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Leviatano o Il migliore dei mondi

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PREMESSA

I. Il sergente artigliere Arno Schmidt fu catturato sul fronte occidentale dagli inglesi il 16 aprile 1945, e subito internato in un campo di prigionia nei pressi di Bruxelles. Liberato alla fine dell’anno, si ricongiunse con la moglie Alice a Cordingen (Bassa Sassonia), dove lavorarono entrambi come interpreti in una scuola di polizia ausiliaria per tutto il 1946, fino alla sua chiusura. Lì il giorno di ferragosto AS concepì l’idea di un racconto di guerra, e sempre lì recuperò la carta per scriverlo, tra il 3 e il 22 ottobre 1946, in forma pressoché definitiva.

Dal primo gennaio 1947 dunque AS è disoccupato, o volendo scrittore a tempo pieno: così la prima metà dell’anno la dedicherà a concludere la stesura di una tavola logaritmica a sette cifre che nessuno prenderà in considerazione, mentre nella seconda metà avvierà un’organica indagine erudita sulla vita dell’autore romantico La Motte Fouqué, che lo porta per un triennio a scorrazzare da un archivio all’altro (Göttingen, Hannover, Lüneburg, Celle…) in tandem.

II. La vera svolta, quella cui la coppia fa risalire l’inizio della “carriera”, risale al 15 settembre 1948, allorché AS rispedisce a Rowohlt un contratto firmato per la pubblicazione del Leviatano, con l’obbligo di affiancargli altri due racconti, scritti nel frattempo.

Mentre poi Rowohlt gli affida le prime traduzioni dall’inglese, che danno un po’ di ossigeno alla coppia, AS compone un altro libro, una specie di zibaldone con lettere fittizie a classici del passato (Dante incluso), la traduzione da Poe, un Anti-Goethe… finché il Leviatano esce, nel novembre 1949.

III. Contemporaneamente all’uscita, il Premio Nobel Hermann Hesse fece girare la lettera seguente: “Al contrario di quasi tutti i suoi colleghi, AS è un giovane intellettuale e poeta che non solo approva di cuore il tramonto dell’occidente, ma anche desidera ardentemente, e per l’immediato futuro, il tramonto dell’umanità. Il tono è quello cinico di un moderno desperado che ha visto e patito la guerra e tutte le malvagità del nostro mondo attuale, con un fondato e legittimo pessimismo dunque e una comprensibile aggressività. Ciò per sé solo non sarebbe interessante, la nausea universale non è più a corto di mezzi espressivi. Ma qui ora c’è un vero poeta, che ci sputa in faccia il suo ribrezzo, e già il titolo Leviatano, saturo di associazioni a Giobbe e Isaia, ma anche a Julien Green, promette più di un mero feuilleton esistenzialistico. Questo giovane poeta spavaldo e assai dotato, che in mitiche preesistenze ha già ucciso Platone, ha conosciuto il demone Leviatano e si è dedicato a calcoli sulla liquidazione dell’umanità, è un visionario un po’ arrischiato e magari non privo di rischi, ma genuino. E pure il suo affettatamente sottolineato amore per l’apparentemente esatto, per matematica e astronomia, non è l’amore ingenuo del logico devoto, ma quello ardente e nervoso dell’utopista e dell’eretico”.

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Arno Schmidt
LEVIATANO o Il migliore dei mondi
a cura di Dario Borso
Mimesis edizioni

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