Il 2 dicembre 1921 il poeta Reiner Maria Rilke scrisse questa lettera alla contessa M., a proposito del suo rapporto con la solitudine e il desiderio di ritirarsi e immergersi nel silenzio e nel raccoglimento.
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Ricordo che da giovane ho sofferto l’imbarazzo più incredibile quando mi assicurai un’ora di solitudine nella mia stanza spiegando, in risposta alla curiosità tipica della vita familiare, perché avssi bisogno di quell’ora e cosa intendessi farne: ciò è bastato a rendere la solitudine faticosamente conquistata priva di valore fin dall’inizio, come se fosse stata venduta in anticipo.
Il tono che si era posato su quest’ora ne vanificava l’innocenza, la rivendicava e la rendeva sterile e vuota e, ancor prima che mettessi piede nella mia stanza, il mio tradimento vi era già arrivato e l’aveva riempita in ogni angolo di impoverimento, ovvietà e desolazione.