Il “buon romanzo” è, probabilmente, quello in cui si entra pensando di sapere cosa accadrà tra le sue pagine e invece ci si ritrova da qualche altra parte, inaspettatamente. Non sai bene dove sia questo altrove, non sai bene cosa stia accadendo riga dopo riga, capitolo dopo capitolo, ma questo ti spinge a continuare. Forse sì, forse no.
Nelle 277 fittissime pagine de L’amico di Mauro, uscito per Bookabook nella seconda metà dello scorso anno, Giuseppe Merico pare canonizzare questa teoria per spingersi ancora più avanti.
Quanto Merico ci propone di affrontare è, a tutti gli effetti, un romanzo pantagruelico, che indossa l’abito del noir a tinte psicologiche, ma solo perché in qualche modo lo si deve presentare al pubblico dei lettori.
In realtà L’amico di Mauro è un viaggio lungo, doloroso, a tratti fastidioso, nella mente dell’essere umano maschile – vista la percentuale di attori raggruppati nei capitoli più che di attrici… Un viaggio in cui lo svelamento di misteri è in verità un percorso labirintico, senza vere possibilità di fuga, sbocchi, redde rationem che dir si voglia.
Per cui, se c’è qualcosa a farsi velocemente palese, questa è che chiunque lo agisca nella pagina, non avrà possibilità di redenzione.
Romanzo imprendibile anche a causa della sua fluvialità, il terzo romanzo di Merico – su quattro uscite editoriali nel giro di ventitré anni, segno di un attenzione massima nell’elaborare soprattutto i percorsi dei personaggi – nasconde dietro più voci narranti una sola voce.
A lei spetta di assumere il ruolo richiesto di attore fuori scena, non tanto la personalità del singolo personaggio attivo in quel momento. Di fatto è però questa la voce (una voce unica) che ci guida dentro la storia.
Così facendo, Merico accentua l’ambiguità del racconto, implementa lo spaesamento che si percepisce nell’andare avanti lungo le pagine.
Il mistero del perché un ragazzino, Mauro Nitti – quello che compare nel titolo, quello che è figlio di un noto disegnatore di fumetti ed ha perso un fratello – abbia deciso di togliersi la vita, il mistero che troviamo al centro di questa favola buia, è la sottile linea rossa da seguire per non perdersi.
Ma è una linea discontinua, volutamente frammentata e intorcinata, attorno a cui si accumulano altre storie, altre figure.
Con un luogo comune, L’amico di Mauro si potrebbe definire un romanzo carico di dolente umanità, sì, ma inconsapevole di se stessa e per questo feroce contro tutti. Un po’ la lezione che a suo tempo aveva impartito Luigi Bernardi attraverso i suoi, di racconti.
Ambientato in un lembo di Salento, precisamente nel brindisino, dato come umido, scuro, malato dall’interno, mai bruciato dal feroce sole barocco che illumina le scene di molta narrativa prodotta da un conterraneo di Merico, Omar Di Monopoli, il romanzo è coerente con se stesso, lavora sulla contraddizione che agisce nei personaggi e fuori da essi.
Fra loro il buio non avanza, non si inspessiscono le ombre.
Il perché è semplice: è già tutto presente, sia come fondale sia sulla scena.
Il male è pervasivo, endemico e senza spiegazioni, sembra dire Merico. Anche se ha un nome, gli si può dare un nome, sussurrarlo.
Eppure quel nome non riesce a contenere il male che fuoriesce dalle pagine del romanzo, se non per contraddizione, appunto.
«Il territorio era una balena coricata su due mari, la sua pelle era bianca e liscia come la superficie dei fagioli con l’occhio, i nomi del mar Ionio e Adriatico erano infiorescenze argentee di lettere greche, così come i nomi delle province pugliesi, anch’essi erano scritti in greco. La balena portava la corona e la corona era sacra.»
La malavita organizzata produce il male? O il male la precede? Merico pare sostenere questa seconda ipotesi.
È quindi un buio interiore quello proposto ne L’amico di Mauro, un buio che non si leva neanche a grattarlo via con forza.
Appartiene agli uomini, che gli si sono dati senza nemmeno comprendere il loro gesto. Se ne sta dentro le nostre anime, fa parte di noi.
Leggetelo senza la presunzione di volerne afferrare ogni singola piega, questo romanzo. Leggetelo come si legge la vera storia: confusa, reticente, feroce contro chiunque.
Sergio Rotino
Recensione al libro L’amico di Mauro, di Giuseppe Merico, Bookabook 2024, pagg. 277 € 18.00