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Michele Bovi anteprima. C’era una volta il Cantastampa

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Il mistero: dov’è finito il Cantastampa? Nonostante quattro edizioni trasmesse dalla prima e dalla seconda rete della Rai, oggi il Cantastampa sembra svanito nel nulla: i filmati sono scomparsi dalle teche Rai, le canzoni mai pubblicate, se non in rarissime eccezioni.

Nemmeno il Festival di Sanremo è mai riuscito a radunare un firmamento tanto scintillante di stelle della canzone e del giornalismo come il Cantastampa, la rassegna musicale più illustre e, al tempo stesso, più dimenticata dei ruggenti anni Sessanta. Un evento unico nel suo genere, dove le penne più celebri del giornalismo italiano prendevano il posto dei parolieri, scrivendo testi che i più grandi compositori trasformavano in musica, poi affidata alle voci più amate dell’epoca.

È in libreria C’era una volta il Cantastampa di Michele Bovi con l’indagine di Pasquale Panella (Coniglio Editore 2025, pp. 256, € 23).

Il Cantastampa è un pezzo di storia musicale e culturale inspiegabilmente dissolto: “Gino Paoli non ricorda nulla, malgrado sia stato uno dei protagonisti più fotografati e intervistati nell’edizione del 1964, a Taormina, dove fu anche premiato come miglior compositore dell’anno”.

Non mancano le accuse alle prassi discografiche: «La solita storia – denuncia Italo Cucci – ho scritto le parole per molte altre canzoni, per Paolo Zavallone, per Robertino, per Raoul Casadei. Ma editori e produttori trovavano sempre il modo di inserire nei crediti altri nomi che drenavano i profitti. Ricordo che in uno dei miei lavori inserirono il nome di Alberto Testa, un paroliere molto famoso, non perché avesse collaborato incisivamente alla realizzazione del testo ma soltanto perché, mi dissero, con il suo nome il disco avrebbe avuto maggiore successo. Così ogni tanto dalla Siae mi arrivano quindici o venti euro di diritti d’autore: i profitti grassi sono sempre finiti in altre tasche. Non ho dubbi: in tutte le edizioni del Cantastampa noi giornalisti siamo stati ingannati».

L’ostruzionismo dei discografici era palese: “L’industria discografica uscì allo scoperto: la sostituzione dei parolieri con i giornalisti, anche se episodica, creava dissapori e proteste. La rivista Discografia Internazionale definì la manifestazione di Trento «la più grossa operazione di “pubbliche relazioni” mai tentata ai danni del mondo discografico»”.

Fu l’evento in cui Morandi conobbe Lucio Dalla: «Conobbi Lucio a Taormina, nell’autunno del 1963. Entrambi di Bologna, entrambi sotto contratto con la stessa azienda discografica, io con le mie canzoni urlate, lui clarinettista del gruppo i Flippers».

Sempre nell’edizione del ’63 tra gli autori del Corriere della Sera troviamo Giuseppe Marotta (morirà da lì a tre mesi) con la canzone La finestra dei glicini che viene ricordato da Indro Montanelli nell’esergo del libro: «…Quale credete che fosse la sua suprema ambizione? Era quella di comporre i versi di una canzone che vincesse il festival di Sanremo. L’autore dell’Oro di Napoli e degli Alunni del sole e del tempo considerava fallita la sua carriera perché non era riuscito a laurearsi “paroliere”. Vedete a quanto poco, nella vita, serve l’ingegno. Marotta ne aveva da buttar via, ma non gli bastò a vincere la vocazione del “basso”, dove i libri nessuno li legge, ma le canzoni tutti le imparano e le ricantano».

C’era una volta il Cantastampa, e questo libro ricorda la sua storia. Perché la musica, le idee e la memoria possono sempre tornare a indicarci la strada.

Carlo Tortarolo

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L’accoppiata popstar e grandi firme nei favolosi anni ‘60

È come ingaggiare Marco Travaglio con Mahmood, Aldo Cazzullo con Angelina Mango, Lilli Gruber con Ghali, Claudio Cerasa con Rosa Chemical, Mattia Feltri con Georlier, Laura Chimenti con Irama, Aldo Vitali con Elodie, Concita De Gregorio con Lucio Corsi, Piero Sansonetti con Alessandra Amoroso, Bianca Berlinguer con Dargen D’Amico, Roberto D’Agostino con Coma_Cose, Tommaso Cerno con Marco Mengoni, Aldo Grasso con BigMama, Francesca Fagnani con Ultimo, Nicola Porro con Madame, Sigfrido Ranucci con Tananai, Fabio Fazio con Tony Effe. E inoltre coinvolgere i più affermati compositori, da Nicola Piovani a Vince Tempera, da Andrea Guerra a Ludovico Einaudi.

Qualcosa del genere fu realizzato negli anni Sessanta, in ben cinque occasioni. Una stellare, in onda sul programma nazionale (oggi Rai1), altre due sul secondo programma (oggi Rai2) e due senza l’onore del video, nonostante la presenza delle telecamere, causa un finimondo di imprevisti. Ma cambia poco, perché negli archivi della Rai finora nessuno è riuscito a scovare i filmati delle tre serate andate in onda, né le parziali registrazioni dell’evento disastro.

Anche Mussolini in versione pop

Quello straordinario raduno di vip del giornalismo e della musica si chiamava Cantastampa, ideato nel 1963 da Sandro delli Ponti articolista della rubrica spettacoli de il Resto del Carlino. Era un festival della canzone con la particolarità di sostituire Mogol, Franco Migliacci, Giorgio Calabrese, Vito Pallavicini e tutti gli altri parolieri professionisti con i “giornautori”,

L’accoppiata popstar e grandi firme nei favolosi anni ‘60 ovvero redattori e inviati dei più autorevoli quotidiani e periodici, molti dei quali sarebbero diventati voci familiari come Franco Moccagatta conduttore sei anni dopo di “Chiamate Roma 3131”, prima trasmissione radiofonica aperta alle telefonate degli ascoltatori, o volti popolari come il primo dei tele-difensori dei consumatori Antonio Lubrano, il primo dei tele-gastronomi Vincenzo Buonassisi, il telecronista di sport e spettacolo Gianni Minà, o Giuseppe “Joe” Marrazzo, pioniere delle inchieste video sulla criminalità organizzata che scrisse per il Cantastampa le parole di Stanotte ti parlerò, brano musicato da Romano Mussolini e interpretato da Nando Pucci Negri, ovvero il figlio e il genero del duce del fascismo.

Il vento di Ciotti, il colesterolo di Costanzo

È noto che Maurizio Costanzo scrisse nel 1966 per Mina il testo di Se telefonando e che Sandro Ciotti compilò nel 1964 quello di Veronica per Enzo Jannacci. Nessuno sembra però sapere che entrambi esordirono come “giornautori” nel Cantastampa del 1963. Sandro Ciotti con Come il vento tra gli alberi, sue parole e musica, per la voce di Stella Dizzy: «Il sapore dell’estate / delle cose tanto amate / s’è perduto nel rimpianto»; Maurizio Costanzo con Camilla, musica di Piero Soffici, per la voce di Gianni Felice: «Camilla perché m’hai tradito? / Perché m’hai lasciato / da solo? Il colesterolo / m’ha dato soltanto / tre mesi di vita / da passare con te». Il brano di Ciotti, mai pubblicato, fu comunque depositato alla Società degli autori. Di quello di Costanzo neanche alla Siae esiste traccia. Quel titolo tornò in circolo dieci anni dopo, quando Costanzo e la moglie Flaminia Morandi concordarono di chiamare la loro primogenita Camilla.

Si riporta il testo della canzone:

Testata: GRAZIA

testo: Maurizio Costanzo

musica: Paolo Soffici

canta Gianni Felice

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Camilla

Camilla

perché mi hai tradito?

Perché mi hai lasciato

da solo?

Il colesterolo

m’ha dato

soltanto

tre mesi

di vita

da passare con te!

Non voglio

baccano

rumore

frastuono.

Non voglio

perdono

conforto

ed aiuto.

Ma voglio

un minuto

soltanto

un momento

per dirti che

t’odio.

Poi muoio

contento.

Camilla perché m’hai tradito?

Perché m’hai lasciato

da solo?

Il colesterolo

m’ha dato

soltanto

tre mesi

di vita

da passare con te!

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C’era una volta il Cantastampa 

Quando i giornalisti spodestarono i parolieri

di Michele Bovi

©2025 Coniglio Editore

©2025 Michele Bovi

©2025 Pasquale Panella

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