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Bestiario del sogno. Intervista a Franco Santucci

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È arrivato in Libreria il 24 gennaio Bestiario del sogno di Franco Santucci, edito da Wojtek Edizioni nella Collana Orso Bruno. Questa settimana per Le Tre Domande del Libraio incontriamo, per farci raccontare di questo suo esordio, proprio Franco Santucci, pugliese  di origini e che vive a Milano, autore di racconti che erano già apparsi online su «CrapulaClub» e «Fillide».

Antonello Saiz

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Franco, ci vuoi spiegare come nasce Bestiario del sogno e poi portarci nell’officina di lavorazione di questi sedici racconti, per poi raccontare il tuo incontro con la casa editrice di Pomigliano D’Arco?

Il libro nasce molti anni fa con la redazione del racconto “Giaguaro verde” che mi chiarì quanto già era presente nella mia produzione inedita precedente ovvero la necessità di scrivere una raccolta in cui gli animali fossero parte fondante della narrazione. Il genere avrebbe dovuto essere quello del fantastico, il grado di visionarietà, forte, l’obiettivo, annullare spazio e tempo nella ricerca di un qualcosa di incomunicabile. Non era facile… nel frattempo all’ispirazione visionaria si affiancava quella onirica: c’erano troppi animali nei miei sogni ed essendo, a volte, un sognatore lucido (che è colui che si accorge di stare sognando e direziona l’azione onirica – da cui l’idea dei racconti “Dreamaker” e “La leggenda”) sentivo di dover aggiungere un nuovo tassello. Iniziai a scrivere i sogni che ricordavo al mattino in un file, per trarne qualcosa, usarli come veicolo del perturbante, ma a quel punto era cambiata la prospettiva (come succederà al protagonista di “Dreamaker”) e la raccolta era divenuta qualcosa di diverso, con questo doppio binario di sogni e visioni che si sarebbero dovuti contaminare l’un l’altro. Anzi, si uniranno nel racconto finale “Lo zoo”, pensato per chiudere il libro e poi stravolto e completato grazie all’ausilio di un sogno intervenuto nei giorni della sua redazione.
Per quanto riguarda la Wojtek, la conobbi come casa editrice quando Alfredo Zucchi , fondatore di Crapula Club, rivista online dove avevo pubblicato qualche racconto, ne divenne editor. Iniziai a seguirla, ne apprezzavo la qualità e quando pubblicò “Racconti di Juarez del Sud” di Luca Mignola (un testo di racconti fantastici per me importante) pensai ci potesse essere possibilità per il libro che stavo scrivendo in quel momento. Quando terminai la raccolta gliela proposi e la risposta fu positiva.

Scrivere bene racconti non è affatto semplice. Per temi e atmosfere questi tuoi mi hanno ricordato un libro e un autore che ho tanto apprezzato, “Il paradiso degli animali” di David James Poissant. Qui ci troviamo di fronte a sedici narrazioni brevi, apparentemente slegate tra loro, ma dove l’elemento fantastico e gli animali servono quasi da catalizzatori per raccontare di angosce e inquietudini contemporanee. Vogliamo raccontare nel dettaglio, per i nostri lettori di Satisfiction, la carrellata di belve e personaggi, simboli e sogni e situazioni che animano alcune di queste narrazioni?

Oggettivamente esiste solo un’unica belva, propriamente detta, all’interno della raccolta (“Il cane lince”), gli altri sono animali a noi vicini o all’interno del nostro immaginario: gatti, cani, galline, rapaci, serpenti, grossi felini e altri. Entrando nel dettaglio dei racconti, ti anticipo che sceglierò una linea di descrizione che non è detto sia la più veritiera (oltre al narratore anche l’intervistato diventa inaffidabile), ma anche perché non saprei se ne “La malattia del falco”, il falconiere io narrante, ci racconta la sua storia d’amore con due donne, con due falconidi o con donne e falchi differenti (glisserò su questa mia imprecisione ornitologica). In “Dreamaker”, invece, vi è una macchina che permette al nostro protagonista di creare film dai sogni, eppure sembra cancellare, ma non completamente, una presenza animale all’interno dei suoi dreamfilm, filtrati e montati ad arte: sfiderà allora, per rivelarlo compiutamente, sé stesso e la macchina in una spericolata composizione di un sogno/film in diretta…
In “Io e l’avvoltoio” un sicario cammina nella savana al fianco di un grifone dorsobianco che non riesce più a volare, raccontandoci la sua missione contingente e l’altra nuova che gli si interpone, il tutto dentro una cornice narrativa che desta perplessità. Ne “L’uomo che uccise il re”, tutto ruota attorno l’immagine di un’aquila che cerca di catturare un serpente troppo grosso e finisce nelle sue spire (per i curiosi, gli animali in questione sarebbero un biancone, o aquila dei serpenti, e un cervone), da lì la storia di una guerra, una battaglia e della ricerca di un colpevole. “Il lago” è la storia di due amanti, in cui il protagonista, durante l’amplesso, assume le sembianze di uomini  differenti, supponendo essere quelli che sono stati con la sua amata in passato: il tramite dell’azione non poteva che essere il cane. Il gatto, l’animale più presente nella raccolta, sarà una specie di predatore ostinato e vezzeggiato in “Canarini”, e un compagno scomparso che decreta un passaggio fondamentale in “Matricola BC01”. In “Sud”, sarà una capretta la belva su cui si consumerà una specie di lotta ancestrale tra maschile e femminile, senso del possesso e ribellione alle tradizioni. In “Serpente bianco” non dirò qual è l’animale presente, però posso dire che in “Giaguaro verde” non vi è un giaguaro. Ve ne sono di altri, sia di racconti che di animali (soprassiedo alla questione simboli, perché la metodologia di composizione cercava di non fissarli staticamente) affidandomi al titolo del racconto finale che avrebbe potuto essere anche quello del libro: “Lo zoo”.


D
a grande appassionato di racconti quale sono, quando incontro un raccontista mi piace sempre coinvolgerlo in una riflessione più ampia sulla narrazione breve. I racconti, lo sappiamo, sono un genere molto apprezzato negli Stati Uniti, mentre qui da noi persiste una forma di pregiudizio da parte dell’editoria: se ne pubblicano pochi e soprattutto si promuovono male. Eppure i lettori di racconti esistono! Come ti spieghi questo ruolo di secondo piano nella scacchiera editoriale anche da parte di case editrici dalle coraggiose sperimentazioni? E, poi, secondo te,  cosa bisognerebbe fare per ribaltare la situazione e far appassionare di più i lettori alle narrazione brevi?

Partirei da un punto focale: se i media iniziassero a incanalare una massiva forma pubblicitaria su racconti e raccontisti e non a veicolare l’immagine di un dio minore, le raccolte avrebbero ribalta e pubblico (questo metodo, forse, funziona con tutto), anche di chi si professa fruitore esclusivo di romanzi, in quanto non sono forme mutuamente escludenti. Il problema, quindi, si sposta sul libro divenuto oggetto conforme da un punto di vista contenutistico, massivo e di comunicazione. In Italia il romanzo è, attualmente, più semplice da commercializzare e quindi risulta la strada vincente in ambito produttivo. Per appassionare i lettori ai racconti probabilmente dovrebbero essere gli scrittori i primi a crederci, proporne e pubblicizzarne, evidenziandone l’importanza nella storia e nel presente della letteratura, alcuni lo fanno ancora, altri, hanno smesso.

Buona Lettura di Bestiario del sogno di Franco Santucci

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