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Sonia Kronlund anteprima. L’uomo dai mille volti. Inchiesta su un’impostura sentimentale

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Personalità camaleontica: “Ricardo adatta il proprio carattere, il comportamento, perfino l’accento a seconda di queste donne, pur di rispondere a un’attesa intuita, pur di esaudire il desiderio di ognuna di loro”.

Fenomenologia dell’impostore: “A quanto ho letto, l’impostore persegue sempre due obiettivi: uno è un obiettivo immediato (un tetto, denaro, mezzi, documenti…) che ottiene grazie a bugie mirate; l’altro è un motivo nascosto, più segreto, legato a una storia personale, a una sofferenza narcisistica. Ha ucciso la sua vera vita perché lui non è niente: sarà qualcun altro invece di nessuno.”

Contro ogni discriminazione: “Per lui, che tu sia bianco, grasso, magro, alto o basso, che ti identifichi come uomo, donna o persona trans, non ha importanza. Ciò che conta per Ricardo è ciò che può ottenere dagli altri, ciò che può prendere da loro, ciò che può rubare loro”.

È in libreria L’uomo dai mille volti. Inchiesta su un’impostura sentimentale di Sonia Kronlund (Mimimum fax 2025, pp. 139, € 15,20) con traduzione di Aisha Cerami.

Sonia Kronlund è documentarista, regista e scrittrice. Il suo documentario L’homme aux mille visages (L’uomo dai mille volti), realizzato parallelamente alla stesura del libro, è uscito in Francia nel 2024 e ha avuto una nomination come Best Documentary Feature al Raindance Film Festival.

Si presenta come Ricardo, Alexandre, Daniel o Richard. Origini vaghe, accento mutevole: argentino, brasiliano, portoghese, a seconda dell’occasione. Chirurgo di prestigio, ingegnere brillante, fotografo d’avanguardia. O almeno, è quello che racconta. Ha donne in ogni continente, mogli che lo credono unico, figli forse ignari. Camaleontico, sfuggente, un illusionista della propria esistenza. Un impostore che sembra uscito da un noir.

Quando una delle sue vittime contatta la documentarista Sonia Kronlund, la storia diventa un’ossessione. Chi è quest’uomo che si smaterializza in mille identità, lasciando dietro di sé solo bugie? Kronlund si getta nell’indagine, attraversa confini, assolda un investigatore, raccoglie testimonianze di ex amanti e conoscenti. E alla fine, lo incontra: Ricardo, l’inganno fatto persona. Ma la verità, quando arriva, è sempre elusiva: possiamo davvero conoscere qualcuno fino in fondo?

È un manipolatore calcolatore, un mentitore compulsivo o semplicemente un uomo incapace di fermarsi? E perché Kronlund si sente attratta da questa storia? Forse perché la menzogna ha un fascino perverso, o perché, in fondo, la verità assoluta è solo un’illusione?

L’uomo dai mille volti è un’indagine travolgente, un thriller che si insinua nelle pieghe dell’identità, un gioco crudele tra realtà e mistificazione.

Il libro descrive le vicende di Ricardo e ci fai immedesimare nelle sofferenze che quest’uomo ha provocato rovinando la vita delle sue donne con egoismo e superficialità. La sua vita, più che una truffa, è un romanzo. Un romanzo nero che nasconde un vuoto incolmabile.

Carlo Tortarolo

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Il 14 novembre 2015 – il giorno dopo la lunga notte degli atten- tati al Bataclan, ai bar e ai ristoranti parigini intorno alle sei del mattino Marianne vede Alexandre, il suo compagno, corre- re all’ospedale Louis Mourier a Colombes, dove lavora come chirurgo toracico. La giovane coppia di trentenni vive a Parigi vicino al canale Saint-Martin. Condividono un grande monolocale tutto bianco arredato con degli scaffali colorati, che Marianne ha comprato e ristrutturato due anni prima. Lei è un’illustratrice, prova a mangiare solo biologico, frequenta i cinema del quartiere e va alle mostre in voga. Gli attentati hanno avuto luogo a due passi da casa loro. Sono sotto shock. Si sentono presi di mira. Mentre va in ospedale, Alexandre sa già che sarà una giornata difficile. La notte il direttore del suo reparto lo ha lasciato dormire un po’, ma i feriti da operare non possono attendere a lungo.

Quando la sera Marianne lo vede rientrare, lui è a pezzi. Ha il volto teso dei giorni peggiori. Crolla sul divano, muto, prostrato. Per quella sera, la coppia aveva da tempo programmato un aperitivo dai vicini. Alexandre non ha la forza di andare. Marianne, con dolcezza, gli dice che non può restare così, che uscire lo aiuterebbe a distrarsi. Si lascia convincere. Angosciato dalla giornata, finisce per raccontare tutto quello che ha visto e vissuto. Djamila e Olivier, i vicini, non dimenticheranno mai questo momento doloroso, in cui tutti sono in lacrime ad ascoltare Alexandre che descrive i suoi pazienti crivellati dai proiettili, mutilati o paralizzati. La parte peggiore è quando racconta di una giovane ragazza ferita al Bataclan che non è riuscito a salvare, gli è morta sul tavolo operatorio. E dell’orrore poi di dover annunciare al padre il decesso della figlia, la fatica di trovare le parole più adatte.

Djamila e Olivier sono colpiti dalla modestia, dal suo voler tenere un profilo basso. Ha fatto quello che era giusto fare, tutto qui. Gli anni di gioventù passati a lavorare con Medici senza Frontiere l’hanno aiutato, dice, a trovare il giusto atteggiamento, il distacco necessario. Per la prima volta menziona, en passant, il Sudan. Non si vanta, resta sobrio. Ma è grazie a questa esperienza che ha capito qualcosa di inquietante sui pazienti di oggi: alcuni proiettili che ha estratto dai corpi non sono stati sparati dai terroristi, ma dalla polizia.

Djamila e Olivier gli sono grati. Si sono sentiti inutili, hanno passato la giornata storditi davanti al televisore, a vedere e rivedere le immagini dell’attacco, ma ora vanno a dormire orgogliosi di aver conosciuto una delle poche persone che hanno fatto qualcosa di concreto in questo giorno funesto.

Quando Marianne descrive il suo passato con Alexandre, in questa stradina fiorita dove lei vive ancora, quando ne riparla con i vicini, che dopo aver saputo la verità l’hanno sostenuta con tutte le loro energie, quella serata si conferma uno dei momenti più sorprendenti che abbia mai vissuto.

Perché nulla di tutto quello che Alexandre ha detto è vero. Marianne lo sa, adesso. Alexandre non ha mai messo piede in ospedale. Non è un medico. Non si chiama nemmeno Alexandre.

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