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Renato Bergonzi, Storie di orti funerali e comunisti

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“Alcune ferite guariscono in poco tempo, altre non si rimarginano mai e ti avvelenano la vita.”

 

Aprire un libro e iniziare a leggerlo è sempre un piccolo investimento: del nostro tempo, delle nostre energie. È un atto di coraggio. Prima ancora è coraggioso chi scopre l’autore e punta su di lui, fare editoria oggi è un estremo atto di coraggio. Se fatta bene.

È anche per questo che le mie recensioni ho deciso di chiamarle “Recensioni coraggiose”, e questa in particolare permetterà ai lettori, coraggiosi, di conoscere un editore che ne possiede in abbondanza, di questo talento. Parliamo di Cicorivolta Edizioni e di Renato Bergonzi, autore di Storie di orti funerali e comunisti.

Attilio è il protagonista della storia scritta da Renato,  protagonista che di coraggio però ne ha poco.

Non è nemmeno un pauroso, ma lui non ha bisogno di sprone o di incoraggiamenti. C’è il suo papà.

O meglio c’era, e quando c’era gli ha insegnato un sacco di cose buone, ha cercato in tutti i modi, semplici e chiari, di trasmettergli i valori che contano.

Attilio ha imparato che i pilastri della vita di un uomo sono la famiglia, il partito, gli uomini, l’impegno, il lavoro; e la scuola vera lui l’ha fatta su in montagna, nell’orto, grazie a lunghe chiacchierate con il padre, grazie al di lui impegno nella locale sezione del partito e anche in virtù della partecipazione ai funerali dei compagni comunisti, durante i quali il senso di comunità e di solidarietà si rafforzavano ritrovandosi a salutare un amico.

Ma la vita non va avanti ad intermittenza, tanto meno all’infinito, e richiede ogni giorno la sua buona dose di coraggio, e così anche Attilio scopre che non è sufficiente tutto ciò che il padre gli ha trasmesso. Serve qualcosa di più, o di meno; o addirittura serve qualcosa di nuovo?

Attilio si trova ad un certo punto da solo ad affrontare una serie di eventi, sia negativi che positivi, che impongono scelte toste, definitive, come quelle che suo padre sembrava fare automaticamente, sicuro. Ma lui non c’è più. “Ci fossi stato tu, forse.”

Il primo evento che lo sconvolge è proprio la morte del padre, un evento del quale si sono scritti volumi su volumi, tale è il turbamento e il disorientamento che provoca in tante persone quando accade.

E se gli eventi che reclamano le nostre scelte si moltiplicano in un lampo e si abbattono su di noi senza pietà? Avete presente la vita di Giobbe?

Beh, noi andiamo a leggere quella di Attilio e a scoprire la sorpresa che ci riserva Renato Bergonzi per il finale del suo romanzo.

L’autore ambienta la storia che ha scritto quasi esclusivamente all’interno di quella che è stata definita la cellula fondamentale della storia umana, la famiglia, una realtà che oggi si trova in grande difficoltà, in una fase di profondo cambiamento e ridefinizione.

Si respira smarrimento, paura, incertezza, tutto il contrario di ciò che alberga nella famiglia di Attilio, salvo il fatto che della madre abbiamo solo qualche veloce apparizione, forse un presagio delle attuali difficoltà.

Lo sguardo dell’autore, tradotto in parole misurate, quasi dolci, commuove spesso, così come la bara in copertina.

Un buon lavoro a mio parere, che meritava più pagine, perché mai abbastanza sono quelle necessarie ad approfondire, sviscerare, analizzare i rapporti umani, soprattutto tra genitori e figli.

Buona lettura. Coraggio!

“Credeva nella magia delle parole, come ponte che potesse fare incontrare generazioni diverse.”

 

Renato Bergonzi

STORIE DI ORTI FUNERALI E COMUNISTI

Cicorivolta Edizioni

Collana: i quaderni di Cico

Pagg. 151

Euro 12,00

ISBN 978-88-32124-05-7

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