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Francesca Romana Berno anteprima. Luxuria. Storie di banchetti, ville e altri eccessi nell’antica Roma

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La civiltà dell’eccesso non è cosa nuova, come racconta il nuovo lavoro di Francesca Berno sull’Antica Roma.

Il principio della fine: “L’afflusso di ricchezze, prima ancora del contatto con le culture altre, è la causa prima dell’inizio della decadenza, insieme alla scomparsa del timore per il nemico, che ha una funzione importante di collante sociale. In questo passo, Sallustio non cita la luxuria, ma la brama (cupido) di denaro e di potere (x 3) che ne costituiscono la radice. Il desiderio rappresenta il fondamento del vizio. È infatti da questa brama, radicatasi negli animi, che deriva il cancro sociale della luxuria, descritta precisamente come una pestilenza (pestilentia)”.

Gioventù bruciata: “Dopo che le ricchezze cominciarono a rappresentare un merito e ne derivarono prestigio, autorità, potere, la virtù cominciò a intorpidirsi, la povertà ad essere considerata un disonore e l’integrità un’ostentazione. [2] Così i giovani, in conseguenza del lusso, furono invasi da luxuria, avarizia, arroganza: rubavano e scialacquavano, stimavano poco il loro e guardavano con invidia le cose altrui, senza scrupoli né moderazione riguardo al pudore e alla temperanza; non distinguevano più le cose umane e le cose divine.”

Timori per la virtù: “Scrive lo storico Tacito, che ci riporta la vicenda, che il 22 fu un anno senza torbidi all’estero, ma inquieto in patria per il timore di misure severe intese a reprimere il lusso « ormai fuori controllo in tutti i settori in cui si può scialacquare denaro ». E ancora: « dello sfoggio di banchetti e di gozzoviglie parlavano tutti, e c’era il timore che Tiberio, uomo di tradizionale parsimonia, intervenisse con troppa durezza » (Tacito, Annali, iii 52 1).”

È in libreria Luxuria Storie di banchetti, ville e altri eccessi nell’antica Roma di Francesca Romana Berno (Salerno editrice 2025, pp. 184, € 17).

Francesca Romana Berno insegna Lingua e Letteratura Latina alla Sapienza Università di Roma, dove si interessa di lessico tecnico e prosa filosofica, con un’attenzione particolare per Cicerone e Seneca. Tra le sue pubblicazioni, Lo specchio, il vizio e la virtù. Studio sulle ‘Naturales Quaestiones’ di Seneca (Bologna 2003); Roman ‘luxuria’. A Literary and Cultural History (Oxford 2023).

“Luxuria” è una parola latina che sfida ogni traduzione: rappresenta quella brama insaziabile di piaceri che, come un vortice, non conosce mai appagamento. È un vizio insidioso, intrinsecamente legato al desiderio irrefrenabile e all’eccesso, alimentato dalla voglia di accumulare e ostentare ricchezze. Per i Romani, la sua nascita affondava le radici nel lusso che scaturiva dalle ricchezze delle terre orientali conquistate.

La sua storia inizia con lo spreco di denaro, ma ben presto si espande a un vero e proprio eccesso di vita, sia pubblica che privata. Personaggi leggendari, da Lucullo a Cleopatra, da Acilio Buta a Ostio Quadra, sono i protagonisti di questo vizio, tra banchetti opulenti, ville spettacolari e luoghi da sogno per vacanze esclusive. Tuttavia, è nei palazzi del potere che Luxuria trova la sua massima espressione, incarnata da imperatori come Caligola e Nerone. Non soddisfatta di aver conquistato l’Impero, Luxuria assume talvolta una forma mostruosa, pronta a incalzare e tormentare gli esseri umani.

Una ricca galleria di aneddoti vivaci e affascinanti dimostra che la letteratura latina è tutt’altro che polverosa e dimenticata, ma è estremamente attuale e dovrebbe esserci di monito per le miserie dei giorni nostri.

Carlo Tortarolo

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I diversi volti di Luxuria

Luxuria vuol dire molte cose diverse, legate ai concetti di eccesso, desiderio, spreco; si manifesta in modi, luoghi e tempi diversi, dalla Repubblica arcaica all’Impero, dai banchetti alle ville, dalle spese pazze ai comportamenti effeminati; ma rimane in ogni tempo una minaccia per la società romana, che vedeva nell’esibizione del lusso, ossia nella evidenza pubblica della disparità sociale, il rischio di rivolte delle classi inferiori.

Non a caso, i Romani tentarono di combattere questo vizio non solo con gli strumenti letterari degli scrittori moralisti, ma con una serie di provvedimenti legislativi, che mettevano un freno, ad esempio, al numero legittimo di invitati o di portate per un banchetto, oppure allo sfoggio di gioielli da parte delle donne. Tutte queste leggi, talvolta motivate dall’immiserimento della popolazione durante una guerra, piú spesso dalla propaganda politica, per cui il potente di turno voleva mostrarsi difensore dei valori tradizionali, vennero regolarmente disattese, fino a che l’imperatore Tiberio squarciò il velo, e dichiarò l’ipocrisia dei provvedimenti. Da allora, la lotta contro la luxuria tornò a essere una questione morale e letteraria. 1. Cosa vuol dire luxuria? Cosa vuol dire luxuria? In Italia, anche grazie all’evidente derivazione etimologica, siamo abituati a considerarla un modo terminologicamente piú raffinato per intendere il ben noto peccato della lussuria: e questo, a partire da un certo punto della storia del latino, corrisponde al vero. Ma per il latino classico, quello di Giulio Cesare e di Cicerone, la faccenda si fa molto piú complicata, tanto che la parola di fatto non ha un corrispettivo italiano, anche se la maggior parte dei traduttori, dovendo fare una scelta, la rendono con ‘dissolutezza’. Piú aderente al senso originario sarebbe ‘amore per il lusso’. Qualcosa di legato non tanto al peccato della lussuria, quanto a quello dell’avidità, a prima vista. Ma allora, come si è i. i diversi volti di luxuria arrivati da uno all’altro? Per rispondere a questa domanda, bisogna raccontare una lunga storia; o meglio, tante storie diverse, che messe in ordine cronologico raccontano la storia della parola. I Romani, infatti, non amavano le discussioni teoriche: preferivano dimostrare le loro tesi con degli esempi storici, piú o meno leggendari, che illustrassero questa o quella virtú. In proposito, esistevano veri e propri manuali: sono arrivati fino a noi i Detti e fatti memorabili di Valerio Massimo, autore della prima età imperiale, che scrive in nove corposi libri un elenco di esempi suddivisi tra romani e stranieri, e classificati per vizi o virtú. Nella maggioranza dei casi, i Romani risultano meno estremi nei vizi e piú illustri nelle virtú rispetto ai Greci e agli altri personaggi citati: ma questo tratto, che non stupisce data la retorica campanilistica propria dell’antichità in generale, risulta confermato solo in parte per la luxuria, i cui peggiori esempi sono ben distribuiti tra Romani e “barbari”. Dunque, sarà attraverso una carrellata di personaggi quasi tutti negativi che presenterò questo vizio; o meglio, come vedremo, questa pericolosissima donna: perché molto spesso Luxuria viene personificata sotto forma di una donna. Ricca, bella e seducente. E qui si intravede già il nesso tra i due significati, quello economico e quello erotico.

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