Un testo molto sui generis, che mi ha lasciato in testa, terminata la lettura, più interrogativi di quanti ne avessi appena iniziata. Partiamo dal principio, cioè dagli autori: David Murgia, autore della Prefazione, “Catabasi e anabasi dal nazismo”, è noto come giornalista d’inchiesta specializzato nell’analisi e divulgazione di “nuovi movimenti religiosi e culti distruttivi” oltre che come Presidente del GRIS – Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa; Hilde Keller è un nome fittizio, un nom de plume utilizzato dalla protagonista delle vicende narrate per poterlo fare con la più assoluta libertà ma, soprattutto, per evitare, auspicabilmente, di essere riconosciuta, stante il fatto che, come vien detto già dalla copertina, ciò che si andrà a leggere è “una sconvolgente storia vera”.
Ed è proprio sull’aggettivo “sconvolgente” che, nel prosieguo della lettura, mi è capitato sovente di soffermarmi per ragionarci sopra: fermo restando – non dovrei nemmeno precisarlo, ma vabbè – il rispetto assoluto per la donna che ha subito le violenze e le angherie descritte fra le pagine del libro – tutte vicende che si è precisato fin dall’apertura essere “eventi realmente accaduti e documentati attraverso fonti attendibili” -, in certi passaggi sembra quasi essere presente una, umanamente comprensibilissima, voglia di (quasi) vendetta tendente a rubricare come “neonazismo” tutto ciò che all’autrice personalmente non piace o che – fosse anche stato per una volta sola – ha visto o ritenuto vicino all’ambiente che per diversi anni ha frequentato (meglio: è stata obbligata a frequentare, per quanto neppure lei, a volte, sappia bene quale delle due opzioni proporre). Ad esempio – scelgo non a caso un argomento che mi sta particolarmente a cuore – ho trovato un’esagerazione sconfinante nell’invenzione – al netto del fatto che il sottoscritto non ha mai frequentato ambienti neonazisti ma quegli altri di cui andrò presto dicendo sì, e al netto anche delle pronunce abbastanza discutibili di alcuni tradizionalisti cattolici – l’affermare (virgoletto senza nulla tralasciare da pag. 124) che “destabilizzare dall’interno la Chiesa cattolica, usando l’astuzia e i cavilli del diritto canonico per delegittimare il pontefice [cosa che, personalmente, non mi è mai passato neppure per l’anticamera del cervello di fare], criticando aspramente il Concilio vaticano II, è la nuova strategia dei neonazisti per distruggere e dividere il cattolicesimo”; il tutto può suonare addirittura offensivo, come se i tradizionalisti cattolici fossero una manica di nazisti sotto mentite spoglie che cercano di infiltrarsi nel cattolicesimo tout-court per distruggerlo dall’interno (e in ciò mancando di rispetto a non poche figure, di consacrati o meno, assurte alle glorie degli altari il cui cattolicesimo era quello che oggi definiamo tradizionalista: il Brigadiere Salvo D’Acquisto, Padre Massimiliano Maria Kolbe, Suor Teresa Benedetta della Croce – al secolo Edith Stein, che della violenza del nazismo fecero, anzi: vollero fare, personalmente le spese)!
E anche quando entra nell’ambito del cosiddetto “nazismo esoterico” la trattazione, per certi versi, si fa generalista; è questo un argomento che, intellettualmente parlando, frequento da diversi anni (amo i territori di confine) e qui su Satisfiction già ho proposto la recensione di due testi, recentemente usciti, sul tema, entrambi di Lara Pavanetto, Hitler e il mago del Reich. Erik Jan Hanussen, il chiaroveggente ebreo che divenne profeta del nazismo e Esoterismo ed ecologia nazista. Savitri Devi, la sacerdotessa di Hitler. Chiaro, il più delle volte i più generalisti di tutti sono proprio gli adepti di questa strana “dottrina”, che in un grosso calderone mischiano di tutto un po’: culto della forza, religioni arcaiche, odio atavico per le religioni del Libro, esoterismi veri o presunti, più o meno esotici. Però, nel menzionare René Guénon, purtroppo per lui anch’egli finito nel pantheon degli autori di riferimento di certa gente, come “mago” (cfr. pag. 203), io sento un palese intento denigratorio, che il pensatore non merita affatto – si concordi o meno coi suoi studi – e che certamente non fa onore alla sua sapiente e sconfinata produzione!
Lasciano esterrefatti i riferimenti che Hilde Keller fa alla composizione del mondo neonazista a noi contemporaneo: non soltanto ragazzi dalla testa rasata grandi consumatori di birra specialmente durante i concerti di musica RAC (Rock Against Communism) ma anche membri dell’alta società produttiva e intellettuale, del mondo politico e militare e appartenenti a famiglie della nobiltà europea più o meno estinte. “Da quel momento” – viene riportato in seconda di copertina, alludendo alla vita che seguì al matrimonio dell’Autrice col suo compagno/aguzzino in una delle sale del castello di Wewelsburg, in Vestfalia, elevato ai tempi a centro spirituale dell’Ordine Nero interno alle SS da Heinrich Himmler – “la sua vita si trasforma in un baratro frequentato da ombre oscure – professori, politici, imprenditori – che sfoggiano svastiche e si incontrano in ville e lussuosi appartamenti sparsi in tutta Europa per progettare l’impensabile: fondare il Quarto Reich”. E all’interno di tale contesto malato, a lei spettava l’unico ruolo che una donna poteva assumere: quello di devota compagna del marito, di massaia e di preposta al nutrimento e alla crescita della prole ariana.
Fa piacere, al termine delle pagine, leggere della risoluzione positiva della vicenda, che ci auguriamo, col tempo – in questo vero e proprio “libro-inchiesta” sono riportati fatti cronologicamente assai vicini a noi – si tramuti in un lieto fine ufficiale, e cioè la fuga di Hilde da quella prigione (nemmeno mai dorata) dopo violenze (sia psicologiche che fisiche) tra le più impensabili – mi ha lasciato completamente esterrefatto la narrazione del concepimento della sua prima figlia, a tutti gli effetti una violenza, subita perché, presentendo forse ciò a cui sarebbe potuta andare incontro, dopo qualche tempo dal fidanzamento provò a lasciare il suo futuro carceriere. Ora le sue due bambine sono una delle sue principali ragioni di vita, assieme al suo lavoro, di tipo assistenziale in campo sanitario, e alla scoperta della fede cattolica.
Alberto De Marchi
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Hilde Keller con David Murgia, “Ho sposato un nazista. La mia fuga dal Quarto Reich”, Piemme Edizioni, 2025, 228 pagine, euro 19,90