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Roberta De Santis. La moglie del fascista

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L’ambizione, a volte, rende ciechi. Il desiderio di fare ciò che si vorrebbe offusca un po’ il progetto stesso. Tutto appare facile, favorevole, fattibile, quando c’è la spinta della passione. L’inganno, però, si cela tra le variopinte speranze e la fallimentare illusione. L’entusiasmo non rende obiettivi. Vivi in una fluttuante realtà che ti para innanzi i pericoli, ma li ignori perché non li comprendi, non li vedi nemmeno e sembra che siano solo delle esagerazioni affinché tu possa lasciare la presa di un sogno che, invece, intendi raggiungere a tutti i costi. Non stai a sentire nessuno, specie chi ti vuole bene. In fondo, pensi che loro non capirebbero ciò che vivi come una missione. Ti mettono in guardia da possibili rischi, anche punendo la tua audacia, per proteggerti. Non serve a nulla ostacolare un desiderio, lo si alimenta di più. Se finisci dentro al sogno e stai attento ai passi che fai, ti accorgi che le cose sono anche diverse da come le avevi immaginate. In esse si può nascondere qualcosa di torbido che poi affiorerebbe con violenza. E quell’ideale che avevi, che hai seguito ostinatamente rompendo legami ed equilibri, in verità è tutt’altra cosa che non ti appartiene. Te ne rendi conto a cose fatte, ma non è mai troppo tardi per raddrizzare il tiro, se vuoi e se ne sei capace.

In La moglie del fascista di Roberta De Santis per Piemme Edizioni, entri in un limbo emotivo e di coscienza. Marsica, 1927. Dopo il devastante terremoto che ha ridotto in macerie Avezzano, la città si prepara ad una nuova era. Francesca, una ragazza piena di speranze, vede nel fascismo una promessa di cambiamento. Influenzata da Elisabetta, la sua professoressa che mescola l’insegnamento scolastico con la propaganda politica, e dai discorsi degli uomini in camicia nera, la giovane è pronta a sfidare l’autorità del nonno, uomo conservatore e monarchico, pur di ottenere l’iscrizione al partito. Francesca è determinata, in pochi anni scala i ranghi del fascio femminile. A notarla è il generale chiamato a ricoprire la carica di podestà di Avezzano, Guido Di Matteo, affascinato dalla sua bellezza e dalla sua audacia. Il generale la chiede in sposa. Per Francesca questo significa affiancare un uomo di valore e diventare la donna più influente della città. Eppure, mentre si avvicina sempre più al cuore del fascismo, comincia a conoscerne la natura violenta. In città si moltiplicano le rappresaglie contro i dissidenti, le torture, gli atti di repressione, anche contro amici di un tempo.

Il romanzo è un chiaroscuro di un’epoca che ha segnato la vita di tutti, anche di chi quel periodo storico non l’ha vissuto. La narrazione è spedita. I dialoghi sono un po’ flaccidi, non reggono bene quanto la scrittura della storia in sé.

Lucia Accoto 

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