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Emiliano Ereddia anteprima. Le mosche

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Con una scrittura elettrica, allucinata e che squarcia il tessuto della realtà fino a innescare un cortocircuito del corpo testuale Emiliano Ereddia scrive un noir sepolcrale ed emetico, lordo di sangue. Emorragia letteraria.

Ne Le Mosche gli ultimi finiscono nelle trame di ragnatele metropolitane e allo stesso tempo ctonie, ataviche come il sortilegio di un negromante o le carte di tarocchi stregati; noi siamo le mosche che scavano nella feccia per cercare la verità contaminata, archeologi e coprofagi. Nel lirismo smisurato di Ereddia saremo intrappolati in un noir orrorifico e cimiteriale, eretico e fetido; Assenza è un killer innocente ma che viene accusato di aver ammazzato Julian, il vicino di casa e compagno di Amanda Kerr la figlia scomparsa dell’ambasciatore degli Stati Uniti.

In una Roma scellerata e segreta come gli ossari di catacombe infestate da incubi ipnotici la lettura finirà per essere un crocevia di depistaggi, illusioni e follie collettive. Le Mosche non è un romanzo, è un capolavoro di ombre che camminano tra noi.

Cristiano Saccoccia

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Sono io. La mosca. E non esisto.

Hai saputo di me perché ti volavo intorno. Ho fatto un po’ di giri, un lieve suono, mi sono intrufolata nei tuoi capelli. Con qualche evoluzione ho danzato intorno alla tua mano per fuggire via. Poi sono scomparsa. Una spirale di nuovi interessi mi ha risucchiata. Forse la finestra era aperta, il palazzo aveva ancora un piano, forse tutto quell’odore di sangue –– che dici ––– ?

– Cazzo.

Tu hai detto Cazzo. E io sono ritornata a non essere. A non esistere.

Verso l’odore del sangue.

E ti ho lasciato la mia merda addosso.

Il cielo, poi, e fuori dalla finestra (questa cosa azzurra irraggiungibile è poi anche l’aria che respiriamo?) In mezzo al cielo-questa-cosa-azzurra-irraggiungibile cosa c’è? Altri palazzi. Ma chi se ne frega però di questi altri palazzi quando invece in questo appartamento c’è tutto questo sangue. Sangue e un uomo proteso e tremolante, buttato sul pavimento. Sacco umano di carne. Sacco caduto. Sacco rivoltato. Dietro di lui-sacco è lunga e complessa la striscia di sangue venata di altro sangue e tempestata da bolle di sangue che esplodono lente in sorrisi plastici smaltati in cui si smaterializzano tesi lembi di cielo rosso riflesso di sangue. L’aria che respiriamo e l’aria che siamo.

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