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Savino Balzano. Contro lo Smart working

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Un saggio completo, rotondo e strutturato Contro lo smartworking di Savino Balzano. Uno di quei testi che, prima ancora di giungere al loro intento, sanno spiegare i motivi e ciò che sta alla base del loro ragionamento.

Savino Balzano è abile nel premettere che ogni punto da lui toccato, ogni sua conclusione, non è frutto di componenti date per assodate di per sé, ma che quanto scrive è frutto di una mente che ha solide radici all’interno della vita reale.

Oltrepassiamo il classico pensiero che un libro, un saggio in questo caso, che prende in maniera così precisa una posizione, sia fazioso in quanto tale. Certo, è preciso e univoco il fine del nostro pamphlet, ma non è affatto “campato per aria”.

Abile e completo l’uso delle note, non solo per avvallare quanto si dice nel testo, ma soprattutto per spiegarne i motivi, tanto è vero che Savino Balzano in nota cita articoli del Codice del Lavoro, della Costituzione italiana e Decreti Legge, insieme ad articoli di giornali, tweets, interviste, i quali prendono in considerazione parole anche di chi ha una visione distante dalla sua. Un giudizio rotondo e completo, quello che invade il lettore, del tutto incuneato nella realtà così magistralmente descritta.

In tutto ciò il tema di Contro lo smartworking è il lavoro. Il lavoro in sé, quello che conosciamo tutti, o che tutti dovremmo conoscere, ma non solo. Balzano vaglia tutte le problematiche che da quell’ambito sono scaturite nel corso della storia, dagli anni Novanta del secolo scorso a oggi. Per questo diciamo che l’esaustività è un punto fondante e palese nel suo saggio. Perché, come dice il titolo, si giunge a una descrizione di ogni aspetto del lavoro da remoto, ma non lo si considera unicamente come tale, bensì come frutto di conclusioni, di processi e di percorsi che, per una ragione o per un’altra, vengono intrapresi fino ad arrivare al punto, il suo punto.

Il titolo potrà trarre in inganno il lettore più scettico, ma la posizione di Balzano si sprigiona chiara tra le righe, nelle parole scelte, ponderate.

Perché il confine è labile: essere contrari a qualcosa è frutto di un ragionamento, si spera, completo ed esaustivo. Essere contro un determinato modo di proporre, in questo caso, il lavoro da casa, è un lavoro e un pensiero oggettivamente valido e che non esclude il concetto a priori, ma considera e spiega i motivi della sua posizione in merito.

Quanto detto sopra, riguardo la scelta dei termini e della costruzione delle frasi del libro, è la prerogativa, a livello letterario, più valida dell’intero saggio. Sicuramente in quanto non ammette sconfinamenti nel luogo comune. Ogni elemento è scritto ed esposto non affinché il lettore lo prenda come verità assoluta, ma affinché chi intraprende il viaggio dentro questa scrittura saggistica possa essere in grado, in un secondo momento, di trarre i propri ragionamenti, di esprimere le proprie considerazioni in merito. Di conseguenza, nonostante il tema possa essere legato anche al mondo politico, il suo linguaggio trascende quello a cui si è abituati oggigiorno tra post e comizi.

Altro elemento che salta all’occhio in Contro lo smartworking è il concetto di solidarietà e di comunità. Se da un punto di vista il lavoro è considerato come componente della vita di ogni persona in maniera meramente egoistica, in quanto attività necessaria al sostentamento e al mantenimento delle proprie personali funzioni vitali e familiari, qui Balzano – anche per la sua formazione sindacale – lo intende, in ogni ambito, come frutto di un lavoro collettivo.

In sostanza si analizzano gli impieghi in quanto derivanti dall’essere umano, il quale è un animale sociale per definizione antropologica. Questo punto, molte volte non considerato per le ragioni sopra descritte, viene inteso dall’autore come punto cruciale e come elemento della forza lavoro che deve essere tutelato ed espresso al meglio nella comunità. Perché porre l’accento sul collettivo rende il tema universale e perché l’isolamento tecnologico a cui noi tutti, volenti o nolenti, siamo sottoposti è nocivo in ogni suo aspetto, a maggior ragione in un contesto lavorativo in cui l’altro è essenziale. Che si tratti di fabbrica in quanto componente di una catena di montaggio, che si forniscano servizi o a un pubblico o a una clientela, ogni lavoratore lavora con, per e grazie a, un’altra persona.

In conclusione Contro lo smartworking si può definire un saggio collettivo, universale. Uno di quelli che prendono in esame ogni essere umano; insomma, che riguarda tutti noi.

Fondamentalmente per la struttura della nostra società, probabilmente perché le cose stanno cambiando, quanto scritto da Balzano non va solo letto, ma anche interpretato e ponderato. E sono certo sia quanto di meglio possa sperare una persona che scrive per comunicare.

Lorenzo Bissolotti

Recensione al libro Contro lo Smart working di Savino Balzano. Editori Laterza 2021, pagg. 104, € 12,00

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