Ricordo come fosse ieri quando andai con mia figlia, aveva dieci, undici anni, a Pieve di Soligo, arrivai in anticipo e lo trovai in un caffè verso le 11:00, leggeva un quotidiano e mi disse più o meno quello (la memoria allora funzionava) che aveva detto in un’intervista a Ivo Prandin qualche anno prima: Bisogna fare attenzione, gli dei del luogo sono più pericolosi degli dei della tecnica. Ecco l’eccentrico Andrea Zanzotto.
Ed è così che ti senti nessunluogo, gnessulogo (avverbio)
mentre senza sottointesi
di niente in niente distilla sé stesso (diverbio)
e invano perché gnessulogo
mai a gnessulogo è equivalente e
perché qui propriamente
c’è solo invito-a-luogo c’è catenina
di ricchezze e carenze qua e lì lì e là
– e chi vivrà vedrà –