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La scostumata signorina viandante Psychedelic Pink Punk deflagrò sulla piccola isola, sbarcando arsa e fumantina dal furore strombolano. Arrivai e lo Stromboli, geloso colante lava, eruttò.

Intrapresi, presa e preda della mia focosa vis, trekking a minne di fora, sessioni di furore uterino in montagna, incandescenti interventi a Radio Deejay e Radio Vanessa, bizzeffe di stories a uso e abuso della rete.

Sempre esposta, esosa, esagerata.

E andai in Over-Robbie-Dose.

Poi lo scoglio m’insegnò la prima lezione.

Rallenta, cazzo o ti schianto, cazzona.

PAURA E DELIRIO AD ALICUDI.

Non sono una persona che si spaventa sovente. Forse perché sono un tantino incosciente, seppur sempre consapevole.
Intrapresi per errore un aspro, ripido, selvatico sentiero sulla piccola isola che mi spaventò. Molto. Ero sola e persa, prigioniera di una natura brutale (avrò gridato “natuvaccia di mevda” una trentina di volte).
Ci fu un momento, quando andò di traverso qualche pezzetto di naturaccia, che iniziai a respirare male e a raschiare la gola. L’acqua era finita. Gridai “Ohi, c’è qualcuno” ma l’aspetto paradisiaco di un’isola semi deserta, in quella situazione di emergenza divenne infernale. Horror Trip.
Ravvisai un principio di attacco di panico. Mi fermai. Respirai guardando il mare e sollevando lo sguardo su un sentiero che andava sempre più infoltendosi, tra fichi d’India (che massacrai con il bastone, livida e stremata).
Scendere non era un’opzione perché chi cammina sa che le discese sono ben più insidiose delle salite.
Quindi proseguii la salita. Per un’ora.
Avvistai un gruppo di case ma erano tutte disabitate. Balzai nella terrazza di una casa gialla. Nessuno. Niente acqua.
Avevo tutto il corpo invaso di rametti, spine, insetti. Gambe raschiate e arrossate. Urticante ovunque. Scesi verso casa lenta, prudente, cosciente e francamente esausta e provata.
La piccola isola mi mise alla prova.

La superai.

E quel Sentiero Spavento mi premiò con un amoroso e languido incontro …
Benché non usa e abusa ad ascoltare, come mi disse un randagio locale, scelsi d’imparare la lezione. Rallentai, ascoltai, ringraziai.

Placai la mia vulcanica furia.

Yasiyor è una magica parola turca che mi regalò un errabondo stanziale da più nomi, più case e più vite che mi accolse a sua insaputa dopo il sentiero spavento, dove rischiai la mia pellaccia.

E che mi scampò lasciandomi estaticamente viva.

Her zaman kazanabileceğini düşündüğün hayali bir dünyada yaşıyor gibisin: Tu sembri vivere in un mondo di fantasia in cui pensi di poter sempre vincere mi dedicò il randagio che non deve mettermi alcun GPS, guinzaglio, collare perché al pari del suo quattro zampe io farò ritorno in cuccia. Quel sentiero è segnato.

Lasciai la roccia per una fuitina di tre giorni nella grande isola, la Sicilia, che accolse il mio psichedelico ipotalamo e il mio sfavillante e spumeggiante spiritello con ricchi doni sia di panza sia di sostanza. Sia di cuore sia di anima.

La prima tappa fu sui Nebrodi, un parco regionale da perdere i sensi, in vetta a 1500 metri. Trovai giaciglio, e che giaciglio, nel meraviglioso Villa Relais Miraglia di Enzo, dove ogni senso fu ristorato da immensi e immaginifici boschi, da un’isola nell’isola, da un San Bernardo di nome Omar, da una cucina ricercata di prelibatezze locali e da commovente umanità. Si ringrazia per la divina cena in solitaria lo chef Gianluca Barbagallo.

Io la lezione Covid l’ho imparata perché già albergava in me: voglio vivere una vita umana, rallentata, naturale, garbata, amorosa e rispettosa.

Fin tanto che non mi saltano i nervetti e sbotto da vulcano quale sono. E la vulcanica vagabonda nei pressi dell’Etna fece un parossisma feroce per poi quietarsi.

Enzo mi offrì la passione per il suo lavoro, l’impegno per la sua terra, l’ospitalità vera del sud. Mi commosse fin tanto il pancino con un aperitivo di arrivederci a base di superbo vino dell’Etna, salame dei Nebrodi, bruschette e funghi. Allucinogeni? Cornuti? No, ma comunque stupefacenti.

Ripresi la strada, ah quanto amo batterla e non farmici abbattere, affidandomi, mio malgrado, a quei fottutissimi algoritmi di questa malefica vita moderna che vorrebbe non farci perdere mai, non farci cannare mai, farci programmare ogni istante fake.

Fuck It!

Imparate a errare, a perdere, a smarrirvi. Ad andare senza meta.

Fu così che mi smarrii per oltre cinque ore in strade e autostrade a un senso con il semaforo, nel cuore della Sicilia. La Grande Bellezza.

Mi fermai stremata a comprare ciliegie: 2 euro per mezzo chilo …

Iniziai a sputacchiare noccioli, esprimendo torbidi desideri e amorosi aneliti.

Mi rilassai ammirando fuori dal finestrino la vita normale che scorreva. Felice di vivere solo nella favola. Nella mia bolla creata e curata ad arte da me stessa. Nello yaşıyor. La fatalità volle farmi giungere al tramonto nel parco regionale delle Madonie, dove si erge il borgo fatato di Polizzi Generosa, in un attimo in cui la luce sbucava dalle nuvole che quasi minacciavano pioggia.

Amo i temporali.

Amo i fulmini.

Amo i lampi.

Forse perché io sono temporale, fulmine e lampo. Sono una mina vagante che quando arriva scompiglia tutto, lo rimescola e lo lascia diverso.

Sorrido pensando a un film con Laura Dern, intitolato Rosa Scompiglio, la storia di una giovane donna naif e tanto erotica che portava scompiglio ovunque andasse, tirandosi addosso l’ira funesta delle cagnette a cui aveva sottratto l’osso. Citazione da Bocca di Rosa di Fabrizio de Andrè.

Io sono Bocca di Rosa, fintanto nel follicolo rosé.

Non lo faccio apposta, così fui dipinta dal creato.

Sono una scompigliata amorosa e mi piace tanto, e tanto piaccio.

Sicché lo faccio.

A Polizzi, trovai un incanto di agriturismo, l’Agriturismo Cuca, casa di Cetti e di cinque cagnolini che subito mi fecero scordare il peloso Omar.

Chi tanto viaggia e vianda, trova sempre nuove bestiole con cui giocare, fare baruffa e fare amore.

Gli stanziali ricercano famiglia, case, lavori fissi.

I vagabondi vanno e lasciano. Noi scegliamo la comune, la tribù, il certo incerto …

Il certo incerto” è la poetica e desolata frase che mi disse Cetti, madre di tre figli maschi, un agronomo, un naturalista e un salva alberi eclettico. Casa sua è un agriturismo disperso vicino a Polizzi Generosa. Il certo incerto è il futuro dei suoi figli, di figli che lasciano la campagna per la città in cerca di un sostentamento “certo”. La vita dei nostri giovani, assolutamente trascurati e traditi da tutto e tutti. Che vergogna. Che miseria. In questa bellissima ricchissima terra. Così disperata di futuro.

Io vago scalza e scaltra ma saggia e sensibile. Negli occhi di questa tenue e temprata madre ho percepito la grande bellezza di un paese da riscoprire e rispettare.

Non ho voglia di viaggiare all’estero, lontano. Non m’intrupperò mai più in un low cost con low people per sviaggiare. Io userò i miei piedi le mie gambe i miei sorrisi e la mia energia nel piccolo grande paese che qui mi fa sentire orgogliosa come non lo ero anni di esclamare sono ITALIANA. Qualsiasi battuta sulla canzone Sono Un Italiano di Toto Cutugno sarà apprezzata. E la Sicilia, mentre ascolto il maestro Franco Battiato, rimanga isola. Perché questa terra appartiene solo agli dei.

La gita al borgo di Polizzi fu pura poesia in cammino. Dall’incontro con il gagliardo Gandolfo Albanese, proprietario ma soprattutto anima di una bottega storica e satolla di salumi, formaggi, salsicce, fagioli, decorata da cesti, fotografie, ricordi, frasi. L’aprì suo padre nel 1960 e merita di essere insignita del riconoscimento di bottega storica perché lo merita. Non solo per i peccaminosi e gustosi prodotti che offre Gandolfo con una passione e un amore di altri tempi ma perché il prodotto migliore è un incontro con lui.

Grazie mille caro cliente! L’aver acquistato i miei prodotti tipici locali, mi dà la possibilità di continuare a lavorare nell’attività commerciale che dal 1960 mi è stata tramandata da mio padre, e allo stesso tempo mi aiuta a promuovermi e ad offrirti un servizio sempre migliore e al passo coi tempi,” si legge sul volantino dove sono elencati i prodotti di Gandolfo che possono essere spediti in tutta Italia. Chiamatelo. Lo farete felice e lui farà felici voi. Parola di Falli Felici!

Bisogna avere il cervello largo” mi disse Gandolfo, avviluppandomi nel suo microcosmo alimentare e umano; mi offrì assaggi paradisiaci di prodotti fatti di passione e sudore. La mente dilatata, ossia psichedelia. Gandolfo me l’ha detto senza sapere che stava citando Albert Hofmann, il papà dell’LSD, la magica sostanza psicotropa che allarga i confini e i limiti della mente. Dopo il mio assaggio di paradiso cosmico sull’isola di Alicudi, il mio ipotalamo, già ben slargato, accoglie tutti gli scampoli energetici.

Gli svaligiai la bottega per fare ritorno sull’isola carica di beni degli dei da condividere con la Gang of Alicudi, la mia nuova comune, che ringrazio di avermi accettato come suo membro anche se io non vorrei mai fare parte di un club che accettasse me come suo membro (citazione Groucho Marx).

Passeggiai sorridente e curiosa, chiacchierai con i vecchietti del paese al Bar di Annalisa. Apprezzarono molto la mia feroce critica all’eccellenza della Regione Lombardia. Annalisa addirittura chiamò il marito al balcone dicendogli: “C’è una milanese che critica la Lombardia!” Attilio Fontana e compagnia brutta, andate a ciapà i ratt!

Chiesi indicazioni – no fucking Google Maps – a tre ragazzini in bicicletta per la dimora di Domenico Dolce, che qui vanta i natali. Li “corruppi” con un gelato. Vidi e assaporai il cuore della vera Sicilia, terra mitologica e reale, così ferocemente bella e così disperatamente incerta.

L’ultima tappa della mia tre giorni sulla grande isola mi fu indicata da alcuni amici virtuali che amano seguire le mie avventure girovaghe e amorose. Lanciai un SOS alla rete perché m’indicasse il cammino. E la magia accadde di nuovo. Fui instradata verso Castel di Tusa, piccolo e delizioso borgo sul mare nei pressi di Cefalù, divenuto un importante centro d’arte ad opera dell’artista siciliano Antonio Presti che qui ha creato l’Albergo Atelier Sul Mare, un albero museo di arte contemporanea.

Qui alberga l’utopia, quella dell’arte recita una delle innumerevoli scritte che tappezzano l’entrata. Qui si respirano energia, arte, utopia, bellezza, ebbrezza, languore. Le stanze sono state realizzate da artisti internazionali e si dimora in capolavori unici. “L’arte deve essere vissuta come un sogno in questa terra magnifica”, dice Presti, già ideatore della Fiumara d’Arte, il parco di sculture all’aperto più grande d’Europa.

Antonio Presti ha una visione “alta e altra” dell’arte e della vita.

Flex Your Mind si legge alla reception. Un altro indizio psichedelico dal refrain feed your head dalla canzone White Rabbit, inno lisergico dei Jefferson Airplane, mantra della Summer of Love dei tardi anni Sessanta in California.

All’Albergo Atelier Sul Mare sembra di entrare in una fiaba surrealista. Mi ha ricordato la casa di Salvador Dalì a Figueres che visitai oltre venti anni fa quando ero in una delle mie innumerevoli fughe da un amor fou, o meglio in quel caso da un ménage-a-trois finito in un doloroso, e protratto, autolesionismo.

Scelsi subito la stanza Hammam, immergendomi negli erotici vapori mediorientali. Mi addormentai dentro un’opera d’arte.

Dentro l’arte danzai.

Mi denudai.

Mi toccai.

Feci amore.

Distesa e umida, mi lasciai rapire dai sensi e dal piacere.

Interpretai una danza da odalisca ai ritmi di canzoni turche.

Languore e furore uterino mi colsero sensi e buchi tutti.

Dopo l’amore, famelica banchettai da dea quale sono al ristorante Il Punto dove fui accolta dalla bellissima Rosalia che su suggerimento delle belle amazzoni Tecla e Diana del bar dell’Albergo Atelier sul Mare andai a visitare.

Gozzovigliai, anzi gozzovigliammo, perché la randagia trova sempre compagnia, cibandoci con le mani di frutti di mare e spaghetti ai ricci.

Una notte epica, eroica, erotica, eretica, come scriveva il compianto Franco Bolelli, che risiede nella mia anima, insieme alla sua Manuela.

Giunta di buona mattina a Milazzo, m’incamminai sola per il lungomare insieme a uno dei miei costanti compagni di viaggio, un libro. E fu il libro e il mio musetto divertito e rapito dalle parole a cogliere l’attenzione di un altro lettore, anche figo. A dimostrazione che a leggere non sono solo racchie e sfigati, tutt’altro.

Quell’incontro scaturito dalla lettura mi donò un nuovo folle e psichedelico amico, altro pazzo di razza appartenente alla tribù dei vagabondi erranti e vibranti. Travolti dalle nostre lisergiche energie, ci raccontammo esperienze dipendenze e sopravvivenze. Tutto in tre ore. Culminate in uno dei pranzi più sublimi e divini che abbia mai gustato: da Giovanni patron chef del ristorante Macchianera sul lungomare che da solo merita la sosta a Milazzo.

Un gin-tonic al Gin Mare e uno spaghetto burro bottarga di tonno e forse canditi di agrumi sotto la pioggia prima di ripartire che mi ha fatto letteralmente orgasmare il palato. Mentre trafelata e bagnata mi affrettavo a pagare il conto e raggiungere in ritardo l’aliscafo che stava mollando gli ormeggi, fui riconosciuta da una coppia di amici (Diva!) che conobbi anni fa a Filicudi. Il pranzo mi fu offerto. Che culo queste lettrici!

Che bella la vita se si apprende a viverla bene e a fare del bene. Ad amare e sognare, a ridere e a godere, a rispettare e a donare.

Questa vostra Rosa Scompiglio sbanda e anda, scuote e smuove, cerca e trova sempre ciò che non andava cercando. E forse così scopre ciò di cui aveva bisogno.

Sono innamorata.

Della vita.

Della piccola isola.

Dei randagi.

Di altro da me.

A Palazzo Venier dei Leoni, sede del Museo Peggy Guggenheim, a Venezia, un’altra delle mie isole, c’è un’insegna al neon che recita:

CHANGING PLACE

CHANGING TIME

CHANGING THOUGHTS

CHANGING FUTURE.

L’ho fatto.

Ho cambiato luogo.

Ho cambiato tempo.

Ho cambiato pensieri.

Ho cambiato futuro.

E ho cambiato isola.

ALICUDI è la mia nuova isola.

NB. Di solito non lascio indirizzi e/o consigli ma i luoghi che ho visitato e soprattutto le persone che ho incontrato meritano menzioni speciali.

VILLA MIRAGLIA RELAIS sui Nebrodi

SS n. 289-22, Cesarò (Messina)

Tel. 095.8834898

www.relaisvillamiraglia.it

AGRITURISMO CUCA di Cetti sulle Madonie

Contrada Cuca, 90028 Polizzi Generosa PA

Tel. 3407839253

https://www.facebook.com/agriturismocuca

MACELLERIA SALUMERIA “ANTICHI SAPORI” di Gandolfo Albanese

Via San Domenico, 5 – Polizzi Generosa

Tel. 0921.649580

Cell. 347.1766916

https://www.facebook.com/Macelleria-Salumeria-Antichi-Sapori-Albanese-101135821830457/

ALBERGO ATELIER SUL MARE

Via Cesare Battisti 4, Castel di Tusa (Messina)

www.ateliersulmare.it

RISTORANTE IL PUNTO di Rosalia e Stefano

https://www.puntopunto.net/

RISTORANTE MACCHIANERA

Via Marina Garibaldi, 275, 98057 Milazzo ME

https://www.facebook.com/Macchianera-Ristorante-277156439014016/

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