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Le dieci lettere

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Hernán Cortés “guidò” la conquista dell’Impero Azteco e la nobile Malintzin (nota come La Malinche) divenne la sua interprete, consigliera e amante (qui sotto incontrano Montezuma II), nata nel 1502 fu regalata a Hernán Cortés come schiava il 15 marzo 1519 assieme ad altre 19 donne e qualche chilo d’oro. L’offerta di giovani era fra le usanze dei Maya dello Yucatán.

La prima lettera ricorderà una scrittura di liturgia della memoria. La seconda lettera descriverà del futuro la biologia del pericolo. La terza lettera sarà una lettera d’amore, ma senza tigre (quella che mi divora e mi salva): racconterà la grafia del minotauro, dell’es insonne, del dio che abitiamo e di quanto ci fugge del nostro aspetto esteriore. La quarta lettera dirà il dolore: codice di rabbia per la tua assenza. La quinta reciterà una preghiera, dolce come l’invocazione d’una lama, affinché perduri la tua mancanza. La sesta lettera sarà un coro greco. La settima un resoconto puntiglioso di viaggio. L’ottava lettera elencherà i motivi per cui questo viaggio (memorabile) non venne mai intrapreso: e ripeteremo che la decifrazione d’itinerario accade prima d’ogni partenza. La nona lettera manifesterà una lacerazione tale che simuli il commiato e l’offesa. La decima lettera celebrerà Venezia.

Poi una lettera tenterà il desiderio, il simbolo erotico, il numero, l’armonia. Le lettere che seguiranno senza cifra cercheranno di descrivere il nulla che ci abita, il vuoto e la fame di vento, cercheranno di portare l’alba al buio senza alfabeto. Poi le descrizioni di un respiro nel silenzio cercheranno il suono della parola che ci nomina.

Luca Sossella

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