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Due cose dovevamo fare Tullio Pironti e io

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Due cose dovevamo fare Tullio Pironti e io: una partita a scacchi e un poker. Quando andavo a Napoli passavo a salutarlo in piazza Dante e lo vedevo giocare all’ingresso con la scacchiera su una scatola e i giocatori, lui e un non meglio identificato ‘o professore, seduti su due sgabelli alti 30 centimetri.

Mi chiese con insolito invito Vuoi favorire? Con estrema gentilezza dissi Sì, Tullio, ma per sottomettere la guerra ci vuole un tavolino, anche a tre gambe, alto 70 centimetri. E lui Capisco, allora intanto la sfiniamo noi la guerra. Una volta ci trovammo a Trieste e poi ad Amaro in Carnia, gli avevo presentato un mio geniale amico (che Tullio chiamava con rispetto e devozione lo scienziato), uscendo prima di salire in auto sottovoce e contro ogni previsione mi domandò Preferisci poker o Teresina? Stupido io più che stupito lo guardai per 30 secondi, son tanti 30″, avevamo già iniziato la partita in effetti, e dissi Non gioco più, perché mi riesci difficile perdere. Tullio rise tanto che lo sento ancora.

Luca Sossella 

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