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Essere Moana. Segreti e misteri

Io ho il coraggio di vivere come mi piace. Non mi è mai importato nulla di quello che gli altri possono pensare di me e ho sempre fatto tutto ciò che desideravo. Decido in un attimo e poi non mi pento mai. E quando ho sbagliato, ho potuto prendermela solo con me stessa.”

(Moana Pozzi – 1993 intervista a Mezzanotte e Dintorni)

Essere Moana – Segreti e misteri è una docuserie in due puntate realizzata da Alessandro Galluzzi, Flavia Triggiani, Marina Loi prodotta da Verve Media Company – andata in onda su Discovery + il 29 luglio e il 5 agosto e in chiaro sulla Nove da settembre – in cui si analizza il fenomeno Moana, dalla sua nascita ed educazione in una famiglia borghese, padre ingegnere nucleare, madre casalinga, passando per la sua voglia di libertà da ogni costrizione fino a raggiungere la notorietà e il successo, così strenuamente ricercati, nel mondo, prima del p*rno, e poi del costume e della società italiana a cavallo tra i primi anni Ottanta fino alla morte prematura e “misteriosa” avvenuta il 15 settembre 1994. Il titolo stesso scelto dagli autori rimanda ai segreti e ai misteri che aleggiano intorno al mito di Moana, un po’ sulla falsa riga di un’altra icona, Marilyn Monroe, sulla cui morte si specula ancora oggi. Entrambe bellissime, conturbanti, intelligenti, seducenti, attratte dal potere e dai potenti, entrambe morte giovani, Moana a 33 anni, Marilyn a 36 anni, all’apice della carriera e in circostanze sospette: la prima per presunta malattia fulminante, la seconda per (presunta) overdose di barbiturici.

Anna Moana Rosa Pozzi nasce a Genova nel 1961 e quel nome dal suono morbido ed esotico – Moana in lingua polinesiana significa “il punto dove il mare è più profondo” – che in tanti pensano sia un nome d’arte, invece fu voluto dai genitori per la bellissima bimba dalla chioma bionda e dagli occhi blu. In Italia se pronunci Moana, immediatamente il pensiero ricorre a lei, la nostra vera diva del porno (Cicciolina è ungherese) al punto tale che quando la Disney realizzò il cartone animato Moana, in italiano fu distribuito con il titolo di Oceania, immagino per il terrore di vedere masse di uomini arrapati al botteghino accanto a famigliole e bambini!

Nel documentario si affrontano temi quali la malattia mai chiarita (tumore al pancreas? Aids?) gli amori con i potenti – in primis con Bettino Craxi, con il quale ebbe un’intensa intesa cerebrale e passionale, all’epoca segretario del Partito Socialista e Primo Ministro che le spianò la carriera e l’entrata nel circuito “pulito” dei canali RAI – il famoso diario scomparso, l’archivio bruciato di Riccardo Schicchi, fondatore di Diva Futura, vera fucina di pornostar, il fratello/figlio Simone, l’eredità contesa, i segreti e i misteri della pornodiva divenuta mito.

La prima puntata si concentra sull’ascesa di Moana, sulle sue prime esperienze come modella e comparsa in dimenticabili film dell’epoca, ma dove già si percepiva una forte ambizione e un immenso desiderio di sfondare, alla ricerca di soldi, successo, potere. Come disse la stessa Moana agli albori della carriera, che ha saputo indirizzare con talento, determinatezza e calcolo: “Se non divento famosa nel cinema tradizionale, allora cambio settore.” Esibizionista nata, come raccontava nel suo introvabile, se non a prezzi folli (circa 300 euro), libro La Filosofia di Moana – da lei pubblicato in 20 mila copie per una spesa di 60 milioni di lire – Moana fa la sua prima apparizione in un film pornografico “grazie” a un ragazzo di cui si era innamorata che già lavorava nel mondo hard e che le propone di partecipare. Lei accetta con naturalezza e con la sua irrefrenabile voglia di avventura, e di emozioni forti, miscelando audacia e innocenza. Le interviste che rilasciò negli anni la vedono sempre posata e garbata, anche quando indossa abiti molto vistosi che mettono in evidenza il suo magnifico corpo modellato su una Jessica Rabbit in carne e ossa. Non traspare mai volgarità nel suo eloquio ed è capace di affascinare anche le casalinghe, categoria opposta alla sua sfrenata libertà (“Sono contro il matrimonio” disse una volta, anche se poi si sposò con Antonio di Cesco, istruttore subacqueo conosciuto sull’isola di Lampedusa).

Il documentario presenta una carrellata di interventi da parte di personaggi pubblici che la conobbero e stimarono, tra cui testimonianze di Vittorio Sgarbi, Fulvio Abbate, Maria Luisa Agnese, Marco Gregoretti (autore dell’articolo Chi ha paura di Moana scritto dopo la sua morte), Antonio Dipollina e di colleghi quali Debora Attanasio, segretaria di Riccardo Schicchi, il pornoattore Franco Trentalance, Eva Henger, Jessica Rizzo ma soprattutto Rocco Siffredi, con il quale Moana gira il suo vero primo film hard per la regia del suo mentore Riccardo Schicchi, il secondo film porno di Rocco, intitolato Fantastica Moana (1987).

La svolta nella vita e nella carriera di Moana avviene con l’entrata nella scuderia di Diva Futura di Riccardo Schicchi, già pigmalione della più nota Ilona Staller, Cicciolina, che nel 1987 riuscì addirittura, con l’aiuto del Partito Radicale guidato da Marco Pannella, a essere eletta alla Camera dei Deputati. Schicchi combatteva una battaglia per la liberazione sessuale, le sue attrici non erano prostitute ma guerriere del sesso contro il comune senso del pudore così imperante e mortificante in quegli anni compassati in un’Italia bigotta e asservita al Vaticano. Moana, che nel suo carnet amoroso annoverava anche alti prelati e rappresentati del clero, contribuì a sdoganare il p*rnostar system (anni 80-90) perché rappresentava un raggio di luce contro l’oscurantismo sessuale.

Eravamo nei gaudenti ed edonistici anni Ottanta, la Golden Age del p*rno, come sostiene il p*rnoattore Franco Trentalance: i cinema erotici e i teatrini facevano furore e pienone, aprivano i battenti i i primi club di scambisti, ma fu l’avvento delle videocassette VHS a dare luogo a una piccola grande rivoluzione di costume: il porno fu sdoganato dall’essere visto al cinema all’essere goduto nella propria intimità casalinga.

Moana sbancava al botteghino ma soprattutto nella vendita di videocassette. Come da testimonianza di Vittorio Sgarbi, Moana ha usato il porno come un’arma per prevalere in un campo in cui le donne erano considerate oggetti. Lei voleva brillare di luce propria e non di quella che poteva giungerle dal potere maschile.

Moana anelava a essere adorata, desiderata, toccata, era teatrale, misteriosa, inarrivabile ma alla mano, gentile, disponibile senza mai rivelarsi. C’era un netto contrasto tra l’immagine esibizionistica lavorativa e la sua anima borghese: questo divenne l’elemento più potente del suo successo.

Con il sostegno di Schicchi, che aveva reso giocoso e gioioso il sesso, trasformandolo in teatralità, Moana è diventata soggetto attivo nel suo ruolo di pornodiva, l’unica a essere stata in grado di travalicare il cliché pornografico. Tale fu la sua eleganza, la sua intelligenza e la sua capacità di sedurre uomini e donne, da riuscire a sdoganare la figura della porno attrice in trasmissioni di primo piano sui canali RAI e Mediaset, dove fu ospite da Pippo Baudo, Maurizio Costanzo, Catherine Spaak, tra gli altri.

Dopo i salotti televisivi esplode il fenomeno Moana, contesa da giornalisti, politici, intellettuali. Nota la sua relazione con l’artista Mario Schifano. Addirittura agli inizi degli anni Novanta, Moana è invitata a sfilare sulle affettate passerelle di Milano Moda: Chiara Boni nel 1993 le fa indossare un accollato abito nero tempestato di paillettes con tanto di cappuccio ma dal generoso spacco – le gambe di Moana spaccavano – e addirittura le compassate sorelle Fendi, con la direzione creativa di un giovane e geniale Karl Lagerfeld, la mandano in passerella con un costume intero che le lasciava nudo il bellissimo, seppur rifatto, seno. Scandalo fatto e boom di copertine, tra cui le notorie copertine osé di Panorama di quegli anni.

Ma il suo era un concedersi senza darsi mai, azione assai mortificante per l’uomo. Questa la forza e l’arma di cui si è abilmente servita Moana per raggiungere in meno di dieci anni un successo straordinario fino a diventare un’icona, culminata nella morte improvvisa. Vivi come se dovessi morire domani e pensa come se non dovessi morire mai ripeteva Moana, arsa da un’irrefrenabile lussuria di vita, di gioielli, di spasimanti, di viaggi, di ricchezza.

Ed è nella seconda e ultima parte del documentario che si analizza la sua vita come una matrioska di misteri perché nonostante la professione pubblica e la sua naturalezza nel denudarsi, Moana era riservatissima, aveva pochi amici, non si confidava e nell’urna – non esiste tomba – ha portato con sé molti segreti.

Addirittura si ipotizzava che fosse stata forse eliminata dai servizi segreti (uccisa con il polonio?) per gli intrecci amorosi con politici e religiosi; e se fosse fuggita con Craxi in Tunisia? Moana come Mata Hari? Una donna che lavorava per i servizi segreti?! Il fratellino Simone, all’anagrafe adottato dai suoi genitori, era forse suo figlio? Moana l’avrebbe partorito a 18 anni ma Eva Henger sostiene che fosse invece il figlio della sorella minore, Baby Pozzi, che all’epoca del parto ne aveva 16. Tutte teorie nate dall’allure di mistero che emanava.

Il matrimonio “segreto” a Las Vegas con Antonio di Cesco, giovane di cui s’innamorò perdutamente, l’unica persona presente all’ospedale di Lione il giorno in cui Moana spirò. Matrimonio che tenne nascosto a tutti per non perdere ammiratori e la fama di mangiauomini. Oddio, di uomini se ne pappò parecchi – e fece bene, per lei e per loro! – e di tanti scrisse nel suo libro raccontando dettagli piccanti e dando loro un voto (non esclusivamente riferito alla performance sessuale ma all’incontro complessivo.) Il matrimonio, al quale si era sempre dichiarata contraria, sembrava incompatibile con la sua natura libera e libertina.

Moana era come l’eroina, anzi erotina, una potentissima droga che iniettava joie de vivre, di amare, sorridere, godere appieno in maniera intensa la vita fino all’ultimo respiro. Come scrisse lei stessa nell’introvabile libro sulla sua filosofia di vita: L’erotismo per me è una sensazione animale, violenta, chiara, senza sottintesi, che si può vedere, odorare, toccare.

Nessuno mai potrà conoscere la verità assoluta, tuttavia penso che Moana sia morta così come ha vissuto la sua vita personale: all’insegna della discrezione, della riservatezza e della privacy. Su questo punto concorda anche l’amico Rocco, che mi ha rilasciato una lunga e curiosa intervista orale, ahimè solo telefonica, e mi ha raccontato parecchio di quel periodo di formazione, del rapporto tra lui e Moana, della sua arte amatoria, della sua scomparsa ma anche tanto altro su altro …

Presto su MOW l’intervista integrale e uncensored con Rocco perché non c’è nulla da censurare nella verità.

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