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AAVV. Decameron project

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In questo spaccato contemporaneo assediato da una pandemia, anche il mondo delle scienze umanistiche ha reagito alle molteplici problematiche dando vita a progetti anti-lockdown (o meglio, anti-isolamento) di un certo spessore letterario, per intrattenere i lettori ed esorcizzare il presente.

Molte le antologie di racconti che si ispirano al Decamerone di Boccaccio. In effetti, anche l’autore fiorentino fa narrare delle storie ai suoi personaggi mentre sono al sicuro in una casa di campagna e fuori imperversa la peste.

Il Decameron project è un originale prodotto dello storytelling dei nostri giorni, voluto fortemente dalla redazione culturale del “New York Times” e importato nel nostro paese dall’editore indipendente NNE.

L’antologia presenta ventinove racconti brevi, scritti durante la pandemia da parte di una rosa di autori di calibro internazionale.

Il genere dei racconti oscilla costantemente, da quello realistico a quello fanta-distopico. Per esempio, Margaret Atwood confeziona una storia breve di alienante bellezza; Victor Lavalle gioca con il fantastico, generando un breve testo weird che estranea il lettore; Mona Awad fa la giocoliera letteraria con le percezioni e il surrealismo dell’inconscio.

Tutti i racconti risentono di un alto tasso evocativo, molti autori manipolano le tenebre e ammantano la narrativa di esalazioni oscure, alcuni invece dissipano le angosce e riportano la luce sul nostro mondo.

Vincente quanto originale è la scelta dell’editore di affidare le traduzioni dei racconti a più traduttori, così da riportare ai lettori un vero coro polifonico come sarebbe nell’originale.

Leggere Decameron project significa confinarsi negli interregni della narrativa dove si è prigionieri della quarantena, ma anche esploratori di other worlds cognitivi. Questi racconti sono il lasciapassare per evadere dal nostro appartamento-labirinto. Un’occasione, in sintesi, per mistificare un nemico invisibile e ignobile mitizzando l’essere umano che, anche nella sua brutale semplicità, può rispondere agli strali della natura.

Sono anche un ecosistema narrante e pulsante di incanti tragici, di rappresentazioni nostalgiche del passato recentissimo (poco più di un anno fa), di disincanti e storie pragmatiche, di favole moderne e incubi crepuscolari: Decameron project è tutto questo e molto di più.

Tra le storie che mi porterò per sempre dentro (nella sua schietta e umana sincerità) c’è quella di Etgar Keret che, senza calibrarlo con tratti horror e fantastici, ci consegna un testo dalla bellezza disarmante. Il suo Fuori è il racconto di quello che succederà domani, quando tutto sarà finito e la polizia verrà a stanarci dalle nostre quarantene, irrompendo in casa nostra per sbatterci fuori dal nostro perimetro individuale.

È un racconto brevissimo e dilaniante, Fuori, eppure non ha tracce di malattie e pandemie, non si parla di morti o di scenari distopici. Semplicemente assaporiamo questo futuro che viene alimentato con motti moralisti e slogan del tipo “Insieme andrà tutto bene”, quando invece è tutto come prima.

Angosciante il momento in cui la protagonista guarda una persona che chiede l’elemosina ignorandola, nonostante stia morendo di fame.

Fuori dalle mura della nostra anima. Inumani. Spaesamento e indifferenza sono fusi insieme per codificare la realtà che, in fin dei conti, è lo specchio di quello che siamo realmente.

Inutile districarsi tra tutti i racconti, ognuno è intriso di critica sociale, di rappresentanza di genere e inclusività. Ogni argomento è declinato con la sensibilità e la coscienza critica del narratore, la pandemia diventa escamotage per ritrarre il presente con potentissime pennellate dense di pathos. Una antologia che dovrebbe essere nel cuore di tutti prima ancora che nelle librerie.

Cristiano Saccoccia

Recensione al libro Decameron project di AAVV, NNE 2021, trad. Vari, pagg. 288, € 19,00

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