ragioni ideologiche.

Abbiamo ricordato come in passato il triestino Stelio Mattioni, ma anche il poeta Umberto Saba, avessero invece parlato liberamente di calcio. Abbiamo anche ricordato come da qualche anno, fortunatamente, le cose siano molto cambiate grazie a collane quali “Attese” o “Vite Inattese” proprio di 66thand2nd, che trattano questo argomento.

Nicola Muscas, in realtà, aveva esordito proprio nel settembre dello scorso anno con un suo racconto nella raccolta Per rabbia o per amore, seguito ideale alla precedente La felicità degli uomini semplici, incentrata sul calcio africano e curata dall’immenso scrittore ghanese Alain Mabanckou.

La Isla Bonita è la storia di un eroe tragico, Santiago Ramiro Rodrìguez, che ha conosciuto fama, vittorie, successo e poi un declino turbolento legato alle dipendenze da troppi eccessi: il gioco d’azzardo, scommesse incluse, le donne, l’alcool.

Un romanzo corale, pieno di personaggi con le loro ombre. Su tutti si staglia la figura di questo fantasista uruguaiano detto El Gordo, il Grasso, per questa pancia gonfia di rum e fernecito, bevanda a base di Coca cola e Fernet.

Lo incontriamo nelle prime pagine, a trentacinque anni, che si trascina da un bar all’altro lungo i nove chilometri di litoranea del Poetto, a Cagliari, città dove a vent’anni è esploso come calciatore.

Cresciuto povero e sfortunato nel Barrio Capurro di Montevideo, con i suoi piedi è diventato un fenomeno, guadagnando cifre da capogiro e giocando in grandi squadre nel mondo. Ma ha dissipato e buttato via le proprie ricchezze negli eccessi, tradito da cavalli lenti e donne troppo veloci.

Quando il poderoso dirigente sportivo Firicano lo riporta a Cagliari, El Gordo è un uomo finito, che vive alle spalle della nuova moglie Inès e di sua suocera Consuelo. È inoltre alle prese con un pericoloso biscazziere sudamericano, chiamato El Carnicero, il macellaio, a cui deve parecchio denaro perso alle scommesse.

Sul campo, però, è ancora capace di miracoli e sa regalare bellezza agli spettatori in quei momenti fugaci di perfezione condivisa. È così che comincia a vivere questo ingaggio come una seconda possibilità.

Muscas scrive un romanzo che ha al suo centro il calcio di cui narra segreti e aneddoti, ma allarga la visuale anche fuori dai campi di gioco. Infatti si ragiona su quel mondo spettacolare, capace di fabbricare miti romantici, senza dimenticare che il calcio è anche una industria che fattura miliardi. Sul campo da gioco perciò si incrociano e si scontrano e si mescolano i diversi mondi degli affari, della politica, del giornalismo e della televisione.

In un mondo in cui si costruisce consenso, di tutto rilievo letteraria è la figura di vecchio squalo intrallazzatore tratteggiata nel sessantenne Firicano. Questo spregevolissimo direttore sportivo del Cagliari Calcio – campano dalla battuta pronta, con un passato pieno di ombre, di episodi e di avventure controverse – affronta le avversità aiutandosi a colpi di gin tonic e cocaina. È proprio questo dirigente che tira fuori dal cilindro il giocatore uruguaiano sul finire di carriera.

In questa sua seconda possibilità di riscatto a Cagliari, Rodrìguez trova nel medico e fisioterapista Morelli non solo un preparatore atletico ma un amico, contemporaneamente balia e guardia del corpo. Sarà questo omone torinese plurilaureato, bravo a prendersi cura dei calciatori e a rimetterli a nuovo con le sue manipolazioni, il punto di riferimento di El Gordo.

Con la sua flemma sabauda, Morelli però tentenna in ogni sua decisione ed è totalmente incapace di gestire i sentimenti e i rapporti con le donne.

Splendori e miserie del gioco del calcio, e non solo. In questo libro il pallone diventa recita teatrale, ma anche guerra. Non solo. Muscas, scrive un romanzo sull’amore carnale, sulla nostalgia, sul talento perduto e sul rimorso per gli errori commessi. A questo si aggiunge come Isla Bonita sia inoltre fotografia ben raccontata di una intera città, una Cagliari che grazie alle magie dei piedi di El Gordo torna a sognare la Champions League. Non mancano comunque le incursioni in altre città, come Torino, Napoli, Montevideo.

Una divertente commedia picaresca in giro per il mondo quella creata da Muscas, in cui il talento e il genio dissipato di un fantasista si accompagnano, nell’arco di un anno scoppiettante, a tutta una serie di personaggi interessanti e passionali.

Ecco l’addetto stampa Aresu, che guarda compilation di gol storici del Cagliari per ritrovare la calma (ma è tanto preso dalla squadra del cuore da trascurare anche lui i sentimenti); ecco la giovane giornalista Laura, che non vuole raccontare verità di comodo e che per amore di Morelli si trova invischiata in questa strana avventura; ecco l’allenatore scontroso, che non sopporta El Gordo; ecco i tantissimi personaggi di contorno, giocatori, dive della televisione, portieri famosi, improbabili trafficoni sudamericani e persino Papa Francesco.

Tutta una commedia umana intorno a El Gordo, che dona smalto e piacevolezza a questo romanzo corale quanto picaresco. Una lettura divertente e anche di grande impatto emotivo. Parecchio consigliata perché, con uno stile asciutto e una lingua che diventa incrocio di lingue, ogni singolo personaggio fa poi i conti con sé stesso, con i propri fantasmi e le proprie passioni. Soprattutto fa i conti con la quotidianità delle cose, che non vanno sempre come si vorrebbe.

Non mancano, ovviamente, i richiami e gli echi a grandi campioni del calcio, come Diego Armando Maradona, Enzo Francescoli o Gigi Riva.

Antonello Saiz

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