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Goran Marković anteprima. Il trio di Belgrado

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Un appunto emblematico: “Devo fare un’ultima cosa prima che mi facciano sparire:trovare il modo di conservare questo diario. Perché ho paura che di noi non resterà nulla, neppure la minima testimonianza di come siamo vissuti e del perché siamo morti.”.

Un episodio piccante: “Quando gli e stato chiesto di quale natura fosse quell’amicizia, che pare coinvolgesse quattro persone, visto che Durrell, la sua consorte di allora Nancy, il signor Miller e la sua collaboratrice Anais Nin abitavano tutti insieme in una villa presa in affitto sull’isola di Corfù, egli ha citato S. Freud: ≪Mi sto sempre più convincendo dell’idea di considerare ogni atto sessuale come un processo nel quale sono coinvolte quattro persone≫”.

Il senso dell’arte: “L’opera di un artista rappresenta il solo rapporto soddisfacente che egli può stabilire con i suoi simili, dal momento che cerca i suoi amici fra i morti e fra coloro che non sono ancora nati.”

Il mistero del peccato: “≪La colpa si affretta sempre verso il suo complemento, il castigo: li soltanto trova il suo soddisfacimento≫.”

È in libreria Il trio di Belgrado di Goran Marković (Bottega Errante Edizioni 2024, pp. 222, € 17, tradotto da Enrico Davanzo).

Marković è uno tra i più importanti registi del cinema serbo ed ex jugoslavo riconosciuto per film provocatori e visionari. Sceneggiatore e drammaturgo di spicco, è stato insignito del titolo di Ufficiale dell’Ordine delle arti e delle lettere della Repubblica francese nel 2012. Ha ritratto la società serba e le sue contraddizioni nelle diverse stagioni politiche: dal crepuscolo del socialismo jugoslavo ai conflitti degli anni Novanta, fino all’era post-Milošević. Il trio di Belgrado è stato candidato al prestigioso premio NIN 2018 per il miglior romanzo dell’anno in lingua serba.

È un romanzo che intreccia con intensità avventura e dramma storico. Ambientato nel 1948, dopo la rottura tra la Jugoslavia e l’URSS, descrive il destino dei dissidenti internati nell’isola-prigione di Goli Otok e segue le vicende di Lawrence Durrell, futuro autore de Il Quartetto di Alessandria, costretto a fare la spia per conto dell’ambasciata inglese a Belgrado. Con lettere, diari, messaggi in codice e testimonianze ufficiali, la narrazione, dal ritmo quasi cinematografico, restituisce il clima teso e violento della Guerra Fredda, tratteggiando un affresco multiforme, in cui realtà documentaria e finzione letteraria si fondono in modo avvincente.

Con una narrazione avvincente, Marković intreccia documenti d’archivio, lettere, e testimonianze personali per creare un affresco dettagliato di un’epoca turbolenta. È un libro che non racconta soltanto una storia, ma invita a riflettere sulle relazioni umane e sulle scelte che definiscono il nostro destino. Imperdibile per chi ama l’inventiva, i colpi di scena e i personaggi fuori dall’ordinario.

Carlo Tortarolo

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MESSAGGIO

Caro Roger, ti raccomando caldamente Lawrence George Durrell, un ragazzo di eccellenti capacità e assai vasta erudizione. Penso che il Ministero degli Esteri abbia proprio bisogno di un tale collaboratore.

È nato in India, nella città di Jalandhar nel Punjab, dove suo padre ha lavorato alla costruzione della locale linea ferroviaria in qualità di ingegnere capo. Ha frequentato le scuole elementari nel Darjeeling e nel 1923 è tornato con la famiglia in Inghilterra, dove ha studiato presso la St Edmund’s School di Canterbury. Dopo aver concluso gli studi si è trasferito in Grecia, sull’isola di Corfù, e lì si è dedicato alla scrittura. La tappa successiva è stata Alessandria d’Egitto. Ci ha passato tutto il tempo della guerra, proseguendo la sua carriera letteraria. Dal 1947 ha lavorato come insegnante di lingua e letteratura inglese presso la sede del British Council in Argentina. Attualmente si trova a Londra.

Ho conosciuto Lawrence Durrell nel periodo in cui prestavo servizio in India. Era un ragazzo di spiccata intelligenza, del quale ricordo l’insolita capacità d’osservazione. L’ho incontrato di nuovo non molto tempo fa, al pub The Scottish Stores. Abbiamo bevuto qualche birra, e mi ha dato l’idea di essere un uomo perbene, d’indole un po’ troppo schietta, ma dalle conoscenze incredibili. Parla svariate lingue e conosce diverse culture. Inoltre, è assai motivato a contribuire agli sforzi che il Regno Unito sta compiendo per realizzare i suoi nobili scopi nel mondo.

Non so quale sia la situazione da voi adesso, sai che sono in pensione da due anni, ma ti prego almeno di prendere in esame questo individuo straordinario.

Puoi star certo che non ho dimenticato, e spero che neppure tu l’abbia fatto, quegli anni importanti che abbiamo trascorso insieme alla Centrale.

Sir David Petrie

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