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Sandro Veronesi inedito. Tre dipinti

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Il tuffatore di Paestum (480 A.C.)

Ma dove ti butti, pazzo! Così leggero, armonico, perfetto, dove ti stai buttando? Verrai distrutto, lo sai? Verrai massacrato, straziato, fatto a pezzi. Quell’occhio aperto, quel puntino bianco, quasi impercettibile (e però quanto è importante: senza di esso non ci sarebbe vita nel dipinto, nel tuffo), quell’occhio, dicevo, non può proteggerti, può solo farti vedere il disastro poco prima che ti annienti. D’altronde, tu lo sai bene. Sai bene che se è amore bisogna gettarcisi così, eleganti, estremi, incoscienti – e se non lo è non vale nemmeno la pena tuffarsi.

Antonio Donghi, Due canarini in gabbia (1932)

L’amore è questa perfezione nella prigionia,

questa simmetria,

questo contenersi di linee una nell’altra,

questo spezzarle, le linee, col corpo

questo incrociarsi di corpi, questo guardarsi

reciprocamente le spalle.

È tutto bello dove c’è l’amore, tutto:

ciò che è terribile è bello,

ciò che rabbuia risplende.

L’amore è questa quieta eleganza,

questo buon gusto, questa magia

L’amore è questa perfezione nella prigionia.

Christina’s World, Andrew Wyeth (1948)

Se tu potessi, Cristina, andare dove desideri, il tuo amore si appagherebbe. Se tu potessi raggiungere quel punto verso il quale il tuo corpo è teso come quello di un cane da punta, il tuo amore, l’immenso amore che ti porti dentro, che freme, che preme, che geme, si spegnerebbe. Poiché invece tu non puoi farlo, esso si rinnova in ogni istante e non morirà mai. Ma voglio svelarti un segreto, Cristina, sorella mia: nessuno può raggiungere quel punto, non solo tu. La differenza è che tu lo sai e gli altri no – e già in questa ignoranza il loro amore si consuma, mentre il tuo resta intatto e si smisura.

Sandro Veronesi 

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