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Cane da Petrolio di Rick Bass. Intervista a Silvia Lumaca

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EMR: Rick Bass non era mai stato tradotto in italiano, quindi sei tu che per la prima volta gli dai voce. Hai avuto modo di conoscerlo, lo hai contattato? Non avere riferimenti per un traduttore è una cosa positiva? Non avendo un riscontro, un paragone, quale voce ridare all’autore, ai suoi racconti ed ai lettori?

SL: Non l’ho contattato, l’ho soltanto scoperto. 

Bass è molto affine al mio universo letterario ed esistenziale. E’ un attivista ambientalista ed ha uno stile di scrittura che non è quel classico minimalismo americano a cui siamo abituati. 

Ho letto dapprima una sua traduzione in francese di un autofiction sulla sua esperienza di vita in montagna. Ho letto tantissimi suoi testi in inglese, quasi tutto direi. Da questo punto di vista, essere stata la prima traduttrice in italiano, è un vantaggio nel senso che le traduzioni di un altro autore, specie se è bravo, paradossalmente sono molto ingombranti e finiscono per impedirti di avere una visione libera e creativa personale. Quindi sì, è più facile tradurre un inedito, nonostante quel che si crede, quantomeno se una vuole essere onesta come traduttrice.

EMR: Che genere di autore è Rick Bass? Io ho letto solamente alcuni passaggi molto diversi tra loro…. Temo che qualcuno userà l’espressione cinematografico… sarei davvero perplesso…

SL: Alla fine è anche ridondante continuare a parlare di scrittori cinematografici. In realtà Bass non lo è affatto ed è profondamente letterario e questo secondo me è il suo forte e non è minimalista, non è immediato, non è un autore così immediato dopotutto, pur  provocando un trasporto emotivo notevole. 

A volte crea anche distanziamento. Ci sono dei personaggi difficili da capire in alcuni racconti che destabilizzano un pò, che destabilizzeranno il lettore. Operazioni un pò più intellettuali, che cercano meno l’immedesimazione con il personaggio, ma non c’è comunque uno scollamento totale. 

Rick Bass è un geologo, si è spostato per lavoro soprattutto nel sud degli Stati Uniti e poi si è stabilito nella valle dello Yaak, un luogo totalmente incontaminato e lontano da quello che siamo abituati a sentire dell’America.

Tutte le “Americhe” diverse in cui ha vissuto, che non sono mai “Americhe” della città, sono dei luoghi spopolati. La sua America è quella della natura, abitata da pochissime persone con rapporti umani intensi.

EMR: Ciò che mi piace degli autori americani è che ti parlano di una storia, così com’è, diretta, sporca.  Non ti devono convincere della bontà della storia che stanno raccontando, te la raccontano e basta. Questa è anche la sensazione che mi dà ogni volta Larry Watson ed in generale moltissimi autori americani….

SL: La letteratura americana come diceva Gilles Deleuze è quella di saper creare ancora un’epica, credere nelle proprie storie e mettercisi dentro. A differenza di noi europei che siamo nauseati dalle nostre stesse storie e le  osserviamo,  osserviamo noi stessi al microscopio, non ci mettiamo dentro la storia e non viviamo con i nostri personaggi. 

Questa ingenuità come la chiamava David H. Lawrence che tu dici giustamente semplicemente raccontare senza filtro è quello che ha reso la letteratura americana la più letta del novecento e tutt’ora forse traina la letteratura mondiale. Sono più spudorati, riescono ancora a comportarsi come dei bambini e ci coinvolgono, come se scrivessero delle fiabe e quelle di Bass hanno a volte l’aspetto della fiaba pur nella loro complessità stilistica, anelano a coinvolgerti, a dirci qualcosa. 

Vogliono  proprio raccontare e in Bass c’è tanto di questa voglia di parlare di natura e di sensazioni legate al rapporto con la natura ed anche con qualcosa di ancestrale di pulsionale. 

Lui parla spesso di corpi sportivi. Ci sono due racconti molto belli sulla boxe e sul lancio del peso. Lo sforzo fisico è inteso come atto naturale, congenito all’uomo. Quella di Bass è una scrittura emozionale, meno visuale. Il suo stile, usando un linguaggio fiorito e forbito allo stesso tempo non ti permette sempre di visualizzare la scena, vieni travolto dalle parole. In questo senso è più emozionale. Vieni trascinato dalla narrazione che alla fine ti mette k.o. esattamente come vanno k.o. i personaggi del racconto sulla boxe.

In questi dodici racconti che compongono la raccolta Cane da petrolio, Rick Bass riesce a creare, in poche pagine, con una prosa lirica, struggente, asciutta, concreta, un universo naturale sconfinato come il paesaggio americano, che travalica l’inizio e la fine del testo per bucare il reame del mito. Un viaggio nell’immaginario onirico dell’autore ove saremo condotti in maniera sicura e dove inevitabilmente ci perderemo.

Edoardo M. Rizzoli e Silvia Lumaca

 

Presto al centro del fiume comparve una scultura, un testamento alle macchine che erano state maltrattate e consumate troppo in fretta, distrutte ancora prima della metà del ventesimo secolo: ruote in acciaio dei treni, ingranaggi e pulegge, trasmissioni che sprizzavano bagliori arcobaleno nell’acqua notturna, frasi iridescenti che fluivano lentamente a valle”.

Rick Bass

Cane da Petrolio

Mattioli 1885

trad. Silvia Lumaca

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