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Watt. Intervista a Maurizio Ceccato

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Le riviste letterarie indipendenti sono una gran figata, non c’è dubbio. Dietro qualsiasi numero (cartaceo o sul web) di una rivista letteraria c’è un micromondo dove si condivide attenzione, curiosità, selezione, editing ma soprattutto passione. Una passione autentica perché finalizzata soltanto al risultato finale, nessuna speculazione né tantomeno un ritorno economico. Se ci si pensa un attimo, le riviste letterarie non avrebbero nessun motivo pratico per esistere: richiedono tantissimo tempo, non si riescono ad auto- finanziare e hanno pochissimo mercato, eppure ogni anno gruppi di appassionati inventano un nome, cercano una riconoscibilità, passano nottate intere alla scelta dei testi, all’editing, alla grafica, seguono gli esordienti, viaggiano per promuovere la rivista (per quanto si può), cercano di farsi pubblicità, partecipano a eventi letterari rimanendo seduti ore davanti a un banchetto defilato senza che nessuno si avvicini mai per dare un’occhiata. Eppure nascono (e purtroppo muoiono) in Italia tantissime riviste letterarie ogni anno, e con questa rubrica voglio raccontare la loro storia con delle interviste tutte simili (per dare a tutte le riviste lo stesso spazio) chiedendo cosa cercano, facendomi raccontare qualche episodio della loro esperienza, se hanno delle regole precise e cosa deve fare uno scrittore per pubblicare per loro.

Michele Crescenzo

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La prima volta che ho sfogliato un numero di Watt ho avuto la sensazione di avere in mano qualcosa di prezioso: la ricerca stilistica, il formato e le illustrazioni fanno subito intuire che si è di fronte ad un lavoro lungo e accurato. Credo che sia da allora che volevo fare due chiacchiere con loro. A questa intervista ha risposto Maurizio Ceccato.

Cosa vi ha spinto a creare una rivista letteraria? E quanto tempo fa è successo?

«WATT • Senza alternativa» nasce indipendente nel 2010 e, nel 2011, viene pubblicato il Volume Zero. Il progetto ha preso corpo e forma dopo vari progetti accantonati, grazie alla fusione e alle idee messe in campo dal sottoscritto (Maurizio Ceccato) , dallo studio di design e comunicazione visiva, nonché casa editrice bonsai IFIX (Maurizio Ceccato e Lina Monaco) e con l’ausilio indispensabile dell’agenzia letteraria Oblique Studio.

Non c’era nulla che mi soddisfaceva tra le pubblicazioni periodiche in Italia e, mentre elaboravo il progetto «B comics • Fucilate a strisce», con un occhio a McSweeneys, ho pensato che intrecciare l’illustrazione e la narrazione tutta italiana in un contesto di libro-rivista cartaceo, allora messo sotto scacco dalla nascente ossessione del digitale, sarebbe stato un buon meccanismo di lettura retro-futurista.

Prova a definire la vostra rivista in poche parole.

Senza catene. Senza conservanti. Senza paratesti ma con molti segni. Diversi.

Senza alternativa.

Quanti numeri sono già stati pubblicati e quando uscirà il prossimo?

Al momento sono usciti tre volumi. Il prossimo è in gestazione da un paio di anni e lo stiamo cucinando a fuoco lento con nuovi collaboratori e come per tutti i volumi con narratori e illustratori diversi.

Cosa cercate e pubblicate? Racconti, estratti, poesie? Avete un genere o delle regole precise?

IFIX e Watt non hanno alcuna alternativa o forse ne hanno molte. Quello che conta nel progetto che abbiamo cresciuto è stato di mettere insieme tanti segni che scalpitano nel sottosuolo italiano, siano essi filar di parole o labirinti di forme e che forse nel tempo, se ben annaffiati, cresceranno e si moltiplicheranno.

Non avendo gli stessi metodi promozionali dell’editoria tradizionale, IFIX con le sue pubblicazioni gode di ottima salute, grazie alla sua autarchia.

La poesia è un linguaggio complesso che non adottiamo sulle nostre pagine ma ci stiamo pensando. L’unico caso nel quale abbiamo interpellato un poeta come Francesco Targhetta, è stato nel volume “3,14” sul poster contenuto nella tasca del volume. Un luogo cartaceo privilegiato ma allo stesso tempo staccato dal resto delle narrazioni. Se penso alla riscrittura del nostro Pinocchio fatta da Alberto Fiori per la neonata collana Juvenilia dedicata ai bambini, il linguaggio di sintesi adottato è molto vicino alla forma poetica.

Cosa deve fare un autore per convincerti/vi a pubblicare un suo lavoro?

Innanzitutto bisogna dire che la maggior parte degli autori non sanno di essere autori. Se non esordienti, tutti coloro che contattiamo provengono da un osservatorio che abbiamo ideato: “Watt Scouting Night Live” ora divenuto “Unplugged”, una kermesse dove mostrarsi e mostrare le proprie capacità comunicative attraverso i linguaggi scritti e visivi. Inoltre la natura stessa delle nostre pubblicazioni ci mette a confronto con molte persone sia fisicamente che telematicamente. Setacciamo sempre con curiosità tutte le proposte che giungono alla nostra attenzione e cerchiamo, per quanto ci è possibile, di restare in contatto con tutti coloro che ci interessano o ci hanno intrigato per il segno o il linguaggio che gli scorre nelle vene.

Pubblicate anche in cartaceo? Se si, dove si può trovare la tua/vostra rivista?

IFIX pubblica solo volumi cartacei. Il Retrofuturo è già cominciato. Questo è un ottimo periodo per la dicitura Testo & Immagine, intesa come coppia stampata su carta. I menù dei ristornati sono più belli quando stampati su carta Fedrigoni. Anche i volantini e le promocard non hanno mai avuto cali di popolarità, mentre il vinile è addirittura riesploso. Esistono due razze di browsing: il browsing online e il browsing primigenio, che io affettuosamente chiamo “lo sfoglio”, e che è il versante presidiato da IFIX e da tutte le nostre pubblicazioni.

Qual è la soddisfazione maggiore o inaspettata che ti/vi ha dato la tua/vostra rivista?

IFIX ha ricevuto molta visibilità da quando abbiamo prodotto «Watt • Senza alternativa» e «B comics • Fucilate a strisce» ma il rapporto instaurato con gli autori, le persone che stanno dietro ai pennelli e alle tastiere e le persone con le proprie storie dietro ai banchi delle librerie, è impagabile.

Cos’è che ti/vi ha fatto davvero cascare le braccia?

Quello che sembra mancare oggi tra gli artisti, gli scrittori, gli intellettuali o sedicenti tali, è la voglia di coesione e di confrontare le proprie energie, un ossimoro, proprio oggi che i social network e Internet hanno accorciato le distanze tra gli individui e la comunicazione sembra non avere gerarchie o scale.

Cosa ti/vi spinge ad andare avanti in questa attività così poco (o per nulla) produttiva?

Non ho alcuna presunzione testamentaria. Quello che mi sembra l’unica via, da sempre, sia per il mio lavoro di designer e illustratore sia per quello di “collettore” tra persone diverse con la quale opera IFIX, è la ricerca continua di forme tese alla sbanalizzazione dell’intrattenimento. Anche con la tecnologia meno futuribile come i volumi di carta. Senza uno spirito da artigiani, tutti gli yin e gli yang rischiano di rimanere gemelli solitari.

Watt

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