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Jordan Farmer anterpima. Un diluvio di veleno

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Un Diluvio di Veleno di Jordan Farmer, edito per Jimenez Edizioni nella traduzione di Gianluca Testani, raconta la viscerale esistenza di Hollis Bragg, un musicista deforme che vive solitario in sperdute areee rurali. La pagnotta la porta a casa scrivendo per una band che ha lasciato gli Appalachi per inseguire il successo. In questo racconto in bilico tra il pathos commovente e la violenza di frontiere immaginarie e geografiche si aggiunge il disastro ambientale dell’isola West Virginia, una fuga di sostanze tossiche che devasta il paesaggio. Hollis viene investito non solo dalla furia del veleno, ma è testimone oculare di un’altra sciagura, un omicidio. Un Diluvio di Veleno è un thriller atipico, con un protagonista dal corpo massacrato che dovrà scendere a patti con le sue cicatrici per scavare una via d’uscita in questa apocalisse tossico-criminale e costellata di tradimenti e colpi bassi. Il fuoco dell’inferno è un elemento cardine, tant’è che Hollis vive nei pressi bruciati della chiesa dove esercitava suo padre. Un protagonista grottesco nelle forme e mistico nella sua spiritualità magmatica, fatto di zolfo e amori perduti, fatto di musica e melodie bastarde. Questo romanzo è un capolavoro americano, ma ne ero certo già dalla dedica dell’autore.
A tutte le scommesse azzardate e le cause perse

guadagnatevi la gloria

Cristiano Saccoccia

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Sto inseguendo una canzone lungo il manico della chitarra quando il dolore alla schiena rompe l’incantesimo. I galli che combattono dall’altra parte del torrente contribuiscono all’interruzione, e capisco che è inutile continuare. Posso sopportare il dolore, ma non il frastuono dei polli. Basta un solo gallo che canta a radunare tutti gli altri in un coro malato; le loro voci s’innalzano in una musica stridula che filtra attraverso le mie pareti. Delle volte la distrazione mi fa venire voglia di andare a liberare lo stormo dal pollaio, solo che non riuscirei mai a eludere il signor Fredrick. Generazioni di suoi volatili hanno combattuto nelle gabbie locali, gli artigli rinforzati con le lamette per scavare tra le piume degli avversari. Nella contea di Coopersville, vale la pena proteggere qualsiasi cosa abituata a tanta violenza. La mia melodia perduta si era andata ripetendo per tutta la mattinata. Pensavo che l’avrei suonata finché non avessi trovato un bridge, ma le canzoni sono capricciose. Di rado si presentano pienamente compiute. In gran parte devono essere estratte lentamente dal subconscio, per frammenti. La melodia non tornerà, e allora mi accendo una sigaretta ricordando a me stesso di non preoccuparmi. È solo un’altra canzone d’amore che devo ad Angela. Caroline sta suonando nell’altra stanza. Afferro il mio bastone e mi trascino sul pavimento disseminato di indumenti sporchi. La stanza puzza come la tana di un animale. Bottiglie di birra sul comodino e posacenere stracolmi di mozziconi schiacciati. Alcuni filtri sono marchiati col rossetto di Caroline. Tento di ricordare la notte precedente, ma la mia schiena protesta a ogni passo finché sparisce ogni memoria della nostra serata. Tutto è annebbiato se non mando giù qualche pillola

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