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Terza pagina, recensioni, elzeviri. Così la cultura conquistò i giornali.

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La Fondazione «Corriere della Sera» pubblica il primo volume su “La critica letteraria e il ‘Corriere della Sera’”, a cura e con introduzione di Bruno Pischedda, mentre Paolo Di Stefano ne ha steso la prefazione (pp. CIV-1694, 60).
Il volume riguarda il periodo 1876-1945, mentre un volume successivo, in preparazione, coprirà il periodo 1945-1992.
La vicenda di circa settant’anni di storia del «Corriere» si sintetizza nei cambiamenti di prestigio, di evidenza e di specializzazione tematica di ognuna di quelle parti del giornale.
Si parla dello sviluppo e dello spostamento delle pagine di cultura all’interno del giornale con il cambiamento dei nomi (Corriere dei libri», Corriere letterario, Cultura e spettacolo). Del potere fascista che imponeva i direttori e condizionava il lavoro dei giornalisti. E, nel secondo dopoguerra, si approfondisce l’apertura ai professori universitari. “Questo potrebbe suggerire confronti tra i critici-giornalisti prima dominanti, e spesso di eccellente e vasta preparazione, e i giornalisti-professori, portatori di una cultura più disciplinata, con in mezzo personaggi come Cecchi o Pancrazi, che usarono le pagine del Corriere come un’autorevole cattedra”.
(Cesare Segre, pag. 38, Corriere della Sera, 13-1-12)
 
 

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