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Antonello Saiz racconta “Memorie dal sottobosco. Un coleottero dei funghi” di Tommaso Lisa

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«Certo, il sottobosco mi parla – parla a me – ma io sono anche parlato dal sottobosco, grazie al profumo emanato dall’insetto, alla colorazione vibrante sulle elitre come pure al fungo in cui vive – regredendo in un alternativo “paese delle meraviglie”.»
Memorie dal sottobosco, Tommaso Lisa, Exòrma edizioni
Fare degli agguanti/incursioni sulle bacheche delle case editrici indipendenti, attraverso delle dirette con presentazione di libri e novità, è una delle idee per contrastare questo periodo di difficoltà delle librerie, ma anche un modo per fare divulgazione in modo diverso e innovativo e far conoscere le attività social delle case editrici.
Siamo partiti dalla casa editrice romana Exòrma, con quello che sarà un appuntamento mensile dal titolo Exormante Live Show. Insieme allo scrittore Alessandro Raveggi e a Raffaella Musicò, libraia della “Virginia e Co.” di Monza, abbiamo scelto di raccontare l’ultimo libro edito nella collana “Scritti Traversi”. Accanto alla collana di narrativa, “Quisiscrivemale”, gli editori Orfeo Pagnani e Maura Sassara hanno pensato, sin dalla partenza nel 2010, che una casa editrice che avesse il viaggio come elemento fondante doveva avere una collana di scritture meticce, ibride, composta non solo da reportage di viaggio, ma capace di mescolare il viaggiare e l’andare a temi antropologici, aspetti sociali, a incursioni letterarie. Una collana che solo in maniera riduttiva può essere collocata nella letteratura di viaggio.
Il viaggio in questo modo diventa un pretesto per fare letteratura e raccontare l’archeologia, la fotografia, la memoria, l’antropologia, l’arte, l’avventura, la storia.
In una collana così particolare e unica cade alla perfezione questo memoir di saggistica creativa, che è la storia di una fascinazione per un singolare coleottero scritta da Tommaso Lisa. Dottore di ricerca in Lettere, entomologo per passione, dopo diversi libri di critica letteraria, con perizia e dovizia di particolari e precise indicazioni, Lisa ci restituisce, con questo libro il racconto di un esemplare di coleottero che compie tutto il suo ciclo vitale dentro un fungo.
Un libro di viaggio intorno a un coleottero dei funghi, il Diaperis Boleti, un minuscolo essere dalla livrea nera e arancio che l’autore ha raccolto per la prima volta, quando era ancora un bambino, nel legno marcio di un tronco e che torna periodicamente a fargli visita.
Non un manuale di entomologia e neanche un trattato scientifico, ma un vero e proprio memoir entomologico con tante digressioni letterarie, naturalistiche e filosofiche. Con Memorie dal sottobosco. Un coleottero dei funghi, si va a indagare l’inaspettato in natura, l’inaspettato fuori dalle mura di casa, vestendo lo spirito di chi vuol raccontare sì la storia naturale e l’ambiente, ma anche andare a incontrare la storia umana e personale. La curiosità per questo Diaperis boleti, un insetto appartenente alla famiglia dei Tenebrionidi, facente parte dell’ordine dei Coleotteri, finisce per prendere nel tempo la forma di una attrazione esasperata. Si inizia da bambini, senza un criterio di utilità, ma per pura pulsione affettiva, per quel desiderio istintivo e irrazionale che spinge ad andare in cerca di insetti, provando un senso di intrusione in un altro mondo; si finisce poi col tempo a seguire quello che manca, per il solo gusto del possesso e della catalogazione ossessiva.
Tanti particolari e aneddoti su questa famiglia che conta oltre diciottomila specie, con i maschi diaperini che presentano corna sulla testa come tratto distintivo (esattamente come quelle del Mosè di Michelangelo in San Pietro in Vincoli sono il simbolo di raggi solari). Come pure le tonalità scure delle spesso strato di chitina, che in chiave pop, vengono assimilate a un abbigliamento dark o, con un ingenuo antropomorfismo, ai maglioncini a collo alto degli esistenzialisti.
Storia di una ossessione/possessione per questo entomologo che, col suo racconto e le sue digressioni, ci proietta in un altro mondo.
Tutto parte una sera d’inverno, quando ormai adulto, nell’appartamento all’ottavo piano del padre, alla periferia di Firenze e con il figlio nella stanza accanto, ritrova vecchi esemplari di insetti, che vengono da molto lontano. Posizionati in centinaia di scatole entomologiche di varia grandezza, divisi in file e famiglie e sottofamiglie, questi insetti scatenano in lui una ricostruzione archeologica del ricordo e a partire da questa visione iniziale si innesca un viaggio ipnotico alle prese con il valore simbolico del suo Tenebrionide mangiatore di funghi. Divorato da questa attrazione, già la sola apparizione iniziale e la visione rievoca in lui un ecosistema di segni e simboli.
L’impianto scientifico e divulgativo del testo non ci spiega soltanto di questi insetti resistenti alle condizioni ambientali più difficili, ma ci catapulta direttamente nel sottobosco. Nei vari capitoli gli appassionati avranno la sorpresa di scoprire, insieme al tenace Diaperis boleti, molti altri coleotteri poco noti, descritti tutti con grande grande accuratezza e competenza scientifica.
Apprendiamo, di volta in volta, notizie sui Gargillus, creature patafisiche; sugli Gnatocerus, flagello delle farine; sulle Blaps dal colore funereo, presagio di morte, poi sui Pentaphillus, gli Scolitidi e gli Erotilidi e così via… Accanto a questi protagonisti della narrazione il lettore viene davvero portato fisicamente all’interno del sottobosco, sotto i funghi e in balia di tronchi, elitre, spore, miceli, alghe e foglie. Ma nel libro si parla anche di ecologia ed ecosistemi in maniera innovativa. Ci viene spiegato perché le buone pratiche ecologiste sono spesso solo un palliativo, un medicamento provvisorio. Ci viene spiegato perché siamo destinati inesorabilmente all’estinzione.
L’autore pare suggerire che per allontanare l’estinzione serva un atto di meraviglia, di stupore. In questa economia di predatori nel tempo del consumismo, questo atto di meraviglia pare essere salvifico. Dalla visione su Google Earth di un bosco del Canada sulle rive del lago Ontario o da una gita sulle colline toscane tra Fucecchio e San Miniato, l’occhio entomologico dell’autore riesce a scattare istantanee di ricordi e quella meraviglia continua.
Che sia il tanfo di selvatico o il pungente odore amaro del Benzoquinone che assale le narici non appena si tocca un coleottero, di volta in volta riaffiorano i ricordi di infanzia e i frammenti di vita personale: il primo allevamento di Tenebrionidi fatto in una scatola di plastica di cioccolatini; le mail scambiate con altri studiosi nel corso degli anni; pezzi di diario dei tempi del liceo, appunti sparsi e così via.
Un libro ricchissimo di spunti e riflessioni, di meraviglia e stupore, in cui soprattutto si apre una finestra sul nostro presente: leggendo Tommaso Lisa si generano un mucchio di domande e molteplici curiosità. Scopriamo tutto un immaginario culturale legato alla rappresentazione dell’ambiente e poi le mille relazioni tra uomini e insetti. Relazioni e connessioni che servono spesso per spiegare anche la nostra vulnerabilità, anche alla luce di questa pandemia che ci ha colpiti, o di altre problematiche e fenomeni quali il riscaldamento globale o una semplice eclissi.
Non è necessario essere esperti di entomologia o scienze naturali per potersi interrogare sul rapporto della specie umana con ciò che è diventato remoto o fantastico. Ecco, questo prezioso “Scritto Traverso” di Exòrma, lo fa.

Antonello Saiz

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