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Dante Arfelli. I Superflui

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È il centenario dalla nascita di Dante Arfelli, nato il 5 marzo 1921, e la nuova “Reader For Blind” mette in campo un progetto editoriale di riscoperta. Si tratta di uno tra gli autori meno noti, ma più profondi del ‘900 italiano. In piena scia con i nuovi temi della letteratura romanzesca Novecentesca, quanto affrontato da Arfelli ripercorre la temperie di Calvino, Pavese e Vittorini. Fa parte di quella tradizione che ha messo le radici nella narrazione di storie vere e “normali”, che narra di come una persona comune viva le proprie sfide. Si tratta di quella tradizione che segue quanto fatto dagli scrittori su citati e che prende strada dai grandi romanzi d’Oltreoceano portati al lettore italiano dalle traduzioni di Pavese e Vittorini, appunto. In questo solco si spiega anche il motivo della enorme fama che I Superflui ebbe proprio negli Stati Uniti. Il processo inverso di quello subito da Steinbeck o Faulkner e Dos Passos, con la “piccola” variante che essi ebbero enorme seguito anche tra le mura domestiche, per così dire.

            I superflui mette in campo le sensazioni di chi viene schiacciato dalla società del dopoguerra, quella in cui, per una rinascita economica, vengono sacrificate le vite e le possibilità di rivalsa dei singoli. Ogni superfluo è tutti i superflui, sì, perché chi non riesce a realizzarsi, chi cerca una condizione migliore e chi prova a muoversi dalla propria prigione in cerca di un buco nella parete attraverso il quale uscire non ci può riuscire, in quanto quello che si trova di fronte, che lo attende per essere affrontato, è una società diversa da prima della guerra. Il mondo ora è tutto preso da situazioni e problematiche ben più importanti rispetto alla vita e alle aspettative di un singolo uomo. Singolo uomo che, tuttavia finisce per essere molti uomini, fino a diventare la maggior parte delle persone.

            Luca, il protagonista de I superflui, si accorge ben presto che le lettere di raccomandazione sono già passate di moda, che far parte di un partito, o anche solo millantarne l’adesione, ora, non conta più nulla. Che le amicizie con personaggi e persone che hanno un ruolo nel mondo, che non sono “superflue”, non possono servire ad alcunché, se sei un povero paesano in cerca di futuro. Questi temi vengono affrontati con la crudezza e la pragmaticità di un linguaggio che affonda le sue radici, come si diceva sopra, nella letteratura vera, ma non verista. Quella dei Marcovaldo, dei Berto di Paesi tuoi, quella di chi, senza contare nulla persevera nella sua condizione, ma non demorde. Dimentichiamo i supereroi e i detective bohémien, dimentichiamo di personaggi che hanno più personalità che capacità e affondiamo le mani nella viva terra di chi ha molte doti, ma è privo del coraggio. Questa è la letteratura che appassiona, che fa rispecchiare il lettore nei personaggi che vede descritti. Questi, sono quelli che incontriamo per strada, al lavoro e ringraziamo al supermercato: Luca, Lidia, Luigi o Alberto popolano le nostre strade e, forse, siamo proprio noi.

            La riscoperta di questo autore, al di là della ricorrenza, è perfettamente ascrivibile al solco della nostra realtà contemporanea. La persona timida, impacciata, spaventata viene sempre schiacciata in un eterno ritornello che dice, pressappoco: non c’è spazio per tutti. Questa volta, con tale ristampa, cerchiamo di fare in modo che non sia così, che Arfelli inizi a essere profeta in patria e inizi a raccontare a sempre più suoi conterranei e compaesani le avventure di chi si è sempre sentito dire:

«Santo Dio, come si fa così su due piedi? Bisogna dare tempo al tempo».

 

Lorenzo Bissolotti

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