Una cosa stupida di Alice Valeria Oliveri contiene due libri, che sono divisi in maniera inequivocabile.
Il primo: Un talento sprecato.
Il secondo: 13/8.
Il primo è un romanzo di formazione, ambientato a Catania, e parla di Adriana. Figlia di un batterista di professione, subisce le pressioni di una famiglia che la vorrebbe musicista. Adriana mostra un certo talento, una predisposizione precoce per il violino. Il padre la vorrebbe musicista, in cerca anche di una lingua comune che li unisca. Adriana, invece, vorrebbe essere come le sue compagne, immagina di giocare a pallavolo e non sa come dire ai genitori che, invece, di investire così tanto della sua vita nella musica non ha voglia. Alla fine ci riesce, affronta suo padre e lo costringe ad accettare la sua ritrosia.
Il secondo libro ha per protagonista una Adriana più grande. Vive a Milano adesso, scrive articoli per una rivista alla moda, di quelle tipo Rolling Stone, che mostrano un’apparenza di indipendenza, di sincerità e poi si scoprono, per chi ci lavora, soggette ai voleri della committenza. Un lavoro che sembra veramente bellissimo ma la cui paga basta a malapena per pagarsi una stanza e per fare la spesa.
Se il primo è un romanzo di formazione, il secondo è un romanzo di affermazione della propria identità.
La storia di Adriana viene raccontata con uno stile pulito, molto semplice. Ingolfano la narrazione i troppi brand citati, le marche delle scarpe, dei vestiti.
Sembra American Psycho di Ellis, dove l’elenco ossessivo di tutti quei marchi serviva, allo scrittore, a costruire un mondo materiale, fatto di falsi miti, di spreco e di capitalismo e, comunque, era fastidioso anche lì.
La cosa che maggiormente ho apprezzato in questo romanzo sono gli intervalli tra un capitolo e l’altro. In maniera, apparentemente, decontestualizzata, la Oliveri inserisce delle parentesi in cui definisce, spiega o racconta alcuni elementi che sono parte della storia di Adriana, ma anche di una intera generazione, quella dei nati tra gli anni 80 e 90. Si passa dalle Nike Shox, al Nokia 3310, a “Vice”, per arrivare alla spiegazione di concetti più recenti come “Viralità” e “Hype”.
Sono le parti che ho preferito e che forse si potevano espandere, rendere più presenti o farne un libretto a parte, un piccolo saggio.
Resta un libro interessante per tutti quei ragazzi, adolescente oggi, che vogliono capire meglio il loro mondo e quello dei loro genitori ancora giovani, che a loro sembrano provenire da un pianeta lontano.
Pierangelo Consoli
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Alice Valeria Oliveri, Una cosa stupida, Mondadori 2025, Pp.281, Euro 19,50.