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Agustín García Calvo, Della felicità

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Agustín García Calvo (1926-2012) è stato un prolifico scrittore, linguista, poeta e pensatore spagnolo, finalmente approdato anche in Italia grazie alla piccola ma agguerrita Ortica editrice, una boccata d’aria fresca per il panorama editoriale italiano, particolarmente attenta alla cultura libertaria (ma direi anche semplicemente libera). Il testo di García Calvo ora disponibile grazie alla traduzione di Gerardo Gimona risale agli anni Ottanta e si intitola Della felicità. Un libro sulla felicità, dunque? Sì, ma non il solito manuale di autoaiuto su come essere felici nonostante i ritmi di una vita frenetica, proprio un libro su cos’è la felicità, sul suo significato per le nostre vite. Erudito, arguto, densamente filosofico. La tesi dell’autore è tanto semplice quanto dirompente: la vera felicità, e non i suoi surrogati facilmente accessibili in questo mondo consumistico e votato al divertimento – che Pascal chiamerebbe distrazioni –, non sono possibili in questa Realtà. Una Realtà che è stata arbitrariamente fabbricata dagli esseri umani attraverso un compromesso tra quello che c’è e quello che vediamo, tra essere pensiero e linguaggio. La Realtà sta lì in mezzo. La felicità è impossibile proprio perché è questa Realtà invero a essere impossibile per lei (e quindi per noi). Risultano incompatibili, antitetiche, negazione l’una dell’altra. La felicità non può scendere ai compromessi imposti dalla Realtà già compromessa, il cui perno vitale prende forma nella Società, “l’ordine sociale, le leggi e le convenzioni mediante le quali le vite vengono organizzate e rette.” L’idea di felicità – a questo punto non più la felicità – serve proprio a capire in che situazione siamo costretti a vivere. È una forma di resistenza nei confronti dell’irreggimentazione operata dalla Società, che ci vuole felici a modo suo, e quindi infelici. Ma se, in quanto reali, non possiamo essere felici, che senso ha vivere? Una risposta prova a darla lo stesso García Calvo con Elogio di ciò che è buono, testo che trovate in chiusura di questa bella e curata edizione tascabile: “Di fronte ai mille e mille venduti, servi dello Stato e del Capitale, che ogni giorno, attraverso tutti i mezzi di formazione di masse, vi stanno facendo guardare verso il Futuro, a quello dell’Umanità e a quello di ognuno di voi, e così, nel farvi credere che ci sono dei percorsi già tracciati, impediscono che possa accadervi o vi venga in mente di fare qualcosa di nuovo, trasformando così le vostre vite in null’altro che – lavoro o divertimento, non fa differenza – tempo vuoto che va riempito in attesa che arrivi il Futuro definitivo, quello della morte […], di fronte a tutta questa peste di sanguinanti stupidaggini e bugie, lasciate pur sempre che il vostro amore, o le braci che di esso vi restano, si alimentino del ricordo […] del paradiso terrestre […], il ricordo vivo che può spronare gli uomini alla vita e alla creazione, a far qualcosa che non sua fare soltanto quel che è già fatto, e scatenare, in nome della nostalgia della felicità, la guerra della ragione contro la menzogna.” Non sarà possibile conquistare la felicità promessaci dal cuore, ma potremo però provare ad assaporarne il sapore nella creazione di qualcosa di nuovo e di noi stessi, in una battaglia quotidiana contro chi – praticamente tutti, inconsapevolmente – vuole privarci anche di questo.

Agustín García Calvo, Della felicità, Ortica editrice, Anzio-Lavinio 2019

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