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Jack Donovan. La via degli uomini

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Avete presente il film “Noi uomini duri” del 1987, quello interpretato da Renato Pozzetto ed Enrico Montesano – il primo banchiere milanese, il secondo tramviere romano – in cui i protagonisti si trovano a partecipare ad un corso di sopravvivenza che li prepari a tutto, anche ad affrontare un ponte tibetano a Ginevra? Bene, il saggio di cui andrò ora a trattare è da porre su questa falsariga, solo che non fa nemmeno ridere.

Disponibile in italiano all’incirca da un anno ma datato 2012 in lingua originale (che è l’inglese, dove il titolo suona “The Way of Men”), l’autore Jack Donovan viene presentato nella seconda di copertina come uno “scrittore nordamericano” il quale “tiene conferenze e scrive di mascolinità, filosofia e spiritualità maschili”; avrebbe inoltre dato vita ad uno “spazio rituale sperimentale pagano” da qualche parte nell’Ovest statunitense.

Costituito da agili capitoli di facile lettura e comprensione, nei quali Donovan dimostra di essere comunque – quel ch’è giusto dire perché evidente, va detto – abbastanza fine conoscitore di grandi classici del pensiero storico e filosofico europeo, come gli “Ab Urbe condita libri” di Tito Livio o il “De Civitate Dei” di Sant’Agostino (pure se, a chi scrive, ha fatto un po’ strano vederli riportati in nota come “The Rise of Rome” e “The City of God” che suonano più da titoli di videogiochi) così come di diversi scritti jüngeriani, ci ritroviamo di fatto tra le mani un prontuario per essere in grado di “vivere vite maschili nel 21°secolo”, nel bel mezzo di quel “mondo moderno iper-regolato, iper-civilizzato e de-virilizzato” che egli tanto aborre.

L’inquadramento storico (anzi, preistorico) è senza dubbio corretto: viene per sommi capi ricordato al lettore il passaggio, per l’uomo preistorico, dalla vita nomade a quella sedentaria con tutti i corollari del caso, ovverosia maggiore attitudine alla caccia e pure alla conservazione delle carni, dimestichezza col fuoco, capacità di erigere perimetri e di difenderli. Suona strano – perlomeno così è suonato agli orecchi del sottoscritto lettore – quando Jack Donovan consiglia agli uomini di riunirsi in gang e di riprendere ad operare come sopra, come millenni fa: cacciando prede il più grosse possibili affinché possano durare quindi mesi, erigendo dal nulla confini e difendendoli. Noi e Loro è la dicotomia di cui l’autore tratta per praticamente tutte le quasi 300 pagine del saggio.

Certamente fa anche riferimento al fatto che quella è la situazione limite, estrema, ma che potrà pure accadere quando meno ce lo si aspetta: non si parla di ere, cicli temporali di eoni, apocalissi o consimili; secondo l’autore, la Civiltà per come la conosciamo noi (anche se io azzarderei per un “come la intende lui”, maschio bianco che pure ha fatto per qualche tempo parte di sigle minori della galassia della cosiddetta Alt Right americana) sta per finire, ed è “quando una civiltà viene meno [che] gruppi di giovani sono pronti a rovistare tra le rovine, tracciare nuovi perimetri e far ripartire il mondo”.

Donovan riesce ad essere al contempo estremamente relativistico e tremendamente assolutistico. Egli parte da un postulato – col quale peraltro io mi trovo d’accordo – ovverosia che siano due cose diverse essere un brav’uomo ed essere bravo a fare l’uomo. Accetta le formae mentis anche di soggetti che in pochissimi si azzarderebbero a considerare degni; non comprende certo il comportamento degli integralisti islamici, tantomeno lo difende, ma accetta il fatto che, per loro, essere in primis bravi a fare gli uomini e poi – di conseguenza ma nemmeno sempre – bravi uomini significa mantenere determinati stili, odiati dalla maggior parte del mondo sì ma in cui loro credono sentitamente.

Le virtù davvero virili (che egli identifica quali virtù tattiche) sono, per Jack Donovan, essenzialmente quattro: forza, coraggio, maestria e onore. Poi d’accordo, accetta il fatto che evoluzione della specie e civiltà sempre più progredite ne abbiano aggiunte di altre, le quali sono però semplicemente virtù, non tattiche e tantomeno virili. Riguardano più che altro l’ambito della moralità, l’essere brave persone (quindi possono essere fatte proprie anche dalle donne, e per il nostro le virtù che precisamente identificano i due generi devono essere il più possibile diametralmente opposte).

Parla di moralità in modo molto personale, Donovan: ammette in tutta onestà che, spesse volte, l’essere bravi a fare gli uomini e al contempo tenere comportamenti “morali” (perlomeno a livello base) non è poi così semplice. E non fa riferimento al semplice uso della forza che verrebbe impedito all’uomo da questa nostra civiltà post-moderna, bensì anche alla fascinazione per il cattivo, sugli schermi televisivi e cinematografici ma non soltanto: raramente si pensa che i membri di cartelli della droga o i mafiosi siano persone poco coraggiose; certamente di un coraggio sbagliato, immorale per i più, ma l’autore ritiene opportuno riconoscere loro l’onore delle armi. Continuano però a rappresentare per l’appunto il Loro, non il Noi (alludendo con questo pronome alla gang di uomini coraggiosi ma retti – cioè bravi a fare gli uomini e, nel caso, pure bravi uomini al contempo – di cui Jack Donovan ritiene di fare naturalmente parte).

Le ultime parole intendo spenderle intorno all’introduzione – di Francesco Borgonovo, vicedirettore de La Verità e già autore di saggi più o meno su quest’indirizzo – e su di un capitolo particolare.

Il prefatore svolge bene il suo lavoro, incuriosisce alla lettura del testo che viene dopo le sue righe ma ne parla oggettivamente, senza incensarlo, pure se magari, ideologicamente, potrebbe sentirne le ragioni. Un po’ più pomposo l’invito alla lettura dei due traduttori, Andrea Ansaloni e Domenico Di Tullio.

Per quanto riguarda il capitolo poco sopra citato: si intitola “Thug Life – La storia di Roma” ed esordisce con un “Roma fu fondata da una banda”. C’è parecchio da rivedere in questo saggio (ma non tutto: il fatto che la mascolinità, la virilità vengano sempre più mal viste non lo si può negare se non in malafede), e credo che cominciare da qui sarebbe un inizio apprezzabile.

Alberto De Marchi

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JACK DONOVAN, “LA VIA DEGLI UOMINI”, Passaggio al Bosco Edizioni 2020, 284 pagine, 15 euro.

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