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Gerald Peary. Perché è divertente. Interviste di Quentin Tarantino

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Un’arte piuttosto violenta: “Come artista, la rappresentazione della violenza fa parte del mio talento. Se iniziassi a pensare alla società o a ciò che una persona fa a un’altra, sarebbe come mettermi le manette da solo. I romanzieri non devono preoccuparsene, i pittori non devono preoccuparsene, i musicisti non devono preoccuparsene. Ci sono due tipi di violenza. La prima è la violenza da cartone animato, come quella di Arma letale [Richard Donner, 1987]. Non c’è niente di male a rappresentarla, non la sto criticando. Ma il mio genere di violenza è più duro, più rude, più inquietante. Ti entra sotto la pelle. Se vai in un videonoleggio, nella sezione horror o in quella di azione e avventura, nove film su dieci saranno più esplicitamente violenti del mio, ma io cerco di instillare inquietudine. Quello che succede, accade a esseri umani reali. E ha delle conseguenze.”

Contro la violenza della vita: “Non provo alcun piacere per la violenza nella vita reale. Non mi è mai piaciuto fare a botte. Non combatto secondo le regole del Marchese di Queensberry. Quando combatto, combatto come se volessi ucciderti, perché presumo che tu stia cercando di uccidere me. Uno dei motivi per cui non ho una pistola è che se avessi una pistola e un ragazzino di dodici anni entrasse in questa casa, lo ucciderei. Non ha il diritto di entrare in casa mia. Devo presumere il peggio. Non lo bloccherei fino all’arrivo degli agenti, non sparerei per ferirlo. Scaricherei la pistola fino a quando non muore. E la questione si può estendere anche alla mia arte. So che nessuno potrà mai rovinare un mio film al punto da rendermi insoddisfatto”.

Un grande attore: “Madonna ha visto il film? No, non l’ha visto. Lo sa. È al corrente della cosa. I suoi avvocati ne sono al corrente. I miei legali sono al corrente che i suoi avvocati ne sono al corrente. Si dice che potrebbe venire alla prima di New York, e sa che c’è una scena su «Like a Virgin» e sul suo significato intrinseco: sarà lei a dirmi eventualmente se è vero o no. Non ho dubbi che verrà da me e mi dirà: «Quentin, hai ragione al cento per cento, la canzone parla proprio di questo. Ridevo a crepapelle quando tutte quelle quattordicenni la cantavano».

Perché è divertente Interviste di Quentin Tarantino in libreria per Minimum fax 20244 (pp. 326, € 20,00 a cura di Gerald Peary e con traduzione di Sara Bilotti) è un’opera di grande valore per chiunque desideri addentrarsi nel mondo complesso e affascinante di uno dei cineasti più influenti della storia del cinema contemporaneo. Questo libro non si limita a raccogliere semplici interviste, ma offre una finestra aperta sulla mente di Tarantino, rivelando il suo processo creativo e le sue riflessioni sul cinema e sulla cultura pop.

Attraverso una serie di conversazioni intime, il lettore può scoprire come ogni film di Tarantino, da Le iene a Pulp Fiction, non sia solo il risultato di una trama ben congegnata, ma anche il frutto di un’analisi profonda delle esperienze personali e delle influenze artistiche che hanno segnato la sua vita. Tarantino parla con passione delle sue fonti d’ispirazione, dei suoi personaggi e delle scelte audaci che hanno caratterizzato il suo stile distintivo.

Tarantino ha dichiarato “«Se Dal tramonto all’alba si ispira a qualcosa, è al libro di Jim Thompson Getaway [1958]»” così come ha ammesso di essersi ispirato ad Elmore Leonard per Jackie Brown.

Anche Men, Women and Chainsaws di Carol Clover ha avuto un’influenza profonda su Tarantino, in particolare per il suo lavoro su A prova di morte. Egli afferma: ” Credo davvero che il suo capitolo su «l’ultima ragazza sopravvissuta», il ruolo che il genere esercita nei film slasher, sia il miglior pezzo di critica cinematografica che abbia mai letto..”

Un’altra ispirazione: “Uno dei miei libri preferiti di sempre è All My Friends Are Going to Be Strangers [1972] di Larry McMurtry. Mi ha influenzato molto. Uso McMurtry come esempio di ciò che sto cercando di fare.”

Tarantino inverte anche le rappresentazioni della schiavitù, dichiarando che Django è l’estremo opposto di Nascita di una nazione: “Penso sia al Reverendo Thomas Dixon Jr. [autore di The Clansman [1905], da cui è stato tratto Nascita di una nazione] che a David Wark Griffith [regista]. Se venissero giudicati in base alle leggi di Norimberga, risulterebbero colpevoli di crimini di guerra per aver girato quel film, per tutto quello che ne è scaturito.”

Tarantino non si limita a citare opere letterarie, ma rende omaggio ai registi e agli autori che hanno plasmato la sua visione cinematografica: “I miei quattro registi preferiti al mondo sono De Palma, Leone, Godard e Howard Hawks. Una volta ho sognato di essere invitato a una festa a casa di Hawks. Robert Mitchum era su un balcone e mi ha detto: «Sei qui per vedere il vecchio». Hawks era nel patio con John Wayne. Mi ha detto: «Ehi, Quentin, scendi, ragazzo». A quel punto mi sono svegliato. Ero triste, sembrava così reale”.

Uno degli aspetti più interessanti di queste interviste è la riflessione sul dialogo, elemento centrale nelle opere di Tarantino. La scrittura dei dialoghi non è solo un modo per raccontare la storia, ma diventa un’arte in sé, capace di rivelare la psicologia dei personaggi e di creare tensione drammatica. In queste pagine, emerge la capacità di Tarantino di mescolare umorismo e violenza, creando situazioni comiche anche nei contesti più drammatici e rendendo il suo approccio unico e rivoluzionario.

Inoltre, il libro affronta temi come la verità e la finzione, il ruolo della violenza nel cinema e l’importanza della libertà artistica. Tarantino condivide la sua filosofia riguardo all’arte e alla narrazione, spingendo il lettore a interrogarsi su come il cinema possa riflettere e influenzare la società.

Questo non è solo un libro per cinefili, ma un’opera che invita alla riflessione su temi universali attraverso la lente di un artista che ha saputo ridefinire il linguaggio cinematografico.

Un libro che alimenta la passione per il cinema e per le storie che può raccontare.

Carlo Tortarolo

Perché è divertente. Interviste di Quentin Tarantino (Minimum fax 2024, pp. 326, € 20,00 – a cura di Gerald Peary, traduzione di Sara Bilotti)

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