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Ventre. Intervista a Giulia Della Cioppa

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Per “Le Tre Domande del Libraio” questa settimana su Satisfiction incontriamo la giovane scrittrice Giulia Della Cioppa, che il 16 novembre scorso ha pubblicato per  Alter Ego Edizioni, nella Collana Specchi,  un romanzo dal titolo “Ventre”.

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Giulia, ci vuoi dire il tuo percorso nel mondo della scrittura, come sei approdata alla casa editrice Alter Ego e se ci vuoi raccontare anche l’immagine iniziale da cui è scaturita l’idea di questa narrazione molto particolare ?

Ho cominciato a scrivere a diciotto anni, subito dopo il liceo. Sono stata una sportiva, prima, e lo sport mi ha protetta dallo smarrimento adolescenziale. Pensavo agli allenamenti e alle competizioni, non rimaneva molto tempo per il resto. Questo mi ha tenuta al riparo fino a un certo punto. Quando ho smesso di giocare, ho cominciato a scrivere. La scrittura ha coinciso col terrore della scoperta del mondo. Qualche volta penso che sia stata una forma di trasposizione. Dello sport conservo il metodo, la disciplina, la ritualità. Ritengo siano caratteristiche necessarie per scrivere, per me almeno. Dai diciotto anni non ho più smesso. La scrittura mi sta accanto, sempre, ogni giorno. Sono approdata ad Alter Ego perché conoscevo Luca Verduchi, l’editore. Lui ha letto la prima stesura del romanzo e mi ha chiesto di lavorare insieme. Ne sono stata, da subito, felice. Ho cominciato a scrivere “Ventre” ormai due anni fa. Stavo dando un esame all’università sulla pragmatica del discorso, quella dimensione comunicativa che riguarda le relazioni dei segni con gli utenti. Riflettevo sulla comunicazione non verbale. C’era un’immagine ricorrente. Una stanza vuota, poco accogliente e una condizione di impotenza che prendeva forma, nel mio immaginario, attraverso l’impossibilità della parola. Questo è un romanzo sull’incomunicabilità, soprattutto.

Vogliamo entrare nel vivo del romanzo raccontando nel dettaglio i tre personaggi su cui è costruita la storia: Margherita, la voce narrante,  che si trova in uno stato vegetativo dopo aver deciso di suicidarsi il giorno del suo ventiseiesimo compleanno; la madre che ogni giorno si reca a farle visita, trascinandosi dietro il carico della loro relazione ambigua e conflittuale; infine Bianca, l’infermiera  che si prende “eccessivamente” cura della ragazza…

Tutte le protagoniste di questa storia sono vittime e complici del dolore proprio e di quello altrui. In questo romanzo la maternità e la cura assumono una caratteristica amorevolmente distruttrice. Talvolta la cura può apparire nella forma del ricatto. La madre di Margherita è una donna che tenta, caoticamente, di essere presente per la figlia. Ma le sue intenzioni non seguono e non colmano i bisogni di Margherita. Per questo l’accudire appare come un gesto inutile. La madre presenta uno schema a cui sua figlia non aderisce. Margherita vive riferendosi a un ordine altro di regole, spesso radicali, le stesse che la madre le condanna. La condizione di impotenza in cui si trova la protagonista diventa però un’occasione per ripercorrere la relazione conflittuale con la madre, che al lato del letto, di fronte alla tragedia, propone una narrazione altra della loro storia, tenendo conto, a questo punto, delle ragioni di Margherita, ignorate fino a quel momento. Anche la protagonista, non potendo parlare, si trova costretta ad ascoltare, questa volta una nuova storia che sarà utile a rimettere in ordine la vita passata, forse in virtù di una vita futura. Bianca entra nel romanzo come figura con cui Margherita instaura una relazione intima, seppure esplorino, loro due, una dimensione al limite della violenza. Bianca diventa l’occasione per indagare un piacere incorporeo attraverso il corpo. Se la madre non ha mai visto Margherita, Bianca la vede e la riconosce nella malattia e senza abbellimenti. Questo diventa il canale comunicativo più vivo della storia.

Il ventre del titolo e, in generale, il corpo ma pure le ossessioni e le relazioni sono le tematiche che fanno da tramatura a questo lungo monologo innescato dalla protagonista. Hai scelto per questa narrazione una scrittura limpida, calibrata e precisa come la lama di un chirurgo. Ci vuoi portare, dettagliatamente, nell’officina di lavorazione del libro, soffermandoti sulla scelta formale e su come hai lavorato per costruire una voce tutta tua e facilmente riconoscibile? 

È stato un lavoro lungo, durato circa un anno. Avevo scritto la prima stesura in tre mesi, senza pause. Poi, con Roberto Venturini, responsabile della narrativa italiana di Alter Ego, abbiamo lavorato sul ritmo, sulla musicalità della lingua e sulla struttura. Il lavoro di Roberto è stato prezioso. Sono diventata più consapevole di aspetti della scrittura che immediatamente compivo. La mia voce è diventata un mezzo e così ho potuto misurare il tono per l’intero romanzo. La struttura, in cinque atti, prende come riferimento il processo di individuazione junghiana, diviso, appunto, in cinque parti.

Buona Lettura di Ventre di Giulia Della Cioppa

Antonello Saiz

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