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“Il mio romanzo viola profumato” e “Titivillus – Il demone dei refusi”

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Parva scintilla magnum saepe excitat incendium”

La #recensionecoraggiosa che propongo questa settimana, potrebbe essere definita anche in modi diversi. Potrebbe essere una #recensionescintilla considerando le dimensioni contenute dei due libricini di cui racconterò, #recensioneritardataria se penso che questi due gioielli mi furono regalati da una carissima amica quasi un anno fa, #recensionepassionale perché narra della passione assoluta per la carta, per i libri, per la scrittura, per la storia infinita della stampa, della scrittura amanuense, per le parole e per le storie, specie le più assurde.

E quindi rimane la mia ennesima #recensionecoraggiosa che chissà quanti lettori stimolerà ad uscire di casa e cercare questi due preziosi e simpatici libercoli.

Oggi vi racconto la mia lettura di Il mio romanzo viola profumato scritto da Ian McEwan e pubblicato da Einaudi, e di Titivillus – Il demone dei refusi scritto da Julio Ignacio Gonzalez Montañés e pubblicato da Graphe.it Edizioni.

Prima di addentrarci Vi segnalo un terzo elemento che fa da trait d’union fra i due lavori citati, ed è nientemeno che un premio Nobel (del 1921): Anatole France, all’anagrafe Jacques François-Anatole Thibault, parigino, scrittore, bibliofilo, vera autorità in campo letterario ai suoi tempi e anche molto impegnato in politica. Chi già lo conosce per avere letto i suoi scritti, ne scoprirà presto le tracce leggendo Ian McEwan, e anche chi non lo conosce lo incontrerà inevitabilmente in Titivillus e spero ne sarà incuriosito come fu per me tanti anni fa.

Il mio romanzo viola profumato contiene l’omonimo racconto, e un successivo saggio che tratta dell’Io, interessantissimo.

Il racconto lungo, narra dell’amicizia tra due scrittori, amicizia storica, nata prima che i due producessero racconti e romanzi come poi fecero, amicizia vera, che si mantenne anche dopo i rispettivi matrimoni, pur con i naturali aggiustamenti dovuti all’allontanamento delle residenze e ai figli che arrivarono.

Sulla casa aleggiavano apertura mentale, curiosità, tolleranza e senso dell’umorismo. Come avrei fatto a non frequentarla?”

I lavori dei due amici, Jocelyn Tarbet e Parker Sparrow, ottengono riconoscimenti diversi, ognuno percorre la sua strada, ciascuno ha il suo ritmo ed il suo stile di scrittura. Ad ogni pubblicazione tendono a condividere una copia del nuovo romanzo tra loro, ma a quanto pare non sempre uno legge lo scritto dell’altro. Fino a che, un giorno come tanti altri, succede.

Una vita, un’amicizia fondata sulla scrittura, viene messa in profonda discussione dalla lettura, la sua naturale evoluzione. Se scrivo, lo faccio perché qualcuno legga, ma…

Ma ognuno ha il suo Io, e forse per questo è stato posto a seguire in questo libricino il saggio che ora potete leggere? Non lo so. Vi posso però dire che è di grande stimolo questa lettura, sia a livello di riflessione generale sulla figura psicologica di cui si parla, sia perché, pensando alla passione per la letteratura di cui stiamo trattando, l’analisi contenuta nel saggio de “L’Io come forma narrativa, come storia che raccontiamo a noi stessi..” è davvero allettante.

Ne parlò anche Bob Dylan, pensate, che definì la “nostra letteratura…una specie di bella chiacchierata che rivolgiamo a noi stessi.”

E ora, il livello della passione sale, molto in alto, con questo gioiellino di Graphe.it Edizioni, giovane ma ormai quasi maggiorenne, casa editrice perugina, di grande apertura mentale come quella di uno dei protagonisti del libro precedente di cui ho parlato, e quindi ecco un altro aggancio tra i due.

La passione sale perché questo libricino di poco più di sessanta pagine, affronta un tema di cui oggi negli ambienti editoriali e tra i lettori si parla spesso e si straparla anche: i refusi.

Nessuno li vorrebbe trovare in un libro, danno fastidio, fanno inciampare se non arrabbiare, possono devastare un’esperienza di lettura, ma i refusi hanno una storia incredibile.

Hanno addirittura una sorta di patrono, non un angelo ma un demone, il demone dei refusi: TITIVILLUS.

Questo originalissimo personaggio appare alla fine del XII secolo nella letteratura europea, ed ha un compito speciale: raccogliere tutti gli errori commessi dai religiosi nel corso di preghiere e riti celebrati, per poi presentarli a Dio nel giorno del giudizio. Una sorta di prefetto, di capo classe, che annota i comportamenti scorretti, da segnalare poi al preside.

Ma attenzione, che la competenza letteraria assegnata a questo demone, ha un senso ben preciso a quei tempi, c’è una logica, seppur perversa vedremo, che anima la convinzione diffusa che Titivillus abbia anche molteplici ruoli diciamo letterari, che vanno ben oltre l’ambiente clericale: è notaio di parole vane, confonde gli scribani, sarà anche demone degli stampatori una volta che subentreranno agli amanuensi. Si introdurrà nell’arte e pure nel teatro.

Io suggerisco a tanti editori, a tanti stampatori, a tanti correttori di bozze di guardarsi le spalle.

Da ciò ce si trova ancora spesso nei libri, anche i più belli, nonostante l’aiuto della tecnologia, c’è da guardarsi le spalle. Titivillus è tra noi.

Buona lettura e grazie alla mia amica Giorgia Del Bianco per questi preziosi regali.

Claudio Della Pietà

I libri:

TITIVILLUS – Il demone dei refusi di Julio Ignazio Gonzalez Montagñés, Graphe.it Edizioni, Traduzione di Roberto Russo, pagg. 68, Euro 6.

IL MIO ROMANZO VIOLA PROFUMATO di Ian McEwan, Giulio Einaudi Editore, Traduzione di Susanna Basso, pagg. 64, euro 5.

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