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Crack. Intervista alla Redazione

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Cosa ti/vi ha spinto a creare una rivista letteraria? E quanto tempo fa è successo?

Ci ha spinto il fatto che eravamo in crisi d’astinenza. Come sai, se no te lo diciamo ora, i 4/5 dei redattori di CRACK arrivano dalla rivista Carie perciò già qualche ora dopo la separazione ci mancavano i racconti da valutare, le riunioni di redazione, i testi da editare…

Per quanto riguarda le tempistiche diciamo che abbiamo lasciato Carie a metà settembre 2018, due o tre giorni di crisi brutta ma poi a fine mese avevamo già messo in piedi la squadra, deciso il logo (la fortuna di avere un art director a disposizione) e fatto tutte le pratiche per essere registrati come associazione culturale. A metà ottobre abbiamo creato gli account sui social e iniziato ricevere e valutare i racconti per il primo numero.

Che è uscito il 18 febbraio 2019.

Prova a definire la tua/vostra rivista in poche parole.

Rivista letteraria gratuita di rottura che non vuole mai essere noiosa.

Quanti numeri sono già stati pubblicati e quando uscirà il prossimo?

Il primo numero è uscito il 18 febbraio. Il prossimo lo vorremmo far uscire a ridosso del Salone del Libro perciò nella prima settimana di maggio 2019.

Ci siamo riproposti di fare 4 uscite all’anno ma potrebbero esserci degli speciali, dipenderà molto da come saranno i riscontri (volevamo dire feedback ma faceva troppo milanese imbruttito) che avremo dai lettori sui primi numeri.

La rivista è sia cartacea sia online e la si trova sul sito: https://www.crackrivista.it/

Cosa cercate e pubblicate? Racconti, estratti, poesie? Hai/Avete un genere o delle regole precise?

Pubblichiamo principalmente racconti (non oltre le 15.000 battute spazi inclusi) ma abbiamo anche rubriche e interviste. Le regole base sono: qualità del contributo, novità e fruibilità. Siamo ambiziosi, vorremmo che le persone leggessero davvero la rivista, perciò in fase di valutazione finale ci chiediamo sempre: “ma io questa roba la leggerei?”. E forse perché siamo lettori comuni ci viene abbastanza facile eliminare scritti troppo arzigogolati o appesantiti da citazioni che sembrano la versione letteraria del selfie (quelli che, per intenderci, hanno il sotto testo che urla: “guarda come sono in gamba, invidiami”).

Noi ci “accontentiamo” di testi che abbiano qualcosa da dire, che lo dicano in modo convincente con una scrittura curata e che, magari, rompano qualche schema.

Ah, giusto per non far mancare nulla a chi legge, abbiamo anche una rubrica di poesia (sonetti per la precisione) gestita da Fabio Girelli.

Cosa deve fare un autore per convincerti/vi a pubblicare un suo lavoro?

Se si parla di racconti, il gruppo dei lettori valuta separatamente tre aspetti: trama, scrittura ed emozioni suscitate dal testo e da queste valutazioni esce un voto complessivo (il “medione” dei 3 aspetti valutati da tutti). Se il racconto raggiunge la sufficienza la redazione decide quali ammettere alla pubblicazione valutando anche la varietà dei temi, in modo da offrire storie diverse in ogni numero.

Se parliamo delle rubriche ci deve essere una buona idea. Sul nostro logo c’è scritto: “Dis/connessioni letterarie” perciò chi ci propone una rubrica dovrebbe scegliere una tematica che abbia un punto di contatto o rottura con la letteratura e poi farci innamorare. Come è successo per la rubrica di Marco Lazzarotto con le microlezioni di scrittura basate sulla vita quotidiana o le cronache di Cuzco 1600: la traduzione di un testo inedito di Clorinda Matto De Turner a cura di Marino Magliani e Riccardo Ferrazzi. Anzi, se ci permetti, useremmo questo tuo spazio per far sapere a chi ha idee per una rubrica “di rottura” di prendere contatto con la redazione, ché ci piace l’idea di avere cose sempre nuove da proporre ai nostri lettori. Astenersi egocentrici autoreferenziali.

Pubblicate anche in cartaceo? Se si, dove si può trovare la tua/vostra rivista?

L’esperienza maturata con l’altra rivista ci ha fatto capire quanto sia importante, per molti lettori, avere un rapporto carnale con

la lettura perciò sì, ci siamo lanciati anche con il cartaceo. La copia gratuita è distribuita, per ora, in una quindicina di librerie in diverse città d’Italia (elenco sul sito web). La scelta del cartaceo ha condizionato molto l’approccio grafico perché per stare dentro costi ragionevoli, abbiamo dovuto abolire i colori dall’interno della rivista. Una sfida in più per Roberto, il nostro art director.

Qual è la soddisfazione maggiore o inaspettata che ti/vi ha dato la tua/vostra rivista?

Ci ha fatto godere come un etilista al birrificio Baladin vedere quante persone hanno appoggiato il progetto già da subito, cioè ancora prima che esistesse una qualche forma visibile della rivista. Abbiamo avuto sulla fiducia: una copertina bellissima, più di un centinaio di racconti (tra cui alcuni da scrittori affermati), un ufficio stampa, tantissimi follower sui social, insomma la loro stima fiducia e le loro aspettative ci hanno caricato tantissimo.

Cos’è che ti/vi ha fatto davvero cascare le braccia?

Per adesso ancora nulla da dichiarare. Diciamo però che, forti dell’esperienza con l’altra rivista siamo diventati più “scafati” di fronte alle risposte piccate di certi aspiranti autori che non ci stupiscono più come un tempo. A voler trovare qualcosa a tutti i costi (ma le braccia sono rimaste ben salde al loro posto) ci lascia un po’ perplessi vedere quanta poca creatività ci sia in alcune riviste. Nel senso che molte sono poco originali nell’impostazione grafica, anche se, alla fine, è il contenuto che conta. Per noi, invece, la veste grafica conta per almeno il 50%, perché attira l’attenzione ed è parte integrante del contenuto che viene raccontato.

Però qualcosa di grosso succederà di sicuro, nel caso, possiamo inviarti una postilla?

Cosa ti/vi spinge ad andare avanti in questa attività così poco (o per nulla) produttiva?

Un’attività “non produttiva”? Niente affatto! Produce entusiasmo in noi redattori e in chi collabora alla rivista, in modo quasi contagioso. Stimola la creatività e la voglia di fare meglio, di conoscere nuovi autori e di tirarli dentro al progetto. Inoltre siamo un’associazione culturale e abbiamo nel nostro DNA la promozione della lettura, ci prestiamo perciò volentieri a presentare le opere di amici scrittori, dando precedenza a coloro che hanno pubblicato un racconto su CRACK. E con le quote associative finanziamo la stampa della rivista (perciò se avete un’indole filantropica, sul sito web è spiegato come associarsi in 6 semplici passi).

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