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Frida Kahlo inedita. Sono caduta sulle lastre di pietra

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Fu nell’ultimo decennio della sua vita che Frida Kahlo tenne un diario: dieci anni turbolenti, segnati da angoscia emotiva, declino della salute e incrollabile spirito artistico. In questo periodo, Kahlo subì numerosi interventi chirurgici e trascorse lunghi periodi in ospedale; nel 1953, già costretta su una sedia a rotelle, le fu amputata la gamba destra. Nonostante queste sfide, continuò a dipingere, confermando la sua profonda adesione alla pratica artistica. Attraverso la prosa, la poesia, gli schizzi e le lettere, le pagine colorate del diario rivelano i suoi pensieri sulla cultura messicana, il suo impegno per il comunismo, la sua complessa relazione con Diego Rivera e le sue continue lotte per la salute. A tratti profondo, tragico, affettuoso e spiritoso, una finestra senza filtri nell’anima di un’artista che ha trionfato sulle avversità.

Ieri, 7 maggio 1953, cadendo sui marciapiedi mi è rimasto un ago nel culo (culo di cane). Mi hanno portato subito all’ospedale in ambulanza – soffrendo dolori atroci e urlando per tutto il tragitto da casa al British Hospital – mi hanno fatto una radiografia – diverse e hanno individuato l’ago e uno di questi giorni lo toglieranno con una calamita. Grazie al mio Diego, l’amore della mia vita, grazie ai medici.

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