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James Joyce. Epifanie

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Edizioni Racconti ha pubblicato un volume di pregio (e di dimensioni maggiori rispetto alle sue tipiche edizioni) delle Epifanie di James Joyce. Il volume, un vero gioiello per arricchire la propria libreria o da regalare, è impreziosito dalle evocative e puntuali illustrazioni di Vittorio Giacopini che fungono da “racconti visivi” per accompagnare i testi sperimentali e più giovanili dell’autore irlandese. In aggiunta c’è anche il testo originale in inglese a fronte. La traduzione invece è quella di Carlo Avolio del volume Epifanie (Clinamen, 2014) che per l’occasione ha anche introdotto il volume con una nota critica “Visioni di Joyce”.

In questo passaggio Avolio analizza la genesi dei quaranta brani che compongono Epifanie, scritti da Joyce tra il 1900 e il 1904 durante il suo (auto)esilio nell’Europa continentale; testi d’altronde abbandonati per concentrare le sue attenzioni su Dubliners e Stephen Hero. Secondo Avolio le Epifanie fungono come un terreno di sperimentazione per le teorie estetiche di Joyce ma soprattutto sono “momenti significativi” della vita quotidiana dell’autore anche se non riescono a svelare il divino; così l’uomo brancola su un confine tra sogno e incubo.

Il secondo contenuto critico è a cura di Enrico Terrinoni celebre traduttore specializzato in Joyce, recente è la sua traduzione nella collana Il Pensiero Occidentale dell’Ulisse per Bompiani. In “Dello scrivere” epifanico Terrinoni sottolinea l’ossessione dell’autore irlandese per la “glossolalia” o l’invenzione delle parole. Terrinoni inoltre raccoglie le ipotesi epifaniche di Avolio sul divino ma le amplifica perché le sconnette da precisi rimandi cristiani. Joyce quindi (intra)vede nel termine epifanico un significato mistico, quasi esoterico. Tant’è, come sottolinea anche Terrinoni, in “Un ritratto dell’artista da giovane” Joyce ammette il suo allontanamento dalla Chiesa per avvicinarsi a losche compagnie italiane come quella di Giordano Bruno. Una epifania eretica, quindi, quella che pervade i testi brevi contenuti in questo volume, che si sorreggono sulla “rivelazione fulminante” e spirituale. Come chiosa Terrinoni Joyce traduce il normale in straordinario e in un circolo vizioso il continuo rivelare è forse un tentativo di occultare molto altro.

Il volume è arricchito anche da Rubrica di Trieste, un testo posteriore e complementare agli scritti epifanici e necessario per comprendere appieno l’estetica di Joyce. Segue il contributo dell’artista-studioso Vittorio Giacopini con L’occhio di Joyce che oltre a essere un saggio è una vera “biografia intellettuale” di Giacopini del suo rapporto con Joyce. Il volume si conclude con una nota bibliografica. Esclusi i necessari e interessanti apparati critici il volume è di una bellezza strabiliante, non solo per gli scritti epifanici di Joyce (che non commenteremo vista la rara bellezza di un’opera così importante), ma per le numerosissime illustrazioni di Giacopini che prende in prestito le pagine del volume per trasformarle in un vero atelier d’artista in cui la sua palette cromatica continua a rivelare nuove simbologie oltre il testo scritto.

Cristiano Saccoccia

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Epifanie

James Joyce

Edizioni Racconti 2021

Traduzione Carlo Avolio

Testi critici di Carlo Avolio, Vittorio Giacopini e Enrico Terrinoni

Illustrazioni Vittorio Giacopini

256 pagine

23 euro

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