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Robert Stone. Dog soldier

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Scorrendo il file di Robert Stone su Amazon o Ibs o Mondadori eccetera, troverete un solo romanzo tradotto in italiano: Dog Soldiers, che per una drammatica coincidenza è tornato in libreria (con minimum fax, la traduzione di Dario Impieri e un’insolita prefazione di Massimo Carlotto) proprio nei giorni in cui è riesploso il conflitto israelo-palestinese.

La trama di Stone è ambientata nei primi anni Settanta, tra il Vietnam e la California. Il Vietnam è uno dei tre grossi traumi della storia recente americana, con l’assassinio di JFK e l’attacco dell’11 Settembre. Stone quel contesto lo conosce bene – scrivi di quello che sai – al punto da ricostruirlo con una sorprendente vividezza di dettagli e di immagini, dialoghi impeccabili, e con uno stile che attinge all’esperienza della Beat Generation. È quello il brodo di coltura in cui Stone si è formato: Dog Soldiers possiamo immaginarlo come l’anello di congiunzione tra Pasto Nudo di William Burroughs e On The Road di Jack Kerouac. John Converse, il protagonista del romanzo, è un giornalista e drammaturgo di insuccesso volato in Vietnam in cerca di ispirazione. La Saigon che gli viene incontro, nonostante la guerra, si mostra accogliente e piena di distrazioni: alcol, droga, prostituzione. John ne rimane travolto in tutti i sensi, anzi “con” tutti i sensi. Il caos entrato nella vita di John è lo stesso “disordine” con cui ha convissuto l’autore del libro: la personalità prismatica di Stone, che non ha mai nascosto il proprio modus vivendi anarchico-libertino (diciamo così), non era infatti diversa da quella dell’antieroe del suo romanzo. John fa il narcotrafficante in Vietnam, la moglie Marge ne diventa la sponda in California. “Ho capito come funziona”, dice Marge “O ce l’hai o non ce l’hai. Se ce l’hai va tutto bene. Se non ce l’hai è tutta una merda. Si o no. Acceso o spento. Partire o fermarsi”. I due si muovono sul doppio binario della storia, che nella seconda parte si trasforma in un avvincente road book. La fuga disperata di John e Marge è la metafora di una perdizione non prevista, la rimozione della moralità il tema centrale del romanzo. I personaggi di Stone non hanno pregi né virtù, non aspirano alla giustizia, non inseguono il bene; si riconoscono nelle loro fragilità e si lasciano guidare dagli eventi, perché sono completamente incapaci di prevederli figurarsi di governarli. La guerra è fuori, la guerra è dentro. Capolavoro.

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