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Carmen Pellegrino. La felicità degli altri

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È da poco uscito per La Nave di Teseo La felicità degli altri, terzo e ultimo romanzo di Carmen Pellegrino e già inserito tra quelli candidati al Premio Strega 2021. Per il titolo l’autrice si è affidata, anche in questo caso, a poeti a lei cari come Giovanni Raboni e, nel precedente Se mi tornassi questa sera accanto, ad Alfonso Gatto.

Scelta, questa, non casuale, ma testimonianza del suo amore e vicinanza alla poesia. Del resto la prosa utilizzata non si discosta dal rigore del poetare. Ogni termine usato è preciso, studiato, ha una sua motivazione, un suo peso e non ammette sostituzioni con sinonimi. Sarebbe come inserire un dipinto perfetto in una cornice non adatta, con l’unico risultato di rovinarne la bellezza.

La cura messa dall’autrice nella stesura richiede un lettore attento che non anteponga la fretta alla comprensione. Io stessa mi sono soffermata su interi periodi per cercare di interpretarli al meglio. É un romanzo doloroso, perché è un romanzo sull’assenza e questa, si sa, crea angoscia, ma anche movimento, ricerca di ciò che manca. È la storia di Cloe, uno dei vari nomi che la protagonista indossa nel suo peregrinare da un luogo a un altro, di suo fratello, dei bambini con i quali ha condiviso l’infanzia, del professor T., di una madre in parte travisata e di un padre inadeguato, di Madame, del Generale, di un marito a scadenza e di un amore adolescenziale. Tutti a chiudere il cerchio. Sì, perché è circolare lo spazio in cui si svolge il romanzo. Le persone, i luoghi ritornano a distanza di anni, più o meno cambiati in questo percorso fatto da Cloe, perchè, nonostante le fughe, mai completamente abbandonati. È lei che ci invita a prendere confidenza con i fantasmi, con le ombre, a viverli senza paura, a non vedere nel buio il nemico, a trovare il coraggio di affrontare la verità, la stessa da noi oggi ignorata con insistenza in un contesto sociale disgregato, che ci appartiene e non aiuta a fare luce.

È una scrittura per sottrazioni, afferma la stessa autrice. La forma, la sostanza, la vita si ricompongono mettendo insieme i frammenti lasciati lungo il cammino. Un lavoro che richiede metodica, attenzione, coraggio. Una lettura che suscita domande. Non è forse questo il compito della letteratura? Sta a noi coglierle, cercare di dare risposte, crescere.

Durante la lettura la sensazione provata è stata quella di trovarmi in una bolla dove non respiravo aria, ma emozioni e ho sentito l’autrice ancora più vicina.

Lei, che si nutre di ombre, ci dona vita nutrendoci di parole e leggere questo romanzo è, al di là di ogni ipotetica classifica, lasciarsi stregare.

Carla Magnani

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